martedì 24 giugno 2025

UN'ALTRA RELIGIONE

Voglio dichiararlo ora, proprio ora che per i più, pure quelli solo ieri irriducibili, la bufera sarebbe passata.
Sono nato in un piccolo paese di quello che, un tempo, prima della rivoluzione dei M., era lo stato Pontificio. Sono cresciuto con il Catechismo, quello vero, di San Pio X, quello con le domande e le risposte, che dovevamo imparare a memoria. A sei anni il sacerdote cappellano della mia parrocchia ci ha insegnato le risposte in latino della messa. Poi, con la cotta preparata da mia madre, la sottana nera e la camicia di pizzo, ho servito la mia prima messa. Ho imparato ad aiutare il sacerdote nella vestizione (ehh sì, perché non era come infilare il camicione di nylon), a presentare al celebrante il vassoio con le ampolline dell’acqua e del vino, a spostare il leggìo con il messale da una parte all’altra dell’altare, a ciondolare l’incensiere – esercizio molto conteso tra noi bambini -, a suonare i campanelli alla consacrazione, a sollevare la pianeta durante l’elevazione, a reggere il piattino mentre il sacerdote distribuiva l’ostia consacrata ai fedeli inginocchiati alla balaustra, a camminare in fila alle processioni. E poi a cantare il Tantum Ergo, il Christus Vincit, Noi Vogliam Dio e tutti i meravigliosi inni Mariani. Ho assimilato, giorno dopo giorno, anno dopo anno, la cadenza del tempo  liturgico, perché tutta la vita del paese si svolgeva attorno alle ricorrenze religiose che segnavano tutte le nostre feste. 
Sono stato un bambino discolo, poi ragazzo ribelle con tanti errori e cadute, ma ho avuto sempre la piena consapevolezza di quello che facevo, la certezza di essere volutamente nel peccato, grazie a quella incancellabile educazione; quella stessa educazione permanente che poi, dopo tanti anni, mi ha consentito di ritornare nell’ovile. La pianta ha ritrovato la sua terra che la costante ed umile opera della vera Chiesa aveva deposto nel fondo del vaso.
In quegli anni lontani ho conosciuto alcuni sacerdoti e religiosi che possedevano le quattro virtù che ogni religioso dovrebbe avere e che poi non ho ritrovato più in nessuno tutte insieme, le due p e le due h: pìetas, pathos, humilitas, humanitas.
Poi, a partire dagli anni in cui sembrava che il mondo dovesse esplodere in una bolla di euforia opportunamente provocata, tutto è cambiato, travolgendo duemila anni di storia, di sapere, di cultura popolare, di straordinario, drammatico ma sublime, rapporto con Dio.
Quella che ora propongono è una Chiesa spianata nella dimensione orizzontale che non nutre più l’anima ma si preoccupa di alimentare insistentemente lo stomaco, nei riti inesistenti, nelle omelie domenicali che mi ricordano i comizi sguaiati dei candidati prima delle elezioni di quegli anni, nelle affermazioni dissennate dei consacrati, nel continuo oltraggio del Sacro, nella eresia permanente. Nella prassi, nella dottrina, nella forma del rito, non è più la Religione Cristiana e quindi Cattolica, è semplicemente, tragicamente, un’altra religione.

 

 

 

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