domenica 29 marzo 2020

SIMMETRIE METAFISICHE


Dio allora pronunciò tutte queste parole:
 «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù:  non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi.» Es 20 1,6.

E’ necessaria una premessa. Il metodo statistico è utilizzato in vari campi, dalla fisica, all’ingegneria, alla medicina, alla sociologia. In campo medico esso viene applicato, sotto il controllo di protocolli internazionali, per la sperimentazione dei nuovi farmaci. Si va a verificare se ci sono correlazioni (o dipendenze) statistiche tra la somministrazione di un determinato farmaco e di un placebo (praticamente acqua) a due gruppi di pazienti affetti da una determinata patologia. Se c’è una correlazione statistica tra la guarigione e la somministrazione del farmaco, in presenza di studi che accertano anche una correlazione fisica, allora il farmaco è accettato.
La necessità di un legame fisico, di tipo deduttivo, dimostrato scientificamente, tra i fenomeni, è pertanto alla base di questo tipo di ricerche.
Mi spiego meglio con un esempio. Circa 40 anni fa’ ha cominciato a manifestarsi, in tutto il mondo, la pandemia denominata HIV. Pressoché nello stesso periodo è iniziata e poi si è espansa, prima con i personal computer poi con Internet, la rivoluzione digitale. Tra i due fenomeni, ovviamente, non esiste alcuna correlazione fisica, ma, per il fatto di essersi sviluppati simultaneamente, con caratteristiche di crescita analoghe, esiste tra essi una forte correlazione statistica. Ovvio che la diffusione della malattia AIDS non è stata causata dalla diffusione dei computer. La correlazione statistica, senza il supporto della correlazione fisica, non può garantire la presenza di una dipendenza di causa-effetto tra due o più fenomeni.
Nessuno scienziato che si rispetti, ma anche nessuna persona dotata di buon senso, potrebbe proporre una dipendenza fisica tra la pandemia in atto e certe derive della Chiesa Cattolica, pur se in presenza di una correlazione statistica.
Mi limito a riportare, in modo ovviamente non casuale, alcuni fatti che hanno colpito la mia sensibilità di cattolico, pertanto non condizionato dalle sole spiegazioni fisico deduttive, senza proporre alcun legame tra di essi, senza manifestare le mie idee in proposito.
-  L’altro ieri in una piazza San Pietro vuota e desolata c’è stata la preghiera del Papa. Il vescovo di Latina dichiara: «Piazza San Pietro vuota traboccava di spiritualità». Personalmente non l’ho vista, ma forse non ho l’animo in sintonia… Sarà per la pioggia, l’oscurità, la solitudine, tutto mi è sembrato inquietante e tenebroso, come il finale di un film di genere catastrofico e, come dice un mio amico magistrato, una palese manifestazione di “governare con la paura”.

-  Nell’ottobre dello scorso anno, nei luoghi contigui a Piazza San Pietro, i giardini vaticani, la chiesa di Santa Maria in Transpontina, la stessa basilica di San Pietro, accanto alla tomba dell’Apostolo, si è dato luogo, in occasione del Sinodo sull’Amazzonia, a vari riti di adorazione, con tanto di preghiere, inchini, prosternazioni, processioni anche da parte di appartenenti ad ordini religiosi, verso idoli pagani tra cui la famosa pachamama.

-  Nella pandemia in atto, Bergamo è al primo posto sia come numero assoluto dei positivi sia come rapporto rispetto al numero di abitanti, circa 7 positivi ogni 100 abitanti, come si vede dal grafico sotto*, aggiornato al 29 marzo 2020:


-  Verso la Pasqua 2018, è il titolo di un opuscolo diffuso dalle Acli di Bergamo, ne hanno parlato La Nuova Bussola Quotidiana, Sabino Paciolla e altri.
L’introduzione è del Vescovo di Bergamo Francesco Beschi:
«Carissimi, anche quest’anno le ACLI di Bergamo hanno preparato questo testo per accompagnarci nel tempo di Quaresima e ben volentieri scrivo queste righe di introduzione….».
In esso sono presenti la preghiera Luterana, la preghiera Mussulmana, la preghiera Sich,  la preghiera Giainista: «La Pace e l’Amore Universale sono l’essenza del Vangelo predicato da tutti gli Illuminati. Il Signore ha predicato che la serenità d’animo è il Darma»… ognuna seguita dalla recita del Padre Nostro … verso la religione universale.

-  Il libretto SINODO SULL’AMAZZONIA - schede e video per l’animazione e la formazione è edito dalla Fondazione MISSIO, organismo pastorale della CEI presieduto da Mons. Francesco Beschi, vescovo di Bergamo, presidente della Commissione episcopale per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese. A pagina 17 si può leggere la preghiera alla madre terra:

-  Da un articolo di Andrea Zambrano del 14.05.2019 sulla Nuova Bussola Quotidiana, titolato:
BERGAMO   La Curia tifa Pride e stoppa la veglia di riparazione
si legge la seguente premessa:
«A Bergamo una forte pressione della curia stoppa la preghiera di riparazione che si sarebbe dovuta tenere in chiesa dopo il primo Gay Pride orobico. Ripiegheranno con un Rosario, ma non c'è da stupirsi dato che la stessa diocesi ha collaborato con l'organizzazione dell'evento per non farlo coincidere con l'arrivo delle spoglie del Papa Buono. Invece di condannarlo, si è cercato di scendere a patti con i promotori. A farne le spese, come al solito i fedeli: è la legge del più forte.»
«Chi ha orecchi per intendere intenda!» Mc 4,9.

Claudio Gazzoli, ingegnere in clausura forzata
articolo ispirato da una nostra amica infermiera, impegnata nella lotta contro il coronavirus.

* grafico elaborato dall’autore dell’articolo in base ai dati del Dipartimento della Protezione Civile del 29.03.2020


pubblicato da Marco Tosatti sul blog "Stlum Curiae" il 1 aprile 2020:
https://www.marcotosatti.com/2020/04/01/affresco-di-simmetrie-metafisiche-al-tempo-del-coronavirus/

ci sono stati molti commenti....
ho visto che diversi commenti sono di questo tenore: "ma allora tutte le volte che facciamo qualcosa di sbagliato, individualmente o coralmente, davanti a Dio dovrebbe venire per forza la punizione….".
Come ho cercato di spiegare non c’è alcun legame di causa-effetto tra le nostre azioni e la volontà di Dio e faremmo un peccato grave di superbia se pretendessimo di prevederlo. Se nella costruzione di un palazzo non ci si è attenuti, in modo rigoroso, a tutte le regole di progettazione e di esecuzione, questo non provocherà necessariamente il crollo del palazzo stesso. Altrimenti molti dei palazzi costruiti nel periodo dell’esplosione edilizia, dagli anni sessanta agli anni settanta, periodo in cui, ad esempio, le forniture di calcestruzzo non erano soggette ai controlli di oggi, dovrebbero essere rasi al suolo.
Ma le eventuali “manchevolezze” vanno ad incrementare la probabilità dell’evento catastrofico, come si è visto, abbondantemente, nel corso del terremoto, dalle mie parti, del 2016.










lunedì 23 marzo 2020

UNA PANDEMIA SINISTRA



Due settimane fa’, cadeva il primo sabato di marzo. Avendo cominciato, mia moglie ed io, a gennaio, la devozione dei primi cinque sabati, secondo le indicazioni della Madonna a Lucia di Fatima, ci tenevamo a non perdere la messa e la comunione. Qualche giorno prima il vescovo della nostra diocesi di Fermo aveva interdetto tutte le celebrazioni liturgiche, mentre in una diocesi contigua alla nostra veniva lasciata facoltà ai parroci di celebrarle. Ho fatto alcune telefonate e, finalmente, in una parrocchia a circa 40 km da noi, un frate mi ha dato conferma della celebrazione della messa per le ore 17 di quello stesso sabato. Ho chiesto se potevamo fare, magari a celebrazione terminata, la comunione in bocca, spiegandone le ragioni anche legate alla pratica dei primi cinque sabati. La risposta è stata risoluta, sdegnata: “assolutamente no, si fa’ come ha stabilito il nostro vescovo!”. 
Siamo partiti ugualmente per questo bellissimo paese dell’entroterra ascolano, in posizione dominante, dirimpetto ai monti Sibillini. La chiesa era sulla piazza, imponente, con un interno bellissimo di fine settecento ad un’unica navata. Qui sono molte le chiese restaurate internamente nel settecento, tra il barocco e il neoclassico, con risultati non sempre pregevoli, anche perché spesso è andato perduto l’originale aspetto gotico o romanico. 
Ma in questo caso il risultato è maestoso. Uno spazio interno di stucchi bianchi e dorati delimitato da colonne corinzie altissime addossate alle pareti laterali. Sorprende trovare una chiesa così grande e certamente non unica in un paese così piccolo. Poteva avvenire quando Dio era al centro di ogni intenzione dell’uomo. Essendo, allora, i locali più grandi nei nostri paesi, Napoleone, certamente non giacobino ma, sicuramente, anticlericale per procura, pensò bene di utilizzarne diverse come stalle per i cavalli del proprio esercito. Corsi e ricorsi della storia… 
In chiesa eravamo in undici, compresi i quattro della mia famiglia. Il frate, che già ci aveva squadrato, ha tenuto un’omelia, quasi risentita, di venti minuti, per noi pochi fortunati, ricordando che la fede deve esprimersi attraverso le azioni, le opere, la vicinanza ai più deboli, ai poveri, che certe devozioni possono essere belle ma rischiano di essere inutili*, che è necessario includere, cercare il rapporto con l’altro, il tutto con un andamento circolare, ricorsivo e ostinato... nessuna parola sul senso religioso di tutto questo, nessuna parola sul valore soprannaturale della vita umana, nessun parola, ovviamente, sull'anima, entità diventata immaginaria, di cui non parla più nessuno. Poi novanta secondi di Consacrazione. Ma ormai non mi meraviglio più… Sono rigurgiti di ’68, riproponenti il medesimo cliché tornato di moda negli ultimi anni, nella chiesa, anzi letteralmente tracimato dagli anfratti nei quali non poteva più essere trattenuto. 
Ho partecipato a qualche assemblea, in quegli anni funesti, solo per curiosità, rapidamente tramutata in ripugnanza, prima a scuola, poi al primo anno dell’università. Conoscevo quasi tutti i più facinorosi, “rivoluzionari” perdigiorno che vaneggiavano di diciotto politico ed esami di gruppo. Quando parlavano e lo facevano spesso, mettevano sempre lo stesso disco, con le prevedibili tirate sulla lotta di classe, la borghesia, lo stato servo dei padroni e poi “diamo l’assalto al cielo”, “fate l’amore non fate la guerra”, “la vita è altrove”, “mettete fiori nei vostri cannoni”, “vivere senza fermarsi mai e godere senza freni”… si ma di lavorare non se ne parlava mai. Molti di quelli hanno fatto carriera… e i risultati sono sotto gli occhi di tutti o, almeno, di quelli che hanno conservato il privilegio di guardare con i propri. Alcuni, compresi poi i loro nipotini, hanno pensato bene di raccordare Marx e Che Guevara con il Vangelo e di farsi preti o entrare in un ordine religioso. Anche perché questo consentiva a molti di loro di favorire inclinazioni e cogliere opportunità non sempre in linea con madre natura. 
Ma ora tutti i nodi vengono al pettine. La diffusione su scala mondiale di questo virus, in un tempo brevissimo, dimostra che l’umanità non può essere assimilata ai movimenti caotici, rimescolanti dell’atmosfera. Per l’umanità non può valere la “teoria del battito d’ali della farfalla”, corollario della teoria del caos. Le differenze culturali, le aspirazioni dei singoli e dei popoli, le consuetudini, non possono resistere alla spinta globalista, neanche con la prospettiva utopistica della pace universale. E non si capisce perché non dovremmo saper produrre una mascherina, una camicia, o un paio di jeans e perché dovrei comprare una panca prodotta a diecimila miglia di distanza. Il legame con il sessantotto è palese… Titolo di studio per tutti, nessuna differenza di merito anzi i meriti, senza meriti, sono tutti automaticamente innalzati, tutti vorrebbero fare gli impiegati, meglio se nella pubblica amministrazione, tanto poi a produrre materialmente ci pensano i nuovi schiavi, come formiche addestrate, senza neanche un barlume dei nostri criteri di sicurezza sul lavoro, sicurezza sociale, sicurezza sindacale. Ma a noi questo non interessa perché da una parte ci dichiariamo garantisti globali, dall’altra facciamo buon viso a cattivo gioco acquistando prodotti che vengono realizzati senza un barlume delle regole che, ad esempio, riempiono le migliaia di pagine delle nostre leggi sulla sicurezza sul lavoro. Non fa niente se in questo modo facciamo i belli con la pelle degli altri. 
Occorre ribellarsi a questa forzatura della storia appositamente predisposta da coloro che, facendo propria la metamorfosi comunista, vogliono un mondo di uguali, ipocritamente uguali, in cui tutte le distanze sono risolte a favore della loro unica, proficua, grande differenza. 
Questo virus mette a nudo la nuova chiesa, orizzontale, della materia, che aveva già spento il faro che, nella tempesta, da duemila anni, faceva ritrovare la rotta anche a quelli che non volevano guardarlo ma, inconsapevolmente, ne percepivano la presenza. Ora quella luce radiosa è svanita in una miriade di lucciole rossastre disperse in ogni direzione nella nebbia dissolvente della modernità. 
L’ossessione marxista del “popolo” e il rifiuto della funzione sacerdotale, quando il vescovo di Milano benedice “ci benedica Dio onnipotente”… o i sacerdoti si rifiutano di celebrare in assenza del “popolo”. Hanno collettivizzato l’anima individuale in questa contro-rivelazione diabolica, condividendo miti post-tribali e dionisiaci. 
Ossessionati dall'ideologia, sono accaniti combattenti di una rivoluzione ormai manifesta, alfieri di una falsa religione, giacobina e ingannatrice, contro l'anima, contro il soprannaturale, contro il "cielo". Succubi dei poteri forti, ai quali inviano messaggi di sudditanza, in mondovisione, senza vergogna, come l'empia adorazione della Pachamama e con questi "parametri" stanno affrontando l'emergenza coronavirus. Lo si vede dai loro sguardi, anche se si fanno sempre ritrarre sorridenti. Non pronunciano «cheee…eese», mormorano «deviii…..iiil» e lo si capisce perché un sorriso beffardo e stirato circoscrive le loro espressioni, un’ombra malevola ricopre, inesorabilmente, ogni apparenza di infido bagliore. La pelle stirata a malapena nasconde la loro vera natura. Il soprannaturale è solo una parvenza, un simulacro che serve a giustificare tutti i loro disegni terreni. 
Così si soffermano sulle letture che, modificandole, possono assecondare le loro dottrine e invece “censurano” i brani poco funzionali. Come quando Gesù dice ai suoi discepoli:
«Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Mc 16,15-18.

O quando dice al paralitico guarito: 

«Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Gv 5,14

Ma basta aprire a caso il messale o il breviario per percepire che quella che ci stanno propinando è un’altra religione. Come le pagine di oggi 23 marzo: 
SALMO 72 
… 
Chi altri avrò per me in cielo? 
Fuori di te nulla bramo sulla terra. 
Vengono meno la mia carne e il mio cuore; 
ma la roccia del mio cuore è Dio, 
è Dio la mia sorte per sempre. 
Ecco, perirà chi da te si allontana, 
tu distruggi chiunque ti è infedele. 
Il mio bene è stare vicino a Dio: 
nel Signore Dio ho posto il mio rifugio, 
per narrare tutte le tue opere presso le porte della città di Sion.


*avrei voluto interromperlo per dirgli: "glielo dice lei, ora, alla Signora, che la Devozione dei Primi Cinque Sabati, che lei stessa ha suggerito a Lucia di Fatima, è inutile ??".








martedì 10 marzo 2020

INFEZIONI VIRALI




Ho letto con interesse l'ottimo articolo di Dom Giulio Meiattini, monaco del monastero benedettino di Noci, in Puglia, che ho l'onore di conoscere personalmente, 
Lucido e implacabile nel rappresentare il contesto storico, antropologico e religioso insieme, in cui è riassunta tutta la nostra desolata vicenda di uomini postmoderni.
Gli ho scritto una mail che riporto integralmente.

Buona sera Don Giulio, ho letto il suo “La paura che uccide e il coraggio che manca” sul blog di Sabino Paciolla. Ho scorso con attenzione e trasporto argomenti che, ovviamente, condivido. Mentre leggevo, almeno tre volte, mi sono ripetuto: “… Sì ma la chiesa che fa ??...”, poi ho trovato la risposta, scontata ma coraggiosa, nelle ultime sei righe.
Mi permetto solo di completare il suo pensiero riguardo a coloro che possono considerarsi eroi: chi ha fatto l’unità d’Italia.. o ha combattuto per la resistenza….  la patria o la libertà valevano più della vita, perché il futuro era un bene superiore al presente, si pensava alle generazioni future (agendo realmente da adulti-genitori) dando la vita per un avvenire che si sarebbe realizzato.
Mio padre, classe 1913, era molto bravo a scuola. Il suo maestro, lo ha bocciato in quinta elementare (oggi andrebbe in galera) pur di tenerselo con sé un altro anno e non farlo andare, anzitempo, lui così giovane e non ancora formato, a fare il muratore. Mio padre e tutti quelli della sua generazione, gente di paese, non intellettuali informati malati di politica, hanno dovuto faticare duramente per “portare a casa la pagnotta”, senza ideali rivoluzionari ma con il desiderio di “costruirsi un futuro”, di metter su famiglia e crescere i figli, con la consapevolezza innata che il futuro “sarà come Dio vorrà”. La solida educazione cattolica costituiva l’essenza del loro stesso essere, l’unico riferimento morale, incrollabile e indiscutibile. Il prete del paese era una presenza rassicurante, insostituibile nel soccorrere i corpi e accompagnare le anime. La religione, il pensiero elevato della propria esistenza, nella liturgia, nelle feste, nella scansione temporale dei giorni a venire. Per loro, non la patria o la libertà valevano più della vita, ma la famiglia, le persone care, i figli. Poi, nell’età migliore, la chiamata alle armi per una guerra non voluta, di cui non riuscivano a capire il senso, per la quale consideravano insensato dare la propria vita. Mio padre aveva una venerazione per sua madre, che ha pregato incessantemente per lui, anche con l’aiuto dell’altro suo figlio sacerdote. Il ritorno, dopo sei anni di prigionia, la emarginazione da parte dello stato dei “veri eroi”, la costernazione per non essere riconosciuto da sua madre, il dover ricominciare tutto daccapo, con caparbietà, sofferenza, con il freddo, la pioggia, l'incertezza del lavoro di allora ma, sempre, all’ombra della Chiesa che non abbandonava, che proteggeva, confortava, accompagnava, e ricordava incessantemente che la precarietà del presente era solo il pegno  per la ricompensa futura. La Chiesa consolante anche quando il divario tra i precetti e l’esperienza era così tragicamente abissale, perché assoluta, immanente, inconfutabile, certa.
Loro sono i miei eroi, non i grandi ideali laici, ma la bellezza dei piccoli grandi disegni della vita.
Questa Chiesa, oggi, non conforta più le anime, non conduce a Gesù, quale unico, infinito traguardo, non parla più al cuore dell’uomo, come faceva il suo Fondatore. Parla alle masse, adula i grandi sistemi, propone soluzioni profane, indica la natura e disdegna il naturale, adora idoli e rimuove i segni sacri.
Questo virus, cattivo e premeditato, forse ci sta riportando alla sorgente, deride i nostri potenti modelli di sviluppo, sta riavvolgendo la pellicola, inopportunamente digitalizzata, del progresso dei corpi a scapito della nostra humanitas oltraggiata.
Il virus modernista, come aveva santamente predetto San Pio X, con la sua conclamata irruzione nei Giardini Vaticani, sta riavvolgendo decenni di derive verso i ripugnanti lidi della carne, per farci ritrovare, a poco a poco, la brezza leggera, avvolgente di Dio. Allora non avremo più paura di morire.
Se è vero che “non si può disturbare una farfalla senza far vibrare una stella” questi due virus letali hanno qualcosa in comune.

non praevalebunt
Claudio Gazzoli


P.S.   spunti di correlazione...






messaggi profetici della Madonna di Anguera n.18 – 6 febbraio 1988:
"Cari figli, non fatevi ingannare dalle cose che, secondo il parere di molti, vi porteranno gioia e felicità come, ad esempio, il carnevale. Cari figli, IL CARNEVALE E’ UNA FESTA DIABOLICA, E CHIUNQUE PARTECIPA A TALE TIPO DI FESTA DA’ UN BUON AIUTO A SATANA. Se desiderate il mio consiglio, vi dico di non prendere parte a questo genere di festa, perché è una celebrazione in cui satana è presente dall’inizio alla fine. Se sapeste cosa può succedere quando andate al carnevale, non ci andreste mai più.
600 - 16 febbraio 1993
Cari figli, sono vostra Madre e vengo dal cielo per dirvi che siete il popolo di Dio, e che per questo dovreste fuggire da ogni male. Chiudete i vostri occhi alle facili seduzioni del mondo, rinunciate alla televisione, FUGGITE DAL CARNEVALE, PERCHE’ IL CARNEVALE E’ UNA FESTA SATANICA E, COME FIGLI DI DIO, DOVRESTE STARE LONTANI DA QUESTE FESTE CHE OFFENDONO IL SIGNORE E ATTIRANO LA SUA IRA SU DI VOI: EGLI POTREBBE ANCHE ANCHE ABBANDONARVI. STATE ATTENTI. ASCOLTATEMI."


ADORAZIONE / PROSTRAZIONE verso idoli pagani nei Giardini Vaticani







Ultimo tango a Buenos Aires

























affreschi "omo" nella Cattedrale di Terni













martedì 7 gennaio 2020

La VERA LUCE, LE VERE TENEBRE







Arriviamo alla messa di prima mattina, in una chiesetta costruita nel 1500, fuori dalle mura Fermane, in un trivio, per tenere lontano, come si usava allora, il maligno. Una bellissima struttura in muratura, a croce latina, con l’abside sormontato da una cupola ad archi e volte, ora completamente accerchiata dagli edifici della città moderna. 
Entriamo qualche minuto prima e l’interno è illuminato soltanto dalle aperture, in alto, poste in modo da dare, di giorno, quella penombra fatta di riverbero e oscurità, che permette all’anima di predisporsi davanti all’Altissimo, rivelato dal lumicino rosso. Nella penombra quel lumicino, che rifulge agli occhi, agevola l’ingresso nell’anima di una luce infinitamente più intensa, solo apparentemente non visibile. La luce del giorno , filtrata dai vetri colorati, crea una dimensione in cui ogni oggetto, ogni quadro, ogni decoro rivela il suo unico compito di predisporre l’anima al suo dialogo intimo con Gesù. Quale migliore condizione per prepararsi alla Santa Messa !
Poi all’improvviso, come essere svegliati in pieno sonno dagli scuotimenti di un terremoto, la luce di decine di riflettori inonda, in modo uniforme, accecante e lattiginoso, tutta la chiesa, cancellando di colpo quella disposizione e proiettando lo spazio nella dimensione esterna del mondo, sotto i fari bianchi e ossessivi del grande centro commerciale della quotidianità. E capisci che ci ricaschi sempre, perché lo sai che è così ovunque. Ormai, da molti anni, le chiese sono super illuminate perché questo è parte della trasformazione architettonica degli interni che doveva assecondare, in modo studiato ed invadente, la nuova liturgia di matrice protestante. Il  tentativo, in parte riuscito, di confondere, in un profluvio di luce artificiale, il canale di comunicazione dello Spirito. La volontà egemonica di riequilibrare ogni differenza esaltando la fisicità a scapito dell'intimità dell'uomo con Dio, di rimuovere la direzionalità univoca del raccoglimento.
Dopo il sovvertimento dello spazio con l’inversione dell’altare, lo smantellamento delle balaustre, la composizione e la disposizione dei banchi, la emarginazione dell’Altissimo, l’abolizione delle pratiche purificatorie, la moltiplicazione amplificata della sorgente del suono, il principe delle tenebre, maestro del rovesciamento e dell'incanto, ha mostrato di saper usare persino la luce artificiale.
Non è consentito al fedele l’isolamento intimo perché quello che conta non è l’anima individuale, alla quale ha parlato e continua a parlare Gesù, ma l’anima collettiva alla quale parla la casta degli eletti che sta egemonizzando la nostra stessa umanità. 
Avendo sostituito la “riproposizione incruenta del Sacrificio” con la cena eucaristica, l’assemblea che vi partecipa viene illuminata come la sala di un grande ristorante durante un ricevimento. Ogni particolare che, nel suo umile nascondimento, rendeva omaggio alla Vera Luce, ora prova a mettersi in competizione con quel lumicino rosso che sembra sparire.
L'illuminazione dello spazio all’interno delle chiese ha avuto un’evoluzione con lo sviluppo della tecnologia che, spesso, asseconda opportunamente anche l'insensatezza. Così, in questi ultimi anni, i riflettori a led hanno sostituito quelli installati diversi anni addietro, con una luminosità più intensa e molesta. In un'altra chiesa ho misurato, con il telefonino (a qualcosa servono... ), un illuminamento di 800 lux, lo stesso del banco formaggi di un grande supermarket.
Ma avviene una particolare circostanza, a riflettere sul prologo, immenso, del Vangelo di Giovanni:   «la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta». Ora le tenebre sono simboleggiate, paradossalmente, dalla luce violenta ed improbabile di quei riflettori artificiali, mentre quel lumicino rosso, nonostante i maldestri tentativi di farlo sparire, rappresenta la Luce infinitamente più intensa che nessuna brutalità umana riuscirà mai a sopprimere. A chi vuole guardare, gli occhi dell’anima rivelano una percezione opposta rispetto ai recettori oculari.













sabato 21 dicembre 2019

IL VERO NATALE




Lo scorso anno, proprio in quel periodo, aveva preso la varicella e non aveva potuto partecipare alla feste natalizie, l’anno addietro era troppo piccolo per poter ricordare.
Aveva sentito mamma e papà parlare della festa del sole ma non capiva, a scuola si parlava di festa dell’inverno e del sole che riprendeva a salire, avevano preparato una tavolo con molto muschio, una culla con dentro Topolino, poi c’erano molti pupazzetti strani, due maschietti che si baciavano, due femminucce che si accarezzavano, maschietti vestiti da femminucce, famiglie strane con due uomini o due donne, pupazzetti con lo smartphone che chattavano e una grande scritta «W la pace W il mondo nuovo».
La sera di Natale a casa c’erano molti invitati per il cenone con lo scambio dei doni, l’inno alla gioia e altre canzoni. Poi lo zio aveva intonato “imagine” con la chitarra. Si erano sentiti tanto uniti e buoni, calorosi, cordiali, festosi ed erano stati tutti felici. Poi tutti piatti succulenti, con tanti cereali colorati, cucinati in vari modi.  La cena era iniziata con una poesia dedicata alla “madre terra”: «madre terra ti ringraziamo per aver offerto questi doni della vite e del grano, perfezionati dal lavoro dell’uomo, che stasera appagheranno i nostri sensi inebriati dall’amore cosmico».
C'erano tanti cartellini colorati, sull'albero di Natale, con su scritto “W la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”, “tutti diritti per tutti”, “libera la tua energia”, “sei il tuo Dio”, “lasciati pervadere dal Cosmo”, ”lgbt è bello”, “W la magnifica Trinità: Liberté, Égalité, Fraternité ”, ma questi non li aveva proprio capiti… non capiva nulla… Le palle colorate però erano belle, emettevano una luce che a guardarla si rimaneva incantati, quasi ci si addormentava.
Aveva sentito dire che a Natale si rievoca la nascita di Gesù, ma lui questo Gesù non lo conosceva proprio. Gli sembrava che una volta ne avesse parlato la maestra di religione, ma poi lo aveva dimenticato perché, piuttosto, preferiva dedicare tanto spazio a personaggi molto più importanti, assieme ad un nome che non sapeva pronunciare, paciamama, ma di questo Gesù, sì forse… Solo un suo compagno di classe gli aveva detto che andava tutte le domeniche in chiesa, con sua madre e suo padre a pregare Gesù, ma lui queste chiese non le aveva mai viste. Gli dava da fare i disegni a casa con tutti profili panciuti di uno che dicevano santo e i mille turbanti di un grande profeta, ma non gli aveva mai dato da disegnare Gesù. Diceva ai bambini che dovevano imparare a conoscere tutte le religioni del mondo così che, da grandi, come avrebbero scelto la professione, avrebbero scelto anche la religione.
Poi la mamma gli aveva spiegato che sì, diverse persone festeggiano il Natale in quel modo, ma noi siamo gente per bene e moderna, per noi il Natale è la festa del ciclo cosmico della vita planetaria che ritorna con la risalita del sole.
A scuola avevano organizzato una festa di Natale. Gli avevano messo un vestito bianco con una coccarda color argento sul colletto e, all’ingresso della sala, davanti ai genitori e parenti, avevano intonato l’Alleluia. Le maestre avevano spiegato a loro che si trattava di un canto gioioso di lode per acclamare il dio dell’universo e della fratellanza universale, la madre terra, il sole che permette il rinnovarsi della vita e il ciclo dell’acqua. Alla fine della festa avevano cantato “Aggiungi un posto a tavola”. Gli era piaciuta molto quella canzone, il suo ritmo, la sua dolcissima melodia a ricordare l’ospitalità verso il diverso da noi, in tutti i modi e sensi che, gli avevano spiegato, lui non poteva ancora capire.
Ma non vedeva l’ora di uscire, con mamma e papà, per tuffarsi nella festa e nelle luminarie della sua città. Ma, in mezzo a quella folla festosa e quei bambini vivaci, sentiva che gli mancava qualcosa. Non era la cioccolata calda o le giravolte sulla pista del ghiaccio, ma neanche il giro sulla giostra e i regali dei babbi natale tutti uguali che dicevano le stesse cose, che avevano le stesse barbe finte. In fondo le mille luci erano simili a quelle del grande centro commerciale, i travestimenti di babbi natale e befane, come a carnevale, gli effetti fantasmagorici di luci e proiezioni, come al cinema e le giostre proprio le stesse del luna park. Lui si guardava intorno a cercare questo Gesù di cui aveva sentito parlare.
Poi, nell’istante in cui la mamma si apprestava a stendere la mano per prendere un pacco dono dalla bancarella, sentì un leggero tocco sulla spalla, si girò e vide un bambino biondo bellissimo, più o meno della sua età, che gli si era avvicinato e lo guardava con un sorriso dolce. Lo prese per mano e lo condusse verso una chiesa, che era proprio dall’altra parte della strada affollata. Il portone era socchiuso e, una volta dentro, si ritrovò a camminare al buio, accompagnato dalla mano calda del bambino. Vide da lontano una luce e, mentre si avvicinava, riconobbe un presepio, molto più grande di quello della scuola con Topolino. Ma questo era diverso, aveva pupazzetti che erano quasi veri, vestiti in modo strano, antico, che facevano mille mestieri.  C’era una grotta che sembrava vera, illuminata dall’interno da una luce dorata con mille riflessi che sfavillavano sul viso di una mamma bellissima, inginocchiata davanti al suo pargoletto, che assomigliava incredibilmente al bimbo che lo teneva per mano. Pareva nevicare, ma non era neve. Sembravano coriandoli dai mille colori che sfavillavano come lucciole e, invorticandosi, componevano un’iscrizione che lui sapeva benissimo leggere: “Gloria all’Unico Vero Dio”. Si sentì tirare la mano verso un sentiero che saliva attorno alla grotta, fino ad una spianata, da dove poteva ammirare un prato meraviglioso con fiori dai mille colori sfolgoranti, come non aveva mai visto prima, parecchi di più di quelli dell’arcobaleno. Sentiva un senso di pace e di compiacimento, molto più di quando lo portavano a gustare la tazza di cioccolata calda, molto più di quando, la sera, la mamma lo abbracciava forte e gli dava la buona notte. Poi all’improvviso si sentì tirare più forte e si ritrovò a volare, non sapeva come, con il bambino biondo che ora aveva riconosciuto come Gesù. Dovevano volare ad una velocità vertiginosa e, cosa strana, non sentiva il vento a premergli sugli occhi come quando filava in bicicletta. Vedeva un’infinità di luci venirgli incontro, degli stessi innumerevoli colori dei fiori, che formavano un lungo tunnel variopinto. Poi d’un tratto sentì la mano del bambino biondo che lo stava lasciando e si ritrovò di nuovo con i piedi per terra a salutarlo, mentre si allontanava con un sorriso complice e dolcissimo. La mamma stava riponendo la scatola nella borsa quando si era voltata per dirgli: «per un attimo mi era sembrato di averti perso, ma dov’eri ?» e il bambino, ancora disorientato ma luminoso:  «mamma, ho visto il Vero Natale ! ».



pubblicato sul blog di Marco Tosatti il 25 dicembre 2019



*Un padre del deserto scattò una foto a Gesù Eucarestia solennemente esposto.
Risultò questa tenera e commovente immagine di Gesù Bambino.










domenica 15 dicembre 2019

SALDI DI FINE STAGIONE





San Giovanni Maria Viannet: “Quando vi accostate alla confessione, dovete capire cosa state per fare; state per schiodare Nostro Signore”

Si spera che sia l’ultima stagione, di questi saldi invasati. Ritorno su un argomento che ha suscitato, qualche giorno fa’, diverse dispute tra i lettori di un noto blog e, inaspettatamente, la solidarietà di alcuni religiosi. Ci ritorno perché un amico mi ha fatto avere la foto di un altro manifesto che si riferisce ad una parrocchia di Civitanova Marche, che come si può vedere, usa le stesse immagini dello spot inventato dal Santuario della Madonna dell’Ambro. Come il copia-copia della pubblicità e della diffusione delle mode più bizzarre così anche quelli che dovrebbero essere i custodi della Rivelazione, si stanno piegando alle tecniche di “markketting” per far ritornare la gente in chiesa.
Sono anche andato a parlare con il padre provinciale dei cappuccini ai quali è affidata la custodia del Santuario, sotto la guida di Frate Mago, famoso prestidigitatore, impegnato in spettacoli da baraccone.  Ma, pur non condividendo, non mi è sembrato particolarmente scandalizzato. Ho potuto constatare una diffusa teoria per la quale “tutto va bene, pur di far ritornare i fedeli…”. Ma a me questa sembra una colossale sciocchezza.
C’è un unico modo per far ritornare la gente nelle Chiese, quello di San Giovanni Maria Viannet, tra l’altro il santo protettore dei Sacerdoti. Nel periodo più spaventoso per la storia della Chiesa in Europa, con il ricordo recente delle persecuzioni e i massacri giacobini e poi napoleonici, arrivato in un paesino completamente scristianizzato, ha ricondotto in chiesa non solo tutti gli abitanti di Ars, ma andavano a confessarsi da lui da tutta la Francia e la Germania, con il rischio di essere rimandati indietro perché non convinto del loro pentimento. Con il rigore della Dottrina, l’assidua dedizione al sacramento della Confessione, a cui dedicava non meno di sedici ore al giorno, anche con la febbre addosso. Con la sua immensa fede, la lealtà verso la tradizione della Chiesa, con le sue cinque patate ammuffite alla settimana  e la tazza di latte caldo che la signora Renard lo obbligava a bere ogni mattina vincendo la sua riluttanza. C’è un solo modo per far ritornare la gente nelle chiese, il rigore assoluto verso il suo unico, insostituibile compito.
Se una catena di negozi decide di fare saldi al 100% uno pensa che sono matti… vorrebbe dire che io vado a prendere quello che voglio e non importa come ci vado… in jeans strappati, in costume da bagno… prendo gratis e me ne vado senza nessuno sforzo, a costo zero.
Ora, con le mie nozioni di Catechismo, so che l’intenzione di non peccare (come Gesù ha ricordato all’adultera), il proposito, la riparazione, il sacrificio, sono tutte cose che ci costano assai, ma che volentieri dobbiamo donare, quindi non è a costo zero ! Ma così è… anche se ora vogliono dirci il contrario, anche se ora è stata eliminata la penitenza.
La grande possibilità che abbiamo, con la Confessione,  che ci vengano perdonati i nostri peccati, anche quelli più efferati, è stata conquistata da Gesù, non con il gioco dei dadi, a cui semmai si dedicavano i soldati romani di guardia sotto la croce, o di prestigio. Non ha avuto sconti, neanche infinitesimi, figuriamoci poi al 100 %… Non solo, le frustate sono state molte di più di quelle previste per la flagellazione romana perché Pilato aveva bisogno di mostrarlo massacrato. Il dono della Confessione è stato conquistato al prezzo della sua infinita sofferenza, della sua infinita umiliazione, per questo dovremmo avere un grandissimo rispetto, per questo Sacramento e per tutti gli altri.
Una volta rimossa la natura divina, si può trattare Gesù come un compagno di viaggio, giocarci a dadi, andarci a comprare le calze in svendita totale al 100%.
Sacrilegio è pretendere che Dio debba apprezzare manifestazioni peculiarmente umane, palesemente ispirate dal maligno. Lo slogan “Black Friday” non è casuale. Abbiamo ridotto le nostre Chiese a luoghi impregnati di umori, super illuminate, come i negozi di un centro commerciale, ma buie di sacralità, animate, ma morte di venerazione, accoglienti per i corpi, ma inospitali per le anime.
La vera tragedia, davanti a queste diffusissime idiozie, è constatare che si è perduta la CULTURA DELLA RELIGIONE. Quel complesso di conoscenze, ricordi, erudizioni, insegnamenti, odori, melodie, che costituiscono la struttura della Religione stessa. Ora si vive alla giornata, si stradice, si inventa, si deforma con lo scopo di far raccordare i princìpi, declassati a derivati, della fede Cattolica, alle discese vertiginose della evoluzione del pensiero contemporaneo. Piegare la Fede per assecondare il mondo.
L’unico parallelo nobile che si può fare, ovviamente solo dal punto di vista antropologico, è quello con l’estinzione della civiltà contadina. Ma mentre in questa lo spirito, quale complesso di pensiero, arte, nozioni, si è piegato umilmente alla materia, per produrre beni primari in modo sempre più efficace ma rispettoso, nella Religione è la materia che si deve piegare allo Spirito. Ora la civiltà contadina è stata soppiantata dalla civiltà tecnologica,  dove lo spirito si piega di nuovo, ma boriosamente, alla materia, per produrre beni di godimento. Ma la Religione non produce “beni di godimento”, la Religione, semmai, prepara il godimento dello spirito.
Il trattore ha preso il posto dei buoi, la semente tecnobiologica di quella selezionata da secoli di perizia contadina, la chimica ha pesantemente rimpiazzato le buone pratiche di rotazione agricola. Un’agricoltura molto più facile e proficua ma molto meno naturale. Così come, di pari passo, la liturgia verso Dio è stata soppiantata dal cerimoniale verso il popolo, le pratiche devozionali dalle inventive sacrileghe di sacerdoti irresponsabili ma empi, ed ora i Sacramenti regrediti a pratiche distributive sulle quali possono anche essere applicate le tecniche di marketing. Una Religione molto più facile ma molto meno Vera.
È bastato un piccolo buco nella rete per far uscire, via via allargato, tutte le pecore. È bastato un buco nella tradizione della Chiesa per far uscire tutta la memoria e rivoluzionare la prassi. Si può dire che l’evoluzione della prassi è andata di pari passo con la sua evoluzione in tutti i campi, dalla scuola alla giustizia , alla gestione del territorio, ai modelli di comportamento dei giovani e degli anziani. La Chiesa ha voluto essere al passo, ma un passo da gambero sul pendio scosceso che porta al dissolvimento.




* le notizie su San Giovanni Maria Viannet sono tratte dal libro "IL CURATO D'ARS" di Francois Trochu.










lunedì 2 dicembre 2019

SACRILEGIO E IDOLATRIA


preghiere all'inaugurazione del totem dedicato alla dea pagana Mater Matuta ad Albenga

festa di beneficenza pro LGBT nella cattedrale di Vienna

riti sacrileghi nei giardini vaticani
In preghiera alla "madre terra" nella Sala Nervi









Santità, Eminenze, Eccellenze, Monsignori, Reverendi
di Santa Romana Chiesa
LO VOLETE SPIEGARE, UNA VOLTA PER TUTTE,
AL POPOLO DI DIO,
DOVE STATE PORTANDO LA CHIESA CATTOLICA ???

...anche a noi pochi, fortunati o sfortunati, che lo abbiamo capito da un pezzo ?





aggiornamento del 27.12.2019
DOVE SIETE, eminenze e monsignori, che avete levato gli scudi a condannare, per strumentalizzazione,  un uomo politico che baciava il Rosario, ora che, il giorno di Natale, è stata compiuta una immane PROFANAZIONE della Vergine Maria, rappresentata in modo volutamente dissacratorio, durante le doglie del parto ?
NESSUNO DI VOI HA ESPRESSO LA BENCHE' MINIMA DISAPPROVAZIONE !!
NESSUNO DI VOI HA CONDANNATO PUBBLICAMENTE IL SACRILEGIO !!

Forse perché sono vostri compagni di partito ?
Forse perché, in fondo, ne condividete l'intendimento ?
Forse perché al Mistero della Verginità non ci credete neanche voi ?

VERGOGNATEVI davanti a DIO e davanti agli uomini di fede !! 
... ma forse questo non vi riesce proprio, visto che avete svenduto la vostra coscienza alle pretese spregiudicate del grande Moloch.





giovedì 21 novembre 2019

ABBANDONATE DAI PASTORI




Le caprette da sole riporteranno a casa le mammelle gonfie di latte - e gli armenti non temeranno i grandi leoni. - La culla stessa effonderà per te deliziosi fiori. - Morirà anche il serpente e la ingannevole erba del veleno - morirà; dovunque nascerà l’amomo assiro.
Virgilio  - Bucolica IV
Una sera di tanti anni fa, potevo avere sette anni, una di quelle sere cupe d’inverno, con il freddo vento da est a sferzare le case e a scombussolare i tetti, quando si ha voglia solo di andare a letto, per trovarlo fortunatamente riscaldato, con il braciere (per chi è di queste parti, “la monaca e lu prete”), un pastore bussò alla nostra porta per chiedere un caffè caldo perché, diceva, non poteva addormentarsi, proprio quella notte. I lupi, a causa della neve prolungata, erano scesi dalla montagna fino quasi al mare e lui doveva sorvegliare, assieme ai suoi cani, il gregge che gli era stato affidato. Non erano ancora arrivati i pastori dai paesi dell’Est, parlava un dialetto arcano ma comprensibile, perché le persone umili si fanno sempre capire. Veniva dalla zona di Campobasso, dove aveva lasciato la famiglia per accettare questo lavoro più a nord. Non avevo mai conosciuto un pastore, li avevo visti ma non “sentiti”. Capitava spesso di incontrare greggi di pecore in transumanza anche dalle nostre parti, nel sud delle Marche.
Ricordo gli ululati di quella notte quando, prima di addormentarmi, con il vento che sibilava paurosamente lungo i vicoli del paese, pensavo a quell’uomo nella bufera a custodire le sue pecore e a me, che non vi avrei resistito neanche un minuto. Ora, per una naturale trasposizione della metafora, ci ripenso sempre quando rifletto sulle nostre anime, quando vedo altri pastori, altre pecore, altri pascoli, altri lupi, altre tempeste.
Ora tutto è cambiato. Quel poco che era rimasto della pastorizia, che per millenni ha avuto un ruolo basilare  nella nostra economia, è stato sopravanzato dalla pastorizia industriale, dove primaria è diventata la produzione degli agnelli, da cucinare al forno con le patate o a scottadito, mentre la lana viene quasi sempre eliminata, dove il trasporto con autocarri ha preso il posto della transumanza. Completamente perduto, pertanto, il circolo virtuoso che legava la pastorizia all’agricoltura e alla vita dei nostri paesi.
Così come è completamente perduto il circolo virtuoso che legava l’affannosa transumanza della nostra anima verso i veri pascoli di alta quota, con la scorta premurosa dei pastori, grandi conoscitori dei sentieri sicuri.
L’unica che non ha mai dimenticato l’odore delle pecore, dopo duemila anni, è la Vergine Maria, che per i pastori ha sempre avuto una particolare predilezione.
Portano le pecore su valli paludose a cibarsi di cicuta, sambuco ed altri arbusti cattivi e le lasciano insidiare dalle sabbie mobili, seducendole con erbe che passano, unicamente, per il tubo digerente, illudendole di avere ricompense più accattivanti nelle false terre promesse di pascoli senza limiti, ma, intanto, cancellano la loro memoria con suadenti melodie per farle sentire diverse, per far dileguare il loro istinto naturale, sostituendolo con l’istinto artificiale dell’unica appartenenza.
Di notte, i pastori, le lasciano sole, mentre loro si riuniscono in sabba idolatrici ad adorare orrende statue e poi, ammucchiate degenerate, libagioni a tutti gli dei falsi della terra di sotto.
Il pastore capo, ora, familiarizza con i lupi, gli bacia i piedi e, assieme ai suoi fedelissimi pastori, li invocano, li esaltano, li blandiscono, li omaggiano , hanno occhi solo per loro, senza sapere che, quando meno se lo aspettano, li sbraneranno, perché i lupi non si lasciano ammaestrare, anzi, pensano di essere i privilegiati. Arrivano ad ululare fin sotto ai recinti, non per spaventare, per ora, ma per lodare il pastore, fargli sentire la loro vicinanza di comuni intendimenti. Fa accordi con i capibranco dei lupi, delle iene e degli sciacalli (per l’occasione affratellati) cedendo a loro il diritto di scotennare tutte le pecore che vorranno e, quelle che sopravviveranno, di allevarle per divorarsele a poco a poco. Hanno completamente ripudiato millenni di consuetudini che, perfezionate dal tempo e dalla pietà, illuminavano, anche di notte, il percorso impervio verso la salvezza, solo per assecondare gli scellerati costumi dei loro nuovi compagni. Anzi, fanno finta di non vedere, arrivando persino a giustificare le loro pratiche criminose, come quella di uccidere gli agnellini ancora nel grembo della loro madre o di far accoppiare tra di loro, per il proprio esclusivo piacere, i montoni. Sono come invasati da una frenesia ossessiva che li porta a perseguire il proposito malefico di farne scomparire persino la specie.
A volte, chi riesce a decifrare il loro belare, sente alcune pecore, quelle ancora resistenti, bisbigliare: “vogliamo i pascoli di alta quota, le erbe croccanti e dolci di Campo Imperatore, i prati remoti del monte Vettore, l’acqua fresca delle sorgenti dei monti della Laga”. Vogliamo ricominciare a cantare:

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.

Ma vale, ancora oggi più che mai, il monito del grande Sant’Agostino:
Mai dunque succeda che veniamo a dirvi: VIVETE COME VI PARE! State tranquilli! DIO NON CONDANNERA’ NESSUNO: basta che conserviate la fede cristiana. Egli vi ha redenti, ha sparso per voi il sangue: quindi non vi dannerà. Che se vi viene la voglia d’andarvi a deliziare con gli spettacoli, andateci pure! Alla fin fine CHE MALE C’È? E queste feste che si celebrano nell’intera città, con grande tripudio di gente che banchetta e, come essa crede, si esilara, mentre in realtà si rovina, alle mense pubbliche, andateci pure, celebratele tranquilli: tanto LA MISERICORDIA DI DIO E’ SENZA LIMITI E TUTTO LASCERA’ CORRERE!... Dio chiederà conto delle sue pecore ai cattivi pastori; chiederà conto della loro morte“ Sant’Agostino, Discorso 46.
Una volta, molto spesso, si ricordava un Santo della Chiesa… Oggi viene considerato, anche questo, “superato”… Superati invece sono i modernisti, superati nell’animo ancora prima di nascere, superati nello spirito in quanto pervasi completamente e irrimediabilmente dalla materia, superati nei sensi, inebriati e sopraffatti dall’effluvio della carne, superati e sovrastati dal loro protettore, perché non hanno capito, o meglio, lo hanno strumentalizzato, che la Parola è un regalo immenso e immutabile che Dio ha fatto all’uomo di sempre per guidarlo, come i binari di un treno, diritti e inamovibili. È l’uomo che deve camminare sui binari, non i binari che devono seguire l’uomo !!
Pochissimi sono i pastori che non ci stanno ma nessuno ha il coraggio di scovare le origini odierne del male, dalle parti del residence Santa Marta.
I loro discorsi contengono molte domande, senza risposta e sono zeppi di condizionali: ”si dovrebbe, parrebbe che, si ha l’impressione che, dovrebbe consistere in, sembra dare una lettura di, sembrano non rendersi conto di, sarebbe importante che, sentiamo necessario evitare strade che, ci sarebbero i fedeli che, l’eventuale indegnità, la possibile eresia, è quasi un’apostasia……“   non è un dire SÌ, SÌ, NO, NO.
Non è più tempo di condizionali. Al massimo, anche se raramente, si sente dire: “si può solo pregare…”. Ma Gesù, osservando lo scempio che, davanti ai suoi occhi, si compiva nella casa del Padre, quella volta non si è messo a pregare, ma ha scacciato i mercanti dal Tempio.
È giusto porre le domande, ma in questa notte senza fine, in questa solitudine dell'anima abbandonata sulla brughiera, melmosa e puzzolente, dagli aguzzini dell'ideologia planetaria dominante, in questo nuovo calvario dello Spirito, avremmo bisogno anche delle RISPOSTE.
Non abbiamo più niente da difendere, occorre contrattaccare, senza temporeggiare. Non ci servono tanti Quinto Fabio Massimo, abbiamo disperatamente bisogno di uno Scipione.