Si può dire che il cammino della Chiesa negli ultimi 60 anni è corso appaiato a quello della società occidentale, come due binari paralleli, sui diversi ambiti lungo i quali si è sviluppata la società civile o, meglio, il sistema di potere che si attribuisce il diritto inalienabile ed autoreferenziale di rappresentarla. Segnalo solo due ambiti, ma significativi.
L’AMBITO DELLA LEGGE
La relativizzazione della legge che non è più un riferimento assoluto, quindi non è uguale per tutti, perché dipende dalle circostanze, dalle condizioni economiche, dallo stato d'animo, dalla ideologia politica dominante, in una sorta di determinismo politico sociologico che ovviamente non rende tutti uguali sia come individui sia come entità. Si pensi alla disparità enorme nell'applicazione di principi basilari come quelli relativi alla sicurezza delle persone. Da una parte gli obblighi severi e innumerevoli per i cittadini titolari di attività, dall’altra gli obblighi degli enti dello Stato. Un esempio per tutti, quello della pericolosità delle nostre strade, ma se ne potrebbero fare migliaia...
E la Chiesa: l’abbandono completo della Legge, anzi la sua applicazione al contrario, la relativizzazione del peccato, per il quale occorre guardare alle condizioni sociali, politiche, alle spinte del mondo, alle tentazioni irrinunciabili dei corpi. Dal peccato individuale al peccato collettivo, dalla teologia morale alla lotta politica. Non bisogna essere così rigidi tanto la Misericordia di Dio è infinita (mentre la Sua Giustizia nooo....).
Ci sono binari che arrivano, prima o poi, ad uno snodo, prima del quale occorre scegliere da che parte andare. Prima del burrone, prima dello sfacelo. Snodi che dovrebbero far sobbalzare, se solo rimanesse, integro, un tenue legame con la Storia, una impercettibile parvenza della Grazia. La legge che si sta approvando in questo paese è ad un livello di barbarie superiore alle leggi razziali approvate dal fascismo nel 1938, che costituiscono una macchia indelebile nei registri del parlamento. Solo che quelle leggi discriminavano la razza o, per meglio dire, l’origine genetica, queste discriminano il pensiero, condannando severamente la libera espressione delle idee, fondamento della civiltà, per di più su argomenti ridicoli se non fossero tremendamente tragici, la cui infondatezza sta scritta nel grande libro della natura che ora vogliono bruciare.
E la Chiesa si presta al gioco, torbido e ipocrita, delle parti e, invece di gridare dai propri pulpiti allo scandalo, fa capire di essere complessivamente d’accordo, solo con qualche distinguo, con i suoi soliti scialbi, sommessi SO, SO, NI, NI. Inoltre tollera le benedizioni alle coppie dello stesso sesso, si dichiara, per bocca del suo satrapo, favorevole alla regolamentazione giuridica dei loro matrimoni, ripudiando in modo inaudito e irriverente gli insegnamenti dei Padri, solo con lo scopo ormai palese di consentire ad una pletora di religiosi depravati di autogiustificarsi.
L’AMBITO DELLA STORIA
Quello che è avvenuto dagli anni sessanta è l’abbattimento sistematico del nostro passato, delle nostre origini, perché strumentale al piano di sostituzione della nostra cultura. Se uno chiede ad un ragazzo chi fosse Cesare, risponderebbe magari il pizzarolo della Garbatella o Carlo Magno, un antico campione delle abbuffate con i piatti della cucina casareccia.
La Chiesa ha fatto altrettanto abbattendo la tradizione secolare, costringendo, ma è solo uno degli infiniti esempi, le monache di clausura a sottoporsi a corsi di aggiornamento (anche questo sarebbe esilarante se non fosse devastante), abbandonando la Vera Liturgia che non si insegna più nei seminari, come dimostra la risposta di un vescovo ad un fedele che chiedeva la disponibilità di una chiesa per la celebrazione della Messa di Sempre: “ma io quella roba lì non so neanche cosa sia….”.
Giornate di calura insolita, il cielo di novembre nel caldo afoso di agosto. Una nebbia che pervade le colline, le spiagge, che rende invisibili le montagne e le stelle, una cappa che opprime i nostri pensieri, che vorrebbe saturarli di liquido appiccicoso e ripugnante, diluendoli nella palude dove tutto è uguale, dove precipitano pure i miraggi ingannevoli dell’arcobaleno, dove il grigio, che tutto pervade, sfuma nel rosso fuoco di un tramonto senza fine.
Quale vulcano ha un camino così profondo da collegarsi direttamente alla camera magmatica dell’Averno? E quando è esploso?
Non è poi così difficile individuarlo, anche se efficacemente mascherato da un giardino rigoglioso, da un prato ombreggiato da pini così familiari, dalle parti del colle Vaticano. Non è difficile identificarlo nello spazio e nel tempo per chi non ha gli occhi impiastricciati da quel liquido appiccicoso e non dimentica. Basta riandare con la memoria a quel festino sconvolgente dell’ottobre 2019, con i deretani per aria di frati e sacerdotesse, eccellenze, eminenze e santità in adorazione di un mostruoso pezzo di legno e di un priapo dall’attributo ben manifesto. E l’ordine religioso di quel frate, di grande prestigio, che non spende una parola davanti a questo scempio, anzi… Quel passaggio del Mar Rosso all’incontrario, quel ritorno all’Egitto del nuovo politeismo, da parte del popolo della Nuova Alleanza, con Satana a sollevare irridente le acque vorticose, è l’esplosione finale del vulcano in attività da qualche centinaio di anni.
Il passaggio al nemico, da parte della Chiesa, ora non è più occultato.
P.S.
piccoli esempi:
1. Rende l’idea di come siamo messi: mi capita di leggere la lettera di una suora, che si firma sr Anna Monia Alfieri, ad un tale che non conosco, non ho mai visto né ascoltato una battuta di una sua “canzone”, ma che, mi dicono, è seguitissimo dai giovani. Tutto condivisibile, per carità, ma non c’è alcun riferimento a quella che dovrebbe essere la sua principale, ma secondo me unica, missione, la sua chiamata, la sua testimonianza. L’unico riferimento vago è ad un certo “Qualcuno”… Davanti ai leoni affamati, migliaia di martiri hanno testimoniato l’Unico Vero Dio.
2. L’ALTRA MESSA. Alla messa a cui o assistito, qui dove mi trovo, dalla parte finale della Consacrazione, al Padre Nostro, l’organista ha suonato la “Marcia Turca” di Mozart. Forse in omaggio all’appartenenza del musicista? O magari solo a causa della spaventosa esiguità del patrimonio della musica liturgica? O non esiste più una "musica liturgica"? Ma poi, non bisognerebbe fare silenzio almeno durante la Consacrazione?