mercoledì 20 marzo 2019

IL CASTELLO CONQUISTATO




Il RE lo aveva lasciato al totale governo dei suoi feudatari, se ne sono succeduti molti negli ultimi anni. L’ultimo, Bogli I, l’uomo che volle farsi re, ha completamente riformato i protocolli, che ritiene siano delle carnevalate, la struttura di potere e le consuetudini millenarie della Contea. Così facendo ha dato libero sfogo a quanto covava da molto tempo. E’ stato facile conquistare il castello, senza combattere, a portoni spalancati e ponte levatoio abbassato. Tra gli ufficiali c’erano elementi del nemico, infiltrati da più di tre generazioni. Tutti gli altri graduati, che avevano giurato fedeltà fino al martirio, che avrebbero dovuto difendere le mura dagli assalti, hanno capitolato, irretiti dai piaceri mondani, plagiati dalla religione del nuovo paradiso terrestre per tutti,  dopo la definitiva profanazione dell'albero della vita.
Il nemico è entrato nel castello in veste di persone normali non riconoscibili che, a poco a poco, si sono sostituiti ai veri dignitari.
Alcuni dei passati feudatari se ne erano accorti e hanno tentato, invano, di porvi rimedio. Ma il nemico è stato avveduto. Nella consapevolezza che il castello, dotato di difese invalicabili, non può essere espugnato militarmente, ha adottato una tattica ambigua e seducente, si è infiltrato a poco a poco in modo subdolo e strisciante, come replicanti programmati a distruggere.
Negli ultimi tempi ogni immagine di glorificazione del Re e della sua famiglia è stata soppressa, sostituendola con pitture moderne incomprensibili e caotiche, la musica che accompagnava i momenti di festa ha ceduto il passo a ritmi ossessivi e soggioganti. Hanno tradito la fedeltà al loro unico Re per concedersi a lontani califfi.
Tutti i funzionari di corte hanno dismesso le loro livree per vestirsi come il popolo, irriconoscibili nella forma, ma anche, ahimè, nella sostanza. Molti, pur non convinti, se ne stanno buoni ad ubbidire anche se a malincuore, ma cercano di non darlo a vedere. Quei pochi che hanno tentato di opporsi sono stati disarmati e messi a tacere. Solo pochissimi continuano, nonostante la completa perdita delle funzioni, a parlare ma vengono detti pazzi, mentre si sta preparando per loro la destrutturazione mentale con tecniche molto sofisticate.
L'aria si è fatta sempre più cupa, persino il cielo è diventato pesante, quasi partecipe delle tenebre dell'anima.
Ora è sistematicamente ostacolata ogni individualità. Vietato appartarsi in solitudine a meditare, sul magistero del Re. Sarebbe considerato un atto di estremo egocentrismo. Un chip sotto pelle, molto evoluto, è in grado di avvertire il tempo passato in connessione con altri… chip e dedurre quello in solitudine. Riesce persino a distinguere la semplice vicinanza, dalla comunicazione. Viene premiata, di un fattore 10, la relazione con stranieri di feudi lontani, sudditi di altri governanti. Non è consentito scendere al di sotto di un "indice giornaliero di relazione" del 98% e, allora, la toilette personale diventa un problema… Nel caso in cui si scenda sotto tale livello si è subito costretti a recuperare, pena la detenzione incatenata, per un lungo periodo, a diretto contatto con la folla assiepata dell'anfiteatro, con il cartello "nemico della fratellanza". I centri di "recupero di relazione" più efficienti, in quanto attribuiscono moltiplicatori di permanenza, sono le latrine collettive, variante supertecnologica di quelle pompeiane.
Tutte le cerimonie ufficiali, che scandiscono la vita del castello, sono presenziate ormai da gente comune, per una totale parificazione degli incarichi perché, qui sta la sottigliezza perversa, tutto viene fatto passare come la sublime realizzazione dei principi di liberté, egalité, fraternité. Solo i super dignitari di corte, tutti grossi e grassi, pelle color rosa “peppa pig”, hanno compiti speciali. Sono selezionati in base al loro elevatissimo livello intellettivo, misurato mediante test quali risoluzione di rebus, sciarade, anagrammi. Ma l’aliquota di punteggio più alta è riservata alla competizione su chi riesce ad abbattere più tradizioni in un dato intervallo di tempo. Si ricorda un certo Gran Ravs, che detiene il record, che riuscì ad abbatterne venti in un giorno. Hanno il compito delicato e fondamentale di sorvegliare anche la minima deroga all’assenza di regole morali, che sono state del tutto abolite. Se l’indicatore di amoralità totale risulta inferiore al 99,9% possono subire condanne. La condanna più tremendamente insopportabile per loro è quella di stare, per più di due giorni, a digiuno da orge  plurisex e cocktail di super erbe OGM.
E’ bandita la speranza, il chip è in grado di avvertire momenti di speranza superiori a 10 sec, solo in questa versione, la prossima arriverà sotto al centesimo. Ci sono correzioni per i bambini che osano nominare “mamma” o “papà”. Visto che, a seguito di leggi emanate di recente, i bambini sono considerati di esclusiva proprietà dell’apparato al potere, vengono subito sottoposti ad un processo di destrutturazione soft, ovviamente, indolore, anzi, rallegrato da giochi suadenti e dolci succulenti. Se un bambino vuole dire “mamma ti voglio bene” deve dire “gen(X) ti voglio bene” oppure può provare a scriverlo, se lo sa fare, perché il chip installato sotto pelle riesce a percepire parole anche sussurrate, mentre non riesce ancora ad inquadrare la scrittura. Sono vietati i generi… le parole non devono finire per vocale, ad indicare il genere, come pure per i nomi e gli articoli. Maria e Mario diventano Mar, Anna diventa Ann e così via. Sono favoriti i nomi presi dal Latino, che possiede il genere neutro, come Signum, Saxum, Fatum, Ingenium…
Sono stati aboliti o riscritti tutti i testi della letteratura non politicamente corretti. Così “I Promessi Sposi” è diventato “I Promessi Conviventi”… Renzo è diventato Renz e Lucia Luc, Padre Cristoforo Gen Maometfor, la monaca di Monza, ovviamente, eliminata assieme al suo monastero, il povero don Abbondio, che recita il breviario, è diventato Fratel Abbond, con in mano l’ufficio delle letture degli scritti di Giordano Bruno e di Lutero, mentre i Brav lo minacciano di non provarci proprio a celebrare il matrimonio normale. L'unico che è riuscito a conservare il proprio nome è l'Innominato. La Divina Commedia è stata bandita, tutte le copie sono state bruciate. Parla di Inferno e Purgatorio e, raccapricciante, di amori tra donne e uomini, condanna la Sodomia e poi… esiste solo il Paradiso per tutti.
Proibito, perché non politicamente corretto, mettere al mondo i figli con metodi naturali !!! Quando una coppia o trio… (per il menage a quattro ci stanno lavorando) decide di avere un figlio, va in un centro super specialistico dove, con l’assistenza del tecnico genetico prenatale, ha la possibilità di scegliere tra infinite combinazioni, su più livelli. I livelli alti sono molto costosi ma è garantita comunque una base di partenza buona. Il supergenio costa molto caro. Solo il 10% dei geni dei genitori possono andare a comporre il codice genetico del nascituro. Ovviamente si può scegliere il sesso, per ora solo tra 120 opzioni possibili, ma i ricercatori della Reale Accademia per la Vita stanno alacremente studiando per arrivare al target di 1000 preferenze. Poi, automaticamente, la macchina, dopo il prelievo dalla banca sterminata dei semi, fa avvenire l’unione delle cellule e la crescita dell’organismo in incubatrice supertecnologica. I “genitori” hanno la possibilità di seguire in tempo reale, sul proprio smartphone, lo sviluppo, così se qualche cosa va storto e non risponde alle specifiche richieste, ad esempio gli occhi di una tonalità di verde non come quella del catalogo, possono recedere dal contratto ed autorizzare la eliminazione. Solo alcuni attributi non possono essere scelti in modo incondizionato, il colore della pelle, fissato per legge, a parte il rosa per i futuri dignitari, a 256 gradazioni di grigio e la parte, riconducibile all’origine genetica, dei caratteri della “arrendevolezza all’indottrinamento” e dell'“assoggettamento acritico” che, ovviamente, devono avere livello 100.
Ma qualcosa, come sempre, non va secondo quanto stabilito. Qualcuno è riuscito ad imparare la tecnica di speranza a intervalli e a comunicarla, per potersi gustare quanto riferito da un veggente a cui è apparsa la Regina. Non gli è sembrato vero di venire avvinto dalla bellezza infinita dopo tante sozzure. Lo ha riferito ai pochi fidati in una grotta segreta. La Regina, potentissima, sfolgorante, intrepida gli avrebbe confidato che il RE non interviene ancora perché vuole vedere quanti gli resteranno fedeli fino alla fine. Poi Lei stessa guiderà l’esercito liberatore che, come la visione ha mostrato, avrà un effetto sterminatore. Una lunghissima sciabola incandescente infilerà i fondoschiena dei dignitari e dei loro proseliti e, come impalati in uno spiedo gigantesco, li condurrà a velocità vertiginosa, tra urla terrificanti, dentro al grande vulcano, che comunica direttamente con l’inferno, quello vero. Tutte le strutture del castello costruite senza il consenso del RE verranno distrutte da tempeste di fuoco spaventose. La REGINA ha precisato che, quando questo accadrà, quelli che saranno rimasti fedeli saranno avvertiti in tempo e dovranno uscire da una porta secondaria senza mai voltarsi, pena la immediata pietrificazione.
POI LA PROMESSA CHE TUTTO TORNERÀ, FINALMENTE, SOTTO IL CONTROLLO DIRETTO DEL GRANDE RE.

Claudio Gazzoli










venerdì 8 marzo 2019

PROFANAZIONE, LETTERA A MONSIGNORE

Ospito la lettera che Miria, mia moglie, ha indirizzato al vescovo di Fermo mons. Rocco Pennacchio, per scongiurare l'evento previsto per domenica 10 marzo 2019 nella CHIESA DI PORTO SAN GIORGIO, di cui è titolare don Mario Lusek. Ovviamente condivido in pieno i contenuti della lettera, aggiungo solo come sia ormai chiaro che la "nuova chiesa" abbia bisogno di queste idiozie per il suo disegno  di screditare, quindi profanare, la chiesa come luogo sacro, tra pizze,  balletti, tango, dipinti e sculture omo, per sdoganare la religione della materia, in bilico tra Marx e Bakunin, dove c'è bisogno di un uomo mito non Dio, di una giustificazione "alta" alla lotta di classe, di questi figliocci e nipoti dello sciagurato '68. Ci sono sacerdoti, irretiti nella dissimulazione ideologica, che perdono il loro tempo, (che dovrebbero interamente dedicare alla salvezza delle anime) per  studiare, organizzare, creare simposi, nell'inclusione del peccato, di ogni peccato, con il solo scopo di conferire dignità alla depravazione, mascherata da buonismo intellettuale, nelle grazie della "signora libertà e signorina anarchia", anarchia dei sensi, della dottrina, dello spirito, della liturgia, della memoria,  magari trovando ispirazione da:
"..... Lingua infuocata Jamina - lupa di pelle scura - con la bocca spalancata -  morso di carne soda -  stella nera che brilla -  mi voglio divertire - nell'umido dolce - del miele del tuo alveare - Sorella mia Jamina - mi perdonerai - se non riuscirò ad essere porco - come i tuoi pensieri - Staccati Jamina - labbra di uva spina -  fatti guardare Jamina - getto di f**a  sazia - e la faccia del sudore -  sugo di sale di cosce - dove c'è pelo c'è amore - sultana delle troie... ". 
E' molto pericoloso lasciarsi ammaliare dalla melodia... E' molto pericoloso confondere l'ideologia con la religione.
 Se bisogna scendere a patti con il maligno per riportare la gente nelle chiese allora è meglio tenerle chiuse.

repetita iuvant: "Tutto ciò che è solido si scioglie nell'aria, tutto ciò che è sacro viene profanato e l'uomo è finalmente costretto ad affrontare i sensi sobri, le sue reali condizioni di vita e le relazioni con la sua specie" Karl Marx
decisamente in linea con quanto dichiarato dal vescovo di Roma a Scalfari:
"Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo"



Eccellenza Reverendissima,

scrivo con la speranza vana di fare una segnalazione, ma nella consapevolezza che con tutta probabilità Lei sia a conoscenza e approvi l’iniziativa di cui all’oggetto di cui allego anche il volantino. Ne sono venuta a conoscenza ieri, mercoledì delle Ceneri e ne sono rimasta sconvolta, amareggiata, arrabbiata e sofferente. Ormai le Chiese sono ridotte a sala mensa, sala ricreazione, sala concerto di ogni tipo. Gesù cacciò i mercanti dal tempio lanciando di certo un monito non solo contro il commercio nella Casa del Signore, ma di certo un richiamo al rispetto del luogo che è la casa del Signore. È davvero sconvolgente che proprio i pastori non abbiano a cuore la custodia della casa del Signore loro affidata e la profanino con iniziative di ogni genere (non mi si dica che non si tratta di profanazione visto che il termine significa annullare o compromettere il carattere sacro di qualcosa).

Far cantare in una Chiesa canzoni con affermazioni del tipo:

Non intendo cantare la gloria né invocare la grazia o il perdono di chi penso non fu altri che un uomo come Dio passato alla storia” o “..a montare l’asino c’è rimasto Dio, il Diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido” , mi sembra davvero  un affronto a Gesù che magari verrà lasciato tranquillamente custodito nel tabernacolo ad assistere allo spettacolo.

Agli occhi del mondo certo è più accattivante il Vangelo secondo De Andrè così come è di certo più semplice avere questo artista come modello piuttosto che percorrere la strada stretta che indica Gesù Cristo. Visto che attualmente la Chiesa non sembra considerare molto il richiamo di San Paolo “non conformatevi alla mentalità di questo mondo”, anzi sembra che, togliendo il “non” lo applichi spesso come una specie di comandamento, non devono di certo stupire iniziative di questo tipo. Ma grazie a Dio, qualcuno ancora si scandalizza e Le assicuro che non sono la sola. E visto il consiglio che Gesù dà a chi dà scandalo, spero che nasca almeno qualche riflessione da queste mie osservazioni e non le si archivi come frutto di atteggiamenti tradizionalisti o farisaici.

Di certo non mi aspetto grande considerazione, ma non potevo esimermi dallo scrivere perché in questo contesto, chi non parla è connivente. Mi ha colpito e di certo ispirato ciò che un monaco benedettino scrive al termine dell’introduzione ad un suo libro “...l’autore di queste pagine desidera che, quando tutti i finti ponti costruiti a basso costo e col cemento impoverito dalla mancanza di teologia e di pastorale, ma edificati sui pilastri della “politica”, crolleranno tra grandi nuvole di polvere – il ponte Morandi è triste monito –, nessuno possa annoverare, neppure lontanamente, il suo nome tra coloro che sapevano, vedevano, e hanno taciuto.

Anch’io non voglio essere annoverata tra quelli che sapevano, vedevano e hanno taciuto perché non almeno questo peccato me lo risparmio visto che credo fermamente che il Signore tornerà e che ci sarà il giorno del giudizio e che la Sua  misericordia  sarà immeritata, ma non immotivata e non sarà diversa da quella descritta proprio nei vangeli che ha sempre avuto come presupposto il pentimento che invece troppo spesso ormai  si omette di ricordare come necessario. La liturgia ci ha ricordato appena ieri l’invito di Gesù “Convertitevi e credete al Vangelo”, ma non credo intendesse il "vangelo secondo De Andrè". Ma se in questo tempo di Quaresima si vuole proprio proporre questo esempio di vita intriso di ricerca e di dubbio anziché le vite luminose di chi ha incontrato Gesù e incarnato il Vangelo, almeno si abbia la decenza di farlo fuori dalle chiese.

Allora a Lei non posso non rivolgere una supplica accorata: non lasci trasformare le chiese in luoghi che non si distinguono più da qualsiasi altro, non le lasci profanare, lasci che rimangano luoghi di preghiera, luoghi di incontro con il Signore e non luoghi di incontro di qualsiasi tipo.

Con poca speranza e immensa amarezza

Miria Ciucci



venerdì 1 marzo 2019

PROFANAZIONE




il cardinale Bergoglio distribuisce l'Eucarestia




«… con il proponimento di cambiare vita si compie il movimento del pentimento. Non basta il sentimento, per quanto intenso. L’autenticità del pentimento si rende visibile nel cambiamento della vita, nella conversio morum, direbbe S. Benedetto. E’ di questo pentimento che si fa forma di vita, non semplicemente atto puntuale e isolato, che abbiamo soprattutto bisogno. Ne ha bisogno la Chiesa in questa fase difficile e decadente della sua esistenza, costellata da scandali e inadempienze, confusione e corruzione, segnata da abbandoni, distorsioni della vera fede e dell’insegnamento morale anche da parte di alcuni pastori. La triste realtà non solo della pedofilia, ma anche e soprattutto della penetrazione dell’omosessualismo clericale diventato idea o ideologia da difendere e promuovere, gli attentati all’unicità del matrimonio indissolubile da parte di teologi e vescovi, l’assuefazione al fenomeno dell’aborto, sono la punta di iceberg di una malattia vasta che ha aggredito la Chiesa e da cui non si può guarire senza pentimento. La riforma ecclesiale, anche la riforma voluta dal Vaticano II, ha bisogno dell’umiltà del pentimento e della conversione come i santi hanno sempre insegnato con la loro vita. Senza pentimento non c’è neppure misericordia, perché quest’ultima comincia a manifestarsi proprio nel pentimento. Senza proposito di conversione, senza cambiamento reale di vita, senza la “fatica dell’obbedienza” alla volontà di Dio, la misericordia è una parola vuota. La prima parola che Gesù pronuncia all’inizio della sua missione pubblica è: “Convertitevi, perché il regno di Dio è vicino” (Mt 4,17). E durante la sua predicazione ammonisce: “Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo” (Lc 13,3.5). Abbiamo sentito spesso l’annuncio della misericordia, in questi ultimi anni. Abbiamo bisogno che ci venga ricordato ora, con altrettanta forza, il pressante invito a pentirsi, chiamando per nome il peccato e i peccati, per evitare la pena che meritiamo e per approdare a un po’ più di amore. Perché “guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro” (Is 5,20). Il peggior peccato è il non chiamare più il peccato per nome, rendendo vana e impotente la grazia».
Dalla rivista LA SCALA n. 4/2018 dei monaci benedettini di Noci, editoriale “Dalla misericordia al pentimento”.

Per fortuna, tra i religiosi, c’è qualcuno che parla chiaro, con il coraggio della Fede. Ma c’è dell’altro. La misericordia senza pentimento, nei confronti di un peccato dai contorni sempre più confusi, è abusare del rapporto con Dio, renderlo confidenziale e quindi PROFANO. Serve a preparare il terreno verso la PROFANAZIONE della sessualità, della famiglia, del rapporto esclusivo con Dio.
Per praticare il pentimento, che presuppone la richiesta di perdono, occorre accantonare la centralità dell’uomo che si è fatto dio e riportare Dio al centro. Occorre ricominciare a parlare di morale individuale visto che la nuova Chiesa, come dimostra anche l’ultimo summit in Vaticano, NON PARLA PIÙ DEL PECCATO PER NON OFFENDERE I PECCATORI.  Ora siamo invece alla “industrializzazione” della Dottrina, per renderla compatibile, materializzandola, con il mondo digitale e, perciò, illusorio della modernità. Ma la modernità contiene anche il modernismo, in un connubio ormai imprescindibile che è frantumazione del pensiero, dissoluzione della realtà e sua successiva ricomposizione, proprio come avviene nei circuiti elettronici digitali di uno smartphone. Solo che in questo processo tutto vi può essere introdotto. Il mondo digitale non è più il mondo reale. La religione digitalizzata e poi liquefatta della nuova chiesa non è più la Religione. Tutto può essere accettato. Pollock che spruzza la tela, con pennelli imbevuti di vernice, crea un’opera d’arte modernista, frantuma il pensiero e lo ricompone in modo casuale, separa la materia dalla ragione, che è parte dello spirito. Tutto diventa possibile, come tutto è possibile nelle moderne liturgie. Solo che non si sta imbrattando una tela ma si PROFANA il nostro rapporto con Dio. La separazione, anzi la sottomissione dello spirito alla materia è PROFANAZIONE. E’ un ribaltamento della nostra storia. Per mangiare il pane occorre prima farlo, con amore, come si faceva una volta, avendo cura degli ingredienti, il lievito madre, il grano, la farina, la legna per la cottura. Il pane che noi mangiamo, quello fatto in casa, ha un contenuto enorme di pensieri, gesti, preoccupazioni, in una parola di spirito, che viene prima della materia altrimenti non ci sarebbe il pane. La perdita del legame tra materia e tradizione è PROFANAZIONE della nostra cultura. La perdita del rapporto tra la nostra vita, la Dottrina e la storia è PROFANAZIONE della Religione.
Questi monaci benedettini sono ottimisti, come è giusto che sia, parlano di “distorsioni della vera fede e dell’insegnamento morale anche da parte di alcuni pastori…”. Ma dove sono i Vescovi che dovrebbero difendere la Vera Dottrina, occuparsi della salvezza dell'anima individuale, e che invece per calcolo, per paura, per adesione ideologica o, semplicemente perché non ci credono..., chiudono gli occhi e gli orecchi davanti alla sistematica, quotidiana PROFANAZIONE del rapporto formale ed essenziale con Dio, con l’alibi ipocrita, quando va bene, di “difendere la pastorale”. Ma  quale pastorale, quella della evangelizzazione con le canzoni di un festival satanico o della trasgressione della morale personale, della consacrazione delle coppie omo, dell’uso sistematico di categorie plurali che appartengono alla sfera della politica e non della religione. I Vescovi che sospendono a divinis sacerdoti che difendono la Vera Dottrina e poi corrono ad abbracciare quelli “sposati” con partner dello stesso sesso, che orchestrano balli e danze oscene in chiesa, che organizzano il “black friday” della confessione, trasformandola in  merce da baratto, che organizzano la catechesi della famiglia dove non si parla mai della Sacra Famiglia, dove però ti dicono che al centro del matrimonio c’è il talamo, quello di Ulisse e Penelope, che si occupano, molti di loro, unicamente, delle pecore invadenti dei mandriani confinanti e non delle proprie, che traghettano una moltitudine di fedeli inconsapevoli verso la nuova religione della materia, perciò del nulla, trasformando la Rivelazione in un programma PROFANO. Ma se non intervengono sono conniventi! Dovrebbero pentirsi in massa, praticando la conversio morum, per sperare nella misericordia, visto che stanno peccando contro lo Spirito, chiedendo perdono non a Maometto, Lutero, Savonarola, Galileo o Giordano Bruno, ma a Colui che hanno sommamente offeso, per il ruolo che occupano! Non è neanche pericoloso, vista la distanza infinita tra l’emarginazione e il martirio.
Tra chiese trasformate in refettorio, e rappresentazioni lascive davanti all’altare, può sembrare una piccola PROFANAZIONE, quella dei saluti finali del sacerdote, al termine della messa, alla quale ha già fatto cenno, opportunamente, Aldo Maria Valli (https://www.aldomariavalli.it/2019/01/30/sia-lodato-gesu-cristo-limportanza-di-un-saluto-dimenticato/),  ma è significativa dell’aria che si respira. Le messe meno protestanti a cui riesco a partecipare dalle mie parti, terminano con “buona sera o buona domenica…”, ma più spesso con il più trendy “buona serata”, come quello, ormai scontato e obbligato, della cassiera del supermarket. “Buona serata” è l’evoluzione antropologica di “buona sera”, esprime qualcosa di più allargato, valori nuovi, trasgressioni, serate al lume di candela… non più la “sera” immagine mistica di Foscolo o l’atmosfera pacata e devota dell’Angelus di Millet, ma la “serata” intrigante e velatamente trasgressiva dell’appagamento dei sensi. Ma dopo la Benedizione e la pace che cosa aggiungere ? Non ci basta uscire dalla Chiesa con la Benedizione che viene da Dio, vogliamo PROFANARLA con la nostra benedizione.
Ma la madre di tutte le PROFANAZIONI è sistematicamente consumata nei confronti dell’Eucarestia, la più grande eredità che Gesù ha lasciato alla Chiesa. Tale profanazione ha origini lontane, con una forte accelerazione negli ultimi sei anni. L’allentamento della dottrina a favore della “confidenza con Dio”, la smania della protestantizzazione, ha portato alla situazione attuale. Ma visto che POTREBBE ESSERE VERO IL CONTRARIO, è necessaria una svolta, che poi è un ritorno, accettando, con umiltà di avere sbagliato. Il recupero del senso del sacro è il primo passo della riconciliazione con Dio, da parte della Chiesa. In media, in una messa della durata di 45 minuti, sono 30 i minuti dedicati alla liturgia della parola, 2 minuti riservati alla consacrazione, 3 minuti, quando va bene, allo scambio della pace, diventato ormai occasione di saluti, riverenze, salamelecchi, complimenti, convenevoli, arrivederci,  aah, ci sei pure tu? poi ci vediamo stasera in pizzeria, come sta tua cugina?, a quando la lieta novella?, è tanto che non ci vediamo… fatti sentire”, 2 minuti alla distribuzione dell’Eucarestia, rigorosamente sulla mano, come i dolcetti di carnevale ai bambini mascherati, con il supporto, ormai ordinario, del ministro o dei ministri straordinari dell’Eucarestia, 1 minuto alla recita del Padre Nostro da parte di tutti i “celebranti” imitanti il presidente dell’assemblea,  3 minuti alle comunicazioni “di rito” che precedono la benedizione finale, i 4 minuti restanti alle parti che non ho nominato, come il trasporto della pisside dal “recondito” tabernacolo, sempre da parte del ministro straordinario. In merito alla distribuzione dell’Eucarestia, si può annotare che invece di 2 minuti, con l'assistenza del ministro promosso "ordinario", il sacerdote, da solo, ne impiegherebbe 4, magari togliendoli all'omelia. Sarebbe un affronto alla nuova liturgia dell'uomo protagonista ?  Commuove, nel libro "Il curato d'Ars" di Francois Trochu, un episodio del 1807, quando il cardinale Fesh, dopo gli anni cruenti della rivoluzione, presenzia la messa nella cattedrale di Lione: "... il modo curioso e pratico con cui il cardinale Fesh amministrava l'Eucarestia e la confermazione merita di essere citato. Aveva fatto confezionare un vaso di forma allungata, d'argento dorato, che poteva contenere più di tremila particole. Con questo riempiva la pisside, con cui percorreva la chiesa...". Non aveva bisogno di ministri straordinari.
Quando un edificio è pericolante, nonostante la base rocciosa su cui è poggiato, occorre cominciare il risanamento dalla fondazione. Ribadendo il legame profondo tra il sacramento della confessione e la comunione, senza Scomodare San Tommaso d'Aquino ed entrare in questioni teologico/dottrinali di cui non sono competente, voglio riassumere, nei punti che seguono, una proposta, minima, sufficientemente condivisa, di ritorno al Sacro, scontata, con il rischio di apparire ovvia:
1. rimettere il tabernacolo al centro della celebrazione, davanti al sacerdote celebrante;
2. abolire la figura del ministro straordinario dell'Eucarestia e concedere solo al sacerdote di toccare con le mani le particole;
3. permettere ai fedeli di ricevere la particola in ginocchio posizionando un inginocchiatoio tale da accogliere più persone;
4. dare la particola direttamente sulla lingua, non permettendo di darla sulla mano.


pubblicato da:
https://cronicasdepapafrancisco.com/2019/02/27/profanazione-avvilire-se-stessi/




martedì 8 gennaio 2019

Sacro e Profano: CENONE IN CHIESA !!




La “situazione è tragica ma non seria”. Talmente poco seria da assumere aspetti esilaranti, se non fosse che la profanazione ma, forse, il sacrilegio, è comunque un fatto gravissimo. Quando cominciano a dare i numeri siamo al finale o, comunque si comincia ad intravedere l’epilogo, anche se esso ci sarà, magari, tra cento anni. Questo sottofondo tragico rivestito di modi da commedia dell’arte è tipico della fine di ogni regime. “Motus in fine velocior”, tutto sta accelerando e si fa fatica a seguire tutto ciò che accade, ma quello che accade è così scontato che non c’è più gusto neanche a rimarcarlo, come giocare a dama con il proprio gatto… La cena per i poveri organizzata in chiesa, non è originale ma quando ti capita vicino a casa, diventa più inaccettabile. Ad Ascoli Piceno, dove è vescovo mons. Giovanni D’Ercole, volto noto ai telespettatori, è stato organizzato il cenone di fine anno, con tanto di sponsor, nella chiesa, ovviamente non sconsacrata, di Santa Maria Intervineas, un edificio romanico gotico al centro della città. Riporto, di seguito, uno stralcio dell’articolo di elogio dell’evento, che potete leggere, per intero al link sotto indicato:

…l’animazione della serata, senza frastuono, ha dato voce all’amore per ciascuno. E così la Chiesa, con l’altare della consacrazione, spazio della presenza sacramentale di Gesù tra gli uomini, è diventata luogo in cui l’Eucarestia si è incarnata nella vita delle persone, come sacramento della Comunione”.

Inappuntabile, sembra tratto da un libro di Teologia “normale”. Solo che stiamo parlando non del significato della Liturgia ma di un “bellissimo banchetto con 150 ospiti” con tanto di canzoni suonate alla chitarra, simpatiche parodie, l’immancabile tombolata, trenini festosi tra i tavoli (ovviamente lungo le navate..). Si tratta della nuova Liturgia in preparazione con il nuovo messale ? Ma può essere che la “Provvidenza” si curi di assicurare la riuscita di un cenone di fine anno proprio in una chiesa consacrata ? E poi, quando comincia a divertirsi persino il maligno… certo lo sponsor uno non se lo sceglie…

https://www.cronachepicene.it/2019/01/02/capodanno-per-tutti-in-chiesa-e-polemica-sui-social-ma-ascoli-si-conferma-citta-solidale/88909

Non riesco a nascondere un totale disgusto come cattolico ma anche come cittadino. Non è organizzando una serata strombazzata con presenze "importanti" che si da sollievo alle persone veramente sole e in difficoltà. Semmai è vero il contrario perché quando il sipario della mondanità e della falsa vicinanza sarà calato, la solitudine ritornerà ancora più forte e i problemi quotidiani più incombenti, come ci ricorda un nostro grande vicino. Così queste persone scopriranno di essere state utilizzate per scopi con i quali non hanno nulla a che vedere, falso umanitarismo che serve solo a gratificare motivazioni di immagine, ideologiche, politiche, psicologiche.
Suppongo poi che il pasto non sia cominciato con una preghiera, per rispetto di tutte le confessioni e che le portate saranno state oculatamente scelte, magari vegetariane. Avranno magari coperto i simboli che potevano urtare la sensibilità religiosa di ciascuno (ma non il crocefisso che sembra assistere costernato al trenino). Di tutto questo il vescovo era ovviamente al corrente. Visto che ci saranno stati ospiti di religione mussulmana, così, come si usa fare in società, avranno, questi ultimi, invitato gli organizzatori, solerti e zelanti, ad una festa analoga allestita all'interno della loro moschea ? 
Se hanno una così grande sensibilità verso le persone sole e povere perché non vanno a fargli visita, come vuole il Signore:
Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.” Mt 6,1-4.
Al vescovo mi permetto di suggerire di recarsi a trovare queste persone sole, portando a loro l’unico conforto in grado di vincere veramente la solitudine, la Parola e l’Eucarestia. Non rischia la testa se si occupa di ministero del culto eucaristico e del conforto… almeno ancora per qualche anno… Ricordo che risiede su quella cattedra, ad Ascoli Piceno, perché il primo vescovo di questa città, suo patrono, sant’Emidio, portò con successo i pagani verso il cristianesimo, nel periodo delle persecuzioni di Diocleziano, subendovi il martirio per decapitazione.
Ora invece stanno attuando il progetto inverso di decristianizzazione verso il nuovo paganesimo.






domenica 30 dicembre 2018

SACRO E PROFANO




il santuario e il manifesto "promozionale" dei frati di qualche settimana fa'...


La notte di Natale è stato riaperto il Santuario della Madonna dell’Lambro, dopo Loreto, il più importante Santuario Mariano delle Marche. Senza entrare nel merito delle ragioni alla base di queste mie perplessità, mi chiedo se sia stato opportuno legare il Santuario, dove la tradizione vuole che la Madonna sia apparsa ad una umile pastorella, ovviamente senza conto in banca,  al quale tutti noi, almeno delle Marche centro meridionali, siamo legati, alla Cassa di Risparmio di Fermo che, per il tramite della sua Fondazione, ha provveduto ai finanziamenti per il restauro. Hanno provato a chiederglielo, alla Signora ? Forse sarebbe stato più appropriato coinvolgere ognuno dei devoti alla Madonna dell’Ambro (almeno qualche decina di migliaia) a dare un'offerta per finanziare gli interventi. La SIGNORA, certamente, avrebbe gradito di piùSarà che, quand'ero bambino, passava nelle nostre case il frate cercatore, umile e pio, con la sua sacca a chiedere l'elemosina. Ma ormai tutto è maaarrkkettinghh...

lunedì 17 dicembre 2018

IL NATALE DI NONNA LISA


Lo aveva cercato invano per tutto il pomeriggio, quel bambinello di terracotta. Glielo aveva regalato suo padre, quando era bambina, acquistandolo da un mercante napoletano che girava con il suo carro trainato da due cavalli malconci. Da allora lo aveva sempre messo nel presepio, che aveva preparato tutti gli anni e, anche se liso e scalfito, pure, solo quello per lei era Gesù Bambino. Lo aveva allestito anche quest’anno, per far felici le due nipotine, nonostante gli acciacchi e l’artrosi che le bloccava le dita ormai deformi. Superati i settant’anni, risentiva dei movimenti di una vita trascorsa senza mai fermarsi, fin da ragazza, neanche con la febbre, perché la "vergara" non deve mai ammalarsi, a lavare, cucinare, pulire, custodire gli animali, quelli spettanti a lei, le pecore, la capretta, le galline e la “viocca” con i pulcini, le oche, le papere, i conigli e poi zappare nei campi e nell’orto, raccogliere la legna in fascine per il forno e il camino, sbiancare le lenzuola di canapa con la cenere, fare il formaggio con il latte di pecora, preparare il pane cotto nel forno, lavorare al telaio, trasportare in testa la brocca dell’acqua per bere e cucinare dalla fontana pubblica, preparare la colazione da portare al campo, con il canestro, il fuoco per le erbe cotte e le patate del pasto serale. Chissà, forse lo aveva messo in un posto diverso dal solito, anche se gli sembrava di averlo riposto insieme a tutti gli altri, nella solita scatola di cartone, con la Madonna e San Giuseppe, di creta dipinta, che lei stessa aveva modellato, in quarta elementare, l’ultima classe da lei frequentata. La faceva sentire orgogliosa, ma anche fortunata, aver imparato a leggere e scrivere,  con il bravo maestro che insegnava anche le arti e i mestieri, facendo costruire trenini a vapore ai bambini, e bambole e pupi alle bambine. Si sentiva spossata, dopo la giornata passata a preparare, per il pranzo di Natale, il brodo di cappone per la stracciatella, la coratella di agnello con le uova, la pizza e il fristingo con i fichi secchi. Aveva anche preparato il pollo, da cuocere, arrosto con le patate, nel forno a legna, la mattina di Natale. Portava con sé un dolore intenso, costante alle anche, che diventava lancinante ad ogni passo, ad ogni piegamento. Ciononostante aveva intenzione di percorrere, a piedi, il chilometro di strada bianca per recarsi alla messa di mezzanotte, all’impossibile ci era abituata.
Guardava sconsolata la mangiatoia vuota e si era decisa a farlo di marzapane, quando d’improvviso, mentre veniva attirata da una goccia d’acqua che stava per cadere dal soffitto,  un cono di luce policroma e vivida, più del sole a mezzogiorno, proveniente dalla mangiatoia, la avvolse e, per un istante infinitesimo del suo tempo, si ritrovò, stupita e incantata, a viaggiare, lei che solo una volta aveva visto il mare, nell’oceano infinito senza tempo della dimensione che solo a Dio appartiene. Continuava a guardare il presepio ma, ora, c’era Gesù bambino vero, vivo, con le braccine alzate a toccare le mani di Giuseppe, i pastori veri, i fuochi veri, le pecore vere, sotto un cielo stellato, sfavillante come lei non aveva mai visto. Poi, attonita eppure serena, il suo sguardo incrociava quello di Maria, provata ma bellissima, come tutte le mamme dopo il parto, avvolta da un incanto paradisiaco. Le sorrise per un attimo che sembrava eterno, avrebbe voluto parlarle ma si sentì svenire, per un momento perse i sensi e si ritrovò seduta, sul pavimento, come se fosse uscita da un lunghissimo sonno, davanti al suo presepio, mentre la goccia colpiva la testa del pastore di cartapesta. Lo guardava sorpresa, ancora confusa, e con quale meraviglia scorse, sulla paglia della mangiatoia, il bambino di terracotta riapparso lindo, luccicante, riverniciato a nuovo.
Ci mise del tempo per riaversi, mentre si incamminava, in quella notte stellata, dopo la pioggia, che solo alla lontana ricordava quella vista poco prima, fredda ma placida, verso la chiesa per assistere alla messa. Si chiedeva perché proprio a lei questo tuffo straordinario nel Mistero, mentre decideva che avrebbe mantenuto il segreto. Non sentiva più il dolore alle anche e non poteva distogliersi da quel sorriso, che sognava di riguardare, magari osservando la statua della Madonna delle Grazie, nel piccolo santuario dove si stava recando e pensava che, ora, poteva anche morire per rivederlo.
Claudio Gazzoli - Monterubbiano


Dedicato a tutte le donne che, con umiltà, come Maria, si sono votate interamente alla famiglia, senza mai alcun segno di vanagloria,  di esibizione, di esteriorità, conducendo una vita che con i modelli odierni sarebbe considerata “sprecata”, che hanno offerto a Dio la propria sofferenza, che allevavano con cura e amore tutti i figli che arrivavano, privandosi di tutto per loro, che solevano dire sempre, davanti alle avversità, “sarà come Dio vorrà”.



domenica 18 novembre 2018

Cambiato anche il PADRE NOSTRO




La Conferenza Episcopale Italiana ha approvato la nuova versione della preghiera del PADRE NOSTRO cambiando la frase: ".. non indurci in tentazione" con ".. non abbandonarci nella tentazione". Ci sono tanti commenti "non allineati" di teologi e studiosi. Suggerisco il seguente di Don Nicola Bux:
http://www.lanuovabq.it/it/padre-nostro-limportanza-della-tentazione

Di seguito un mio commento all'articolo:
https://cronicasdepapafrancisco.com/2018/11/16/si-vuole-cambiare-il-padre-nostro-per-cambiare-il-senso-della-liturgia/


Durante la messa meno “protestante” a cui riesco a partecipare alcune donne, quando si recita il Padre Nostro, proclamano, da qualche tempo, con enfasi e alzando la voce “… non ci abbandonare nella tentazione”. Mi appare tanto penosa questa esibizione ma altrettanto indicativa di una situazione di fatto. La Messa non è una rappresentazione teatrale moderna dove gli spettatori si sentono anche attori, ai quali il regista spiega il significato più recondito del testo, il contesto della storia, per migliorare la loro performance. E’ la misteriosa riproposizione del mistero sacrificale del figlio di Dio in cui siamo chiamati, indegnamente, a “condividere”. Allora la preghiera non è “per noi”, è “per LUI”, non c’è bisogno che capiamo noi, è DIO che capisce.
Non c’era alcuna urgenza di questa nuova traduzione, se non per ragioni ideologiche, anzi, direi politiche, di adesione al partito, alla squadra del cuore, una specie di rito iniziatorio di appartenenza alla nuova religione, quella dell'uomo di oggi che vuole un dio a sua immagine, sottomesso alla sua infinita, quella sì, ipocrisia.
Forse tra qualche tempo attaccheranno, visto che non è “politicamente corretto”, il numero degli apostoli, affermando che saranno stati almeno 24, per rispetto delle quote rosa e, magari, sostituiranno il vino con la spremuta di melograno, più salutistica.
San Gerolamo, prima di affrontare la traduzione dal testo greco, ha fatto 3 anni di digiuno nel deserto cibandosi di locuste, non di rigatoni alla paiata nelle trattorie vicine al Vaticano. In una sua lettera scrive: «… nel tradurre i testi greci, a parte le Sacre Scritture, dove anche l'ordine delle parole è un mistero, non rendo la parola con la parola, ma il senso con il senso..». Davanti al mistero di quelle parole lui ha tradotto in modo perfettamente letterale (eisénkēs con inducas) il testo greco, per rispetto e sottomissione. Come dice Don Alfredo Morselli “pregare non è fare catechesi…”.


p.s. del 02.06.2019 giorno dopo l'Ascensione:
Stamattina, nella chiesa dove vado, di solito, a messa, due manifesti all'ingresso annunciavano la nuova versione del Padre Nostro, con in grassetto, rosso ovviamente, le parti modificate.
Anche la data mi sembra opportuna, della serie "ora che ti abbiamo rimandato a casa, possiamo cominciare, sul serio, a fare come ci pare...".





sabato 10 novembre 2018

IL FALSO PARADISO




 Tutto ciò che è solido si scioglie nell'aria, tutto ciò che è sacro viene profanato e l'uomo è finalmente costretto ad affrontare i sensi sobri, le sue reali condizioni di vita e le relazioni con la sua specie.
Karl Marx

Le due immagini, la prima dal catechismo dei salesiani di Torino, la seconda dall’ultima campagna pubblicitaria di una nota casa di moda (e non solo) italiana, sembrano così vicine, anche se prese da contesti così diversi. Rappresentano entrambe una famiglia composta, ossimoro raccapricciante, da due uomini con relativa prole. Ma quello che più le avvicina non è il contenuto, incontestabile, quanto l’idea che esse sottendono. Si tratta della ostentazione di una conquista, o, per meglio dire, di una vittoria: quella della cultura post-moderna che vuole l’abbattimento di tutte le differenze, soprattutto quelle sovvertite per volere del “nuovo ordine naturale”, propugnato dal principe del mondo, per il tramite delle sue “fondazioni secolari”. Non bisogna lasciarsi ingannare, la campagna pubblicitaria di una grande azienda non viene decisa per caso e neanche con scopi filantropici, culturali o didascalici. Dietro ai notevoli investimenti che la sostengono c’è sempre un interesse di mercato. Lo scopo ultimo è quello di vendere il prodotto ad un maggior numero possibile di acquirenti facendo sì che i contenuti, la forma, i colori, lo stile siano coerenti con esso. La scelta di presentare una famiglia “omo” è motivata dalla consapevolezza che, ormai, la maggioranza della popolazione non solo non ne viene infastidita ma, anzi, intellettualmente ed emotivamente, compiaciuta, al punto da sentirsi attratta verso quel negozio che, in modo così sottile, suggestivo, garbato, seducente delinea le più recondite inclinazioni verso i piaceri senza confini del vagheggiato paradiso in terra. Anche se alcuni tra noi lo rifiutano, occorre ammettere che questo progetto, in occidente, è ormai arrivato a compimento. Ci sono voluti più di tre secoli, con un’accelerazione da missile balistico negli ultimi cinquant’anni, di metamorfosi, solo apparentemente contraddittorie, dall’illuminismo al relativismo passando per il materialismo e il nichilismo, tutte attraverso il percorso ininterrotto della negazione di Dio, anzi della sua sostituzione con l’uomo stesso. La selezione artificiale, descritta da Konrad Lorentz nel suo profetico “Il Declino dell’uomo”, che “accorda la sua preferenza ai caratteri della sottomissione acritica e della arrendevolezza all’indottrinamento” è già in atto, ha già prodotto i suoi effetti, se, sia la copertina del catechismo, sia il manifesto pubblicitario, possono così tranquillamente passare indisturbati al vaglio delle nostre coscienze di credenti e non. Per poter attuare questo disegno occorreva demolire l’unico baluardo, apparentemente incrollabile, costituito dai Dogmi e dai Principi della Fede, custoditi dalla Chiesa Cattolica. Così se il fedele di un secolo fa’ poteva, costantemente, ripararsi sui robusti bastioni che la Chiesa gli offriva, contro gli attacchi della cultura secolare e, anche se rimaneva lontano, nelle paludi del peccato, sapeva di poter contare su un rifugio certo, un riferimento incrollabile, oggi quei bastioni sono completamente sfaldati, come sabbia, non legata, polverizzati dal vento impetuoso della modernità. A chi rivolgerci, dove aggrapparci? A questo proposito si potrebbero fare migliaia di esempi, basta frequentare siti internet non allineati per trovarli, o frequentare le messe di alcune parrocchie limitrofe… Mi è capitato di leggere, in una lettera autografa scritta da un vescovo ad una persona di mia conoscenza, a proposito del termine Transustansazione, la PRESENZA REALE, la conversione della sostanza del pane e del vino nella sostanza del corpo e del sangue di Cristo (chi di noi credenti può metterlo in dubbio?): «…non si parla più di transustanzazione, la nuova teologia cerca di illustrare il Mistero Eucaristico mediante i concetti di “Transignificazione” (mutazione di significato) e di “Transfinalizzazione” (mutazione di finalità)...». Ma che cos’è questa roba?... Ma perché non se ne stanno buoni, i nuovi teologi, così indaffarati, perché pressati da più parti, ad elaborare la nuova, terrificante, teologia “omo_gender” e magari, per evitare derive malefiche, non prendono in mano il Rosario, tanto non ce la faranno mai ad autogiustificarsi con la Parola di Dio ma solo con l’altra parola, tenebrosa, facilmente riconoscibile. Perché non leggono di più la vita dei Santi? Ecco che cosa scrive San Giovanni Bosco (che si rigira nella tomba... per i suoi Salesiani), in un suo libretto intitolato Il mese di maggio (8° giorno del mese, pag. 56-57): «Nell’Eucaristia Gesù Cristo ci dà il suo corpo, il suo sangue, la sua anima e la sua divinità sotto le specie del pane e del vino consacrati. Questo è il più grande prodigio della potenza Divina. Con un atto di amore immenso verso di noi, Dio trovò modo di dare alle anime nostre un cibo proporzionato e spirituale, cioè la medesima sua Divinità».
Ma siamo poi così sicuri che quello sfondo bucolico, il prato fiorito e la gaiezza che appare nella “famiglia” del catechismo e quell’atmosfera disincantata, sorridente e appagata della “famiglia” pubblicitaria siano il punto di arrivo “dell’uomo che volle farsi Re”? Il Nirvana della religione dell’IO, il paradiso in terra così agognato dai propugnatori della nuova religione?
Non è che per caso questo falso paradiso in terra, ce lo siamo meritato come anticipo dell’inferno vero, noi uomini di poca fede che poco abbiamo fatto per combattere il maligno… in tutte le forme… egualitarismo, materialismo, nichilismo, omosessualità, relativismo, perbenismo politically correct… Forse perché questa illusione ci faceva comodo, il benessere ci faceva comodo, la libertà dei costumi ci faceva comodo, la tolleranza ci faceva comodo, il perdonismo ci faceva comodo, l'ingiustizia ci faceva comodo, l'indulgenza ci faceva comodo. In una specie di processo che si autoalimenta, senza freni, abbiamo abbattuto tutti i tabù… abbiamo preso il posto di Dio per la religione del piacere, sottomettendoci agli idoli effimeri della modernità. Allora Dio ci ha lasciato da soli nel deserto dei godimenti, senza vero appagamento, delle nostre anime sterili che si alimentano solo del vento arido della concupiscenza con tutte le “carni” possibili di questo mondo… e allora “uomo dio” fai da solo!!…questa è la chiesa che ti meriti! Visto che la dottrina Cattolica ti inibisce troppo, fattene una tutta tua… l'edonismo spensierato, la falsa democrazia, la falsa libertà, la falsa uguaglianza, la falsa giustizia, la falsa solidarietà, la falsa carità, la falsa comunicazione, il falso benessere, il falso piacere, la falsa felicità, la falsa moralità, la falsa misericordia...


lunedì 29 ottobre 2018

SINODO DEI GIOVANI

mentre al Sinodo dei giovani si balla... migliaia di giovani, nel mondo, vivono
 nel ricordo straziante della violenza subita da parte di religiosi orchi, perversi e indifferenti

si è concluso sabato scorso, dopo il ballo del venerdì sera, il Sinodo dei Giovani.
Non entro nel merito del documento finale, dico soltanto che è molto simile, nella forma e nella tecnica di comunicazione, ad altri documenti di questo pontificato come Amoris Laetitia: non definire, non entrare nel dettaglio, non argomentare... lasciare alla libera interpretazione. Mi ricorda il modo in cui sono scritte alcune norme di legge... Inoltre non c'è alcun accenno allo SCANDALO DELLA PEDOFILIA e della pratica sessuale ed omosessuale da parte di chi dovrebbe invece dare il buon esempio..

Per l'analisi del testo rimando alle ottime considerazioni di Andrea Zambrano:

e di Aldo Maria Valli:


aggiungo una considerazione un po' più generale:

se c’è una virtù degli educatori, a cui i giovani sono molto sensibili, essa è la CREDIBILITÁ, mentre riescono a percepire qualsiasi segnale di ipocrisia, che della credibilità costituisce l’antitesi. Non siete credibili se non vi cospargete, anche fisicamente, di cenere, da capo a piedi, rendendo pubbliche tutte le ignominiose malefatte della carne, se non “avviate un processo” di totale trasparenza ed estirpazione delle metastasi inopinatamente nascoste, se non “uscite” verso la luce del rispetto rigoroso della tradizione e della Dottrina immutabile della Chiesa, dalle tenebre della profanazione ideologica, dove avete barattato la pura aspirazione verso l’Altissimo con il piacere intellettuale dell’utopia del paradiso in terra. Non siete credibili perché per loro, che sanno essere furbi, non è difficile "sgamare" il vero motivo per cui volete far entrare nella norma quello che è fuori dalla norma naturale e soprattutto dalla norma Divina… Tutte queste comprensioni, indulgenze, condivisioni, contiguità, leziosaggini, affinità, attrazioni, seduzioni, ambiguità, amenità, trasgressioni… i giovani ce l’hanno già, compresi chitarre, balli, sballi, bastoni biforcuti, tatuaggi, piercing, braccialetti… Quello che gli manca, spaventosamente, è quello che voi, con premeditazione “ispirata”, avete soppresso: un riferimento certo, un’alternativa santa, pura, incrollabile e perciò edificante, dove riorganizzare la loro vita e risolvere le loro sconfinate insicurezze.







mercoledì 24 ottobre 2018

ALCUNI COMMENTI PUBBLICATI



Il vescovo di Roma torna a parlare del DUBBIO (incontro con i seminaristi del 16 ottobre scorso) quale categoria del pensiero, metodo per arrivare alla verità: "...la croce del dubbio è una croce, ma feconda. Io non ho fiducia nelle persone che non dubitano mai..." . Ma questa è filosofia...! La FEDE non è psicologia, opinione, intellettualismo è ADESIONE TOTALE A GESU' CRISTO! Ma poi, compito del sacerdote non dovrebbe essere quello di accompagnare, senza esitazioni, la mano di chi è in ricerca a toccare il costato di Gesù?

"Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto hanno creduto" Gv 20,29.


Una tale scrive:

"...Voi siete rimasti al concilio di Trento..... il non dubitare è sintomo di ottusità mentale, mente chiusa, e cuore chiuso.... "

il mio commento:
"porto sempre con me il ricordo di alcune donne di paese, in particolare due sorelle, Maria e Anna, che erano costantemente in chiesa quando, di mattina, servivo la prima messa, come chierichetto. Una delle due non sapeva leggere e scrivere, aveva passato la sua vita a servizio, l’altra sapeva soltanto leggere. Vivevano con una piccola rendita, solo una porzione della pensione minima di oggi, erano povere, con i criteri odierni, ma soprattutto “povere in spirito”, come le vuole Gesù. La loro umiltà ammantava tutte le altre virtù. La loro devozione era semplice ma esemplare, edificante, il loro sguardo luminoso, costantemente rivolto verso un punto all'infinito, lasciava trasparire la genuina tensione verso l’Altissimo. Ora, quando penso a loro, le vedo raggianti, alla destra di Dio. Se le “alte gerarchie” avessero anche solo una porzione di briciola della loro fede immensa, incrollabile, senza neanche una irrilevante apparenza del dubbio, non ci troveremmo nelle condizioni sciagurate, paradossali e senza via d’uscita della Chiesa di oggi. Solo la nuova barbarie della modernità può definire “ottusa” quella fede inarrivabile."






Tiziano: amor sacro e amor profano

Alcune suore domenicane, ad un incontro di Albano:

"... per quanto sia fondamentale la conversione pastorale, siamo convinte che questa non basti. Crediamo che la teologia sia chiamata oggi a ripensare con coraggio, secondo la sua specifica vocazione alla ricerca, le questioni relative al mondo LGBT. Non siamo ingenue; siamo ben coscienti della complessità di tali questioni e sappiamo bene come indebite semplificazioni non giovino a nessuno. Crediamo anche di avere chiare le esigenze radicali che la santità, vocazione di tutti, omosessuali ed eterosessuali, richiede: non siamo certo per quella banalizzazione dell’amore e della sessualità alla quale la morale cattolica si è sempre giustamente opposta. Dal momento però che tale morale non ha a fondamento la paura dell’amore, ma il desiderio di aiutare le persone ad amare di più e ad amare meglio, ci pare doveroso chiederci se, allo stato attuale, essa consenta realmente questo alle persone omosessuali; è legittimo dubitare che sia così. Per questo insieme ad altri stiamo pensando a qualche iniziativa che possa sollecitare nei contesti accademici la ricerca teologica alla luce, come sempre, del Vangelo e dell’esperienza umana, e dunque nel fondamentale ascolto e dialogo con tanti, a incominciare dalle persone omosessuali e dalle loro famiglie”.


il mio commento:
amare di più o amare meglio in che senso ? e poi quale “amore” … eros o agape… che cosa vuol dire che per amare meglio ho bisogno di andarci a letto? ma siamo proprio sicuri che l’amore di cui parla Gesù e tutta la dottrina abbia qualcosa a che vedere con la sessualità? vogliamo proprio cadere nell’equivoco satanico di cui è piena la letteratura anticristiana?... se io sono tenuto ad amare i miei nemici… ci devo andare a letto per esplicitarlo meglio? … Porto tutto il rispetto nei confronti di una persona non vedente… ma questo non vuol dire che se lui avesse il desiderio di prendere il brevetto di pilota di jumbo jet, per amore della sua situazione, bisognerebbe per forza darglielo… questo è impedito dalle norme ma, prima di tutto, dalla ragione e dal buon senso che poi è il codice di natura…. Ma perché queste suore non si occupano di più di preghiera, per la salvezza delle anime, soprattutto delle proprie, visti i presupposti…  Se io amo mia moglie, non devo "amare" nessun altra/o perché vorrebbe dire che ci dovrei andare a letto? non è solo confusione mentale è caos favorito alla grande dall'affabulatore rosso fuoco... Non è che per caso l’amore di cui parla ripetutamente il Vangelo è il riflesso dell’amore di Dio per l’uomo… e non credo che si possa parlare di risvolti sessuali !!?.





giovedì 20 settembre 2018

PAURA DI TESTIMONIARE





PAURA DI TESTIMONIARE
A guardare, stupefatto, il video della “non benedizione” impartita ai giovani a Palermo:

https://www.lalucedimaria.it/la-benedizione-senza-segno-della-croce-di-papa-francesco-ai-giovani-di-palermo-video/

mi è venuta in mente Santa Cecilia e la sua tomba nella chiesa omonima in Trastevere. Luogo di purezza somma dove possiamo portare ad incenerire le nefandezze che avvengono quotidianamente nella nuova chiesa. Ogni 7 giorni circa c'è un martire Cristiano nel mondo. Non possono scegliere, non ne hanno neanche il tempo. Vengono massacrati in attentati, ovviamente senza preavviso. Ai primi martiri veniva data una possibilità, potevano anche far finta di adorare in pubblico i dei pagani per ritornare in privato alla loro fede.
Che cosa lega la commovente e sublime scultura di Stefano Maderno che raffigura Santa Cecilia, riprodotta così come fu ritrovata nella sua tomba, alle facce insolenti che attorniano uno stralunato vescovo di Roma a Palermo, nel video di cui allego il link?
La TESTIMONIANZA, proclamata col coraggio di una FEDE immensa da Cecilia e invece negata per paura, a causa di una fede smarrita, dalla Chiesa di oggi.
In fondo, ragionando con le odierne categorie, ma chi glielo ha fatto fare ad una ragazza bellissima, figlia di una nobile famiglia romana, a rifiutarsi di incensare e NON OFFENDERE la statua dell'imperatore, avendo in salvo la propria vita?
Ho cercato di trascrivere il testo della NON BENEDIZIONE:
“..Vorrei darvi la benedizione, io so che tra voi ci sono giovani cattolici, cristiani, di altre tradizioni religiose, alcuni agnostici, per questo darò la benedizione a tutti e chiederò a Dio che benedica quel seme di inquietudine che è nel vostro cuore: “Signore, Signore Dio guarda questi giovani, tu conosci ognuno di loro, tu sai cosa pensano, tu sai che hanno voglia di andare avanti, di fare un mondo migliore. Signore, fateli ricercatori del bene e di felicità. Fateli operosi nel cammino e nell’incontro con gli altri, fateli audaci nel servire, fateli umili nel cercare le radici e portare avanti per dare frutti, avere identità, avere appartenenza. Signore, Signore Dio accompagna tutti questi giovani nel cammino e benedire tutti, amen”
Poi un gesto di saluto “circolare”, non un segno di benedizione.
Mi chiedo quale benedizione? nessun segno di benedizione… abbiamo superato anche i segni liturgici a favore solo della sola parola? Ma poi la benedizione quale invocazione della grazia di Dio o di un dio di tutti, sincretico, omnireligioso… ?
Quindi il riferimento alla INQUIETUDINE dei giovani: ma la “inquietudine” (dal voc. TRECCANI: l’essere inquieto; stato d’animo turbato, senso di apprensione, di ansia provocato soprattutto da incertezza, timore, preoccupazione) casomai va superata e il capo della Chiesa dovrebbe dire che la inquietudine si dissolve in Gesù, unica soluzione per i nostri timori terreni, le nostre ansie, le nostre preoccupazioni. Questa inquietudine, invece, ha qualcosa di inquietante…
Non poteva mancare il riferimento programmatico al “mondo migliore” ma è proprio questo lo scopo primario dell’essere Cristiani? La felicità si trova ricercando il bene (quale bene ?) o seguendo Gesù.
Alla fine quel gesto “rotatorio” fatto con la mano della benedizione… è per non offendere o si tratta del nuovo segno della nuova religione universale?
Non è che per non oltraggiare qualche agnostico, presente alla messa per dovere o per non dispiacere alla mamma o alla moglie, o qualche curioso ateo o di altra religione, che potrebbe essersi intrufolato, il celebrante non darà più la benedizione finale? o magari rivedremo presto quel gesto rotatorio? O magari non procederà alla consacrazione per non recare fastidio ai celiaci e agli astemi presenti, o non reciterà il credo per non urtare qualcuno che potrebbe non crederci, o, magari, alla fine, trasformare la santa messa in mensa eucaristica per non oltraggiare la moltitudine di cattolici ammaliati, come quelli del “cerchio magico”, dalla dottrina del grande riformatore.
La non benedizione è come il non compleanno nel mondo sottosopra di “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Ormai tutto è “INVERTITO” nel mondo parallelo dell’antimateria (o dell’antispirito). Sarebbe buffo se non fosse tremendamente tragico. Ma forse siamo noi, “cani selvaggi”, che non capiamo, non abbiamo alcuna possibilità di comprendere la logica sofisticata, il recondito contenuto di spiritualità, alla rovescia (ma “alla rovescia” mi ricorda qualcuno…), come molti religiosi conniventi si affannano di spiegarci, della copertina del catechismo per bambini con una coppia omo, dei paramenti sacri indossati da volgari cortigiane fotografate poi in affettuoso abbraccio con chierici impudichi, dei balletti davanti all’altare e tanto altro ancora… Siamo troppo banali e troppo normali. Siamo “piccolo borghesi” fatti di elettroni con carica negativa e protoni con carica positiva.

da ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE
“Allora dovresti dire quello a cui credi”, riprese la Lepre Marzolina.
“È quello che faccio”, rispose subito Alice; “almeno credo a quello che dico, che poi è la stessa cosa.”
“Non è affatto la stessa cosa!”, disse il Cappellaio. “Scusa, è come se tu dicessi che vedo quello che mangio è la stessa cosa di mangio quello che vedo!”
– Sarebbe come dire, – soggiunse la Lepre di Marzo, – che «mi piace ciò che prendo», sia lo stesso che «prendo ciò che mi piace?» – Sarebbe come dire, – aggiunse il Ghiro che pareva parlasse nel sonno, – che «respiro quando dormo», sia lo stesso che «dormo quando respiro?».


Per fortuna, nel mondo normale, la CHIESA VERA, prima dell’inversione, ha da dirci parole eccelse. Ne cito alcune, tanto sono “paurosi” e non avranno il coraggio di “martirizzarmi”.
da Evangelii Nuntiandi di Paolo VI   
14. EVANGELIZZAZIONE, VOCAZIONE PROPRIA DELLA CHIESA
"La Chiesa lo sa. Essa ha una viva consapevolezza che la parola del Salvatore - «Devo annunziare la buona novella del Regno di Dio» [34] - si applica in tutta verità a lei stessa. E volentieri aggiunge con S. Paolo: «Per me evangelizzare non è un titolo di gloria, ma un dovere. Guai a me se non predicassi il Vangelo!» [35].  ..... «Vogliamo nuovamente confermare che il mandato d'evangelizzare tutti gli uomini costituisce la missione essenziale della Chiesa» [36], compito e missione che i vasti e profondi mutamenti della società attuale non rendono meno urgenti. Evangelizzare, infatti, è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare, vale a dire per predicare ed insegnare, essere il canale del dono della grazia, riconciliare i peccatori con Dio, perpetuare il sacrificio del Cristo nella S. Messa che è il memoriale della sua morte e della sua gloriosa risurrezione"

dal DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II a Toronto VEGLIA CON I GIOVANI Sabato27 luglio 2002:
.Cari giovani, lasciatevi conquistare dalla luce di Cristo e fatevene propagatori nell'ambiente in cui vivete. "La luce dello sguardo di Gesù - è scritto nel Catechismo della Chiesa Cattolica - illumina gli occhi del nostro cuore; ci insegna a vedere tutto nella luce della sua verità e della sua compassione per tutti gli uomini" (n. 2715).
Nella misura in cui la vostra amicizia con Cristo, la vostra conoscenza del suo mistero, la vostra donazione a Lui saranno autentiche e profonde, voi sarete "figli della luce", e diventerete a vostra volta "luce del mondo". Perciò io vi ripeto la parola del Vangelo: "Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16).

da MESSAGGIO DI San GIOVANNI PAOLO II PER LA IV GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU'  27 novembre dell'anno 1988:
“….La verità è l'esigenza più profonda dello spirito umano. Soprattutto i giovani sono affamati della verità intorno a Dio e all'uomo, alla vita ed al mondo. Nella mia prima enciclica «Redemptor Hominis» ho scritto: «L'uomo che vuole comprendere se stesso fino in fondo, - non soltanto secondo immediati, parziali, spesso superficiali e perfino apparenti criteri e misure del proprio essere - deve, con la sua INQUIETUDINE e incertezza ed anche con la sua debolezza e peccaminosità, con la sua vita e morte, avvicinarsi a Cristo» («Redemptor Hominis, 10). Cristo è la parola di verità, pronunciata da Dio stesso, come risposta a tutti gli interrogativi del cuore umano. E' colui che ci svela pienamente il mistero dell'uomo e del mondo.
- Hai già scoperto Cristo, che è la vita?
Ciascuno di voi desidera tanto vivere la vita nella sua pienezza. Vivete animati da grandi speranze, da tanti bei progetti per l'avvenire. Non dimenticate, però, che la vera pienezza della vita si trova solo in Cristo, morto e risorto per noi. Solo Cristo è capace di riempire fino in fondo lo spazio del cuore umano. Egli solo dà la forza e la gioia di vivere, e ciò nonostante ogni limite o impedimento esterno….”

Non oso neanche pensare di poter essere degno di COMMENTARE.

Un “cambio di paradigma” o UN CAMBIO DI RELIGIONE !?

p.s. del 15 giugno 2019

"UN CAMBIO DI RELIGIONE."