lunedì 22 gennaio 2024

NON È UN PAESE NORMALE

Il Liceo Classico “Annibal Caro” di Fermo ha trasferito la propria sede, dall’inizio di questo anno scolastico, nei locali di un ex ristorante in zona Santa Caterina, per i lavori di manutenzione straordinaria del tetto dell’edificio, con tutti i disagi e i costi che questo ovviamente comporta.
Che cosa si sarebbe fatto in un paese normale ? Si sarebbe preparato il progetto, sia negli aspetti prettamente tecnici sia in quelli logistici e di installazione del cantiere, si sarebbero predisposti i piani di sicurezza, si sarebbe proceduto all’espletamento della gara di appalto, compresi tutti gli innumerevoli oneri burocratici, si sarebbe definito il cronoprogramma, in modo che già al primo luglio 2023 poteva essere avviato il cantiere dei lavori. Ora siamo a fine gennaio 2024 e dei lavori in via Leopardi nessuna traccia.

Ma questo non è un paese normale. Non lo è mai stato, ma ora siamo veramente "una mera espressione geografica".
Quando ero studente, tanti anni fa, Fermo era la città degli studi, ora è la città dei balocchi.

Claudio Gazzoli

 

 

 


venerdì 12 gennaio 2024

UN RIEPILOGO DEI MESSAGGI SCAMBIATI CON LE MONACHE DI CASCIA in merito alla pubblicazione della rivista Dalle Api alle Rose numero nov-dic 2023, interamente dedicata alla "accoglienza" delle persone "omo".



- il 10 gennaio mattina ho inviato a mio nome una mail di disapprovazione direttamente al monastero e al rettore della basilica di Santa Rita a Cascia, già pubblicata in questo blog.
- il pomeriggio dello stesso giorno ricevevo una mail di risposta da parte della redazione della rivista, che iniziava con "Caro Claudio" ma si limitava a considerazioni molto generiche, intrise di mieloso sentimentalismo e delle espressioni oggi in voga: "inclusione", "Dio ci ama così come siamo", "attenzione per l'altro", "gli esclusi", "gli ultimi", "todos, todos, todos", "l'ascolto", "il dialogo"... Avevo intuito che si trattava di una mail prestampata, ma non ci volevo credere.
- Il giorno 11 inviavo di nuovo una mail, questa volta solo al monastero, di replica alla loro diciamo "presa in giro". A questa mail nessuna risposta.
- Mia moglie, di propria iniziativa, inviava una sua mail di protesta, di tono se vogliamo più pesante del mio, con vari riferimenti alla Sacra Scrittura, inoppugnabili.
- Oggi mia moglie riceve una mail di risposta, identica alla mia, che iniziava con Cara Miria.

Ricevo, purtroppo, tante mail commerciali di propaganda che iniziano con Caro Claudio, sembra proprio una di quelle... solo che stavolta so che vogliono vendermi una colossale menzogna.
Senza alcun pudore hanno preparato quella porcheria e contestualmente la risposta, sgangherata e altrettanto perniciosa, alle lementele che, evidentemente, si aspettavano numerose. Proprio come chi ha preparato il virus e contestualmente l'antidoto, più letale del virus medesimo. Un'unica immensa regia.
Credo che ormai, monasteri, conventi, consacrati, sacerdoti sono chiamati a tenere in piedi un castello colossale di carte truccate che compone una incommensurabile, quasi infinita menzogna. Ma se possono riuscire a fare fesso qualcuno, non possono raggirare Nostro Signore.
Stanno giocando con il fuoco dell'Inferno, ma non lo sanno perché ormai i più di loro non ci credono, semplicemente perché non credono.
E tutto questo sta avvenendo in uno dei santuari più visitati, di una Santa tra le più venerate al mondo.
 
 
La rivista è scaricabile dal blog di Sabino Paciolla: 
 
 
 
 
La mia prima lettera al monastero e al Rettore della Basilica di Santa Rita
 
Buon giorno
Mi è capitato di leggere alcuni brani della vostra rivista Dalle Api alle Rose, numero 6, nov-dic 2023. Al di là di varie amenità, come quella che indica nella “inospitalità”, e non nel peccato di sodomia, la distruzione di Sodoma e Gomorra, mi colpisce in particolare l’editoriale del Direttore e l’articolo del Rettore della Basilica padre Luciano De Micheli, entrambi consacrati e quindi maggiormente responsabili.
Ora io mi chiedo e vi chiedo, ma chi siete voi per contraddire lo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica ? Visto che lo stesso al punto 2357 recita:  “…. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che « gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati ». Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.” E al punto 1867  elenca il “peccato dei Sodomiti”, quello che nel Catechismo di San Pio X veniva chiamato il “peccato impuro contro natura”, tra i “peccati che gridano verso il cielo”.
Sono rimasto nauseato dalle parole del Rettore della Basilica dove è custodito il corpo di Santa Rita, venerata in tutto il mondo. Leggere: “… scoprire le risorse spirituali delle relazioni, anche omosessuali…”, senza alcun accenno al peccato e senza ricordare il requisito fondamentale richiesto alla persona “omosessuale”, affermato al punto  2359 del CCC “le persone omosessuali sono chiamate alla castità”, è un’offesa a Dio che non mi aiuta affatto nel mio cammino di affrancamento dal peccato e anzi mi scandalizza.
Per lo scandalo che avete dato, per il ruolo che ricoprite, in un Santuario così prestigioso per la cristianità intera, se non vi dimettete dai vostri relativi incarichi e non pubblicherete una smentita a tutte le bestialità contenute in quella rivista, allora vi consiglio di seguire il suggerimento di Gesù, legandovi al collo una macina di mulino, di quelle che si trovano ancora da quelle parti, come la macina del mulino di Margherita Lotti e Paolo Mancini, e gettandovi negli abissi del mare.
Claudio Gazzoli

Se qualcuno vuole inviare una mail di PROTESTA fornisco gli indirizzi:
monastero@santaritadacascia.org
infobasilica@santaritadacascia.org



LA RISPOSTA DELLA REDAZIONE DELLA RIVISTA
Avevo deciso di non pubblicarla perché ritenevo, anzi speravo, che si trattasse di una risposta "personale". Così non è stato, quindi eccola:

Caro Claudio, 

le rispondo dalla redazione di Dalle Api alle Rose, a nome delle monache del Monastero Santa Rita da Cascia, portandole innanzitutto il loro grazie per averci scritto. Ogni riflessione è per noi preziosa e tutte le opinioni hanno il nostro rispetto, perché Santa Rita, coi suoi insegnamenti, è patrimonio dell’umanità intera.

Ci dispiace se la rivista di novembre-dicembre non è stata di vostro gradimento. Il nostro obiettivo era affrontare il tema del Natale Nel tentativo di riflettere sul valore cristiano della nascita di Gesù, che ci rende “tutti figli di Dio”, come riporta il titolo. Il desiderio che avevamo era invitare a non escludere nessuno, perché il Signore non esclude nessuno dal suo abbraccio di Padre. 

Gesù è venuto e sempre viene proprio per raggiungere tutti, unire tutti, perché non esiste un elite di persone per Dio, anzi per lui siamo tutti figli, tutti amati, diversi eppure uniti nel suo amore. Uno sguardo, quello dell’amore e della fratellanza, che è stato messo in pratica anche dalla nostra Santa Rita, che nella sua vita è stata vicina principalmente ai più fragili, agli esclusi, praticando sempre l’ascolto e il dialogo, in virtù dell'amore e della pace comuni. Perciò, abbiamo sentito la necessità di toccare il tema dell'accoglienza, come spesso abbiamo fatto sempre sulle pagine della nostra rivista, verso le minoranze, verso gli ultimi, verso gli emarginati, verso i peccatori, perché è parte del nostro presente, della quotidianità di tanti che bussano al cuore di noi monache per ricevere conforto e accoglienza, appunto. 

Non vogliamo andare contro nessuno, tanto meno contro i principi della nostra fede, bensì essere a favore di una Chiesa dove ci sia ascolto e accoglienza per tutti, come il Santo Padre ci invita a fare, perché la Chiesa è una famiglia inclusiva e non esclusiva. Non c'è un'intenzione strumentale. Come monache, siamo un ponte per tutti, nessuno escluso perché questa è la volontà di Dio: indichiamo la strada, poi sarà Lui a condurre ogni persona nel suo cammino.  Non c’è neppure giudizio nelle nostre parole, poiché riteniamo che non stia a noi giudicare ma solo a Dio, e che sia invece nostro compito esercitare la misericordia. 

Nessuno di noi può dire di non essere peccatore nessuno può considerarsi migliore degli altri, ma mai Dio ci escluderà per questo. Anzi, Gesù è venuto e viene proprio per i peccatori, e noi come lui non accettiamo il peccato ma non allontaniamo i peccatori.

Speriamo di aver così meglio chiarito le ragioni della nostra scelta, sicuramente forte e importante… importante anche per tutte le famiglie che vivono una situazione simile a quella che abbiamo voluto raccontare. 

La saluto, approfittando per dirle che le monache assicurano la loro preghiera, per lei e per i suoi cari. 

Un saluto da Cascia.

 

 

LA MIA REPLICA alla loro risposta

Ringrazio per la vostra risposta della quale apprezzo il tono ma non il contenuto. Voi non avete replicato alle mie osservazioni che peraltro fanno riferimento a punti inalienabili della Dottrina perenne. Negli argomenti che riguardano la nostra fede e quindi la nostra salvezza non si possono impiegare perifrasi generiche, soprattutto da parte di chi ha professato in modo solenne di “aiutare la missione salvifica della Chiesa”.
Quale esortazione la Chiesa deve dare ad una persona con quelle inclinazioni ? La stessa che è tenuta a dare a ciascuno di noi, come peraltro ha sempre fatto, fino alla rivoluzione in corso: la costante vigilanza contro la concupiscenza della carne, come ci insegna appassionatamente Sant’Agostino. Certo che costa un sacrificio anche grave e tormentato ma non è paragonabile alle flagellazioni, anche contro le tentazioni della carne, a cui si sottoponeva Santa Rita, dalla quale non potete certamente avere il più pallido consenso. Lusingare invece sulla presunta accoglienza, da parte di Nostro Signore, di una relazione oggettivamente peccaminosa, anche se camuffata di licenzioso sentimentalismo, è indurre al peccato, con tutte le conseguenze che solo la deriva neoprotestante in atto può illudersi di disconoscere.
Il nostro comportamento deve discendere dalla Parola di Dio, così come ci è stata rivelata e dalla dottrina perenne della Chiesa; non è vero il contrario, ovvero che pur di giustificare le nostre inclinazioni e quindi la nostra condotta, arriviamo a modificare, anzi a falsificare la Parola di Dio. La vostra interpretazione del passo della Lettera ai Romani e dei motivi alla base della distruzione di Sodoma e Gomorra, oltre ad apparire ridicola ma strumentale all’annullamento del peccato, senza alcun fondamento filologico, come può constatare uno studente del primo anno del ginnasio, che si prenderebbe “due” dal professore di greco qualora presentasse quella traduzione, è contraria a millenni di esegesi biblica da parte dei padri della Chiesa e dunque mi sento di dirvi, da umile peccatore, che state mettendo seriamente in pericolo la salvezza delle vostre anime, visto che si tratta di un peccato contro lo Spirito Santo.
Ricordiamo sempre la risposta di Pietro al sommo sacerdote: «bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini» (At 5, 29). Ma più delle mie vane parole, vale quanto detto dalla Madonna alla piccola Giacinta di Fatima: «i peccati che portano più anime all’Inferno sono i peccati di carne».
Pregherò Santa Rita per la mia e la vostra conversione.
Claudio Gazzoli

 

 

LA LETTERA DI MIRIA

Buonasera, 

scrivo per commentare brevemente la Vs rivista di cui all'oggetto. C'è un solo commento adeguato: scandaloso. E Nostro Signore non é molto tenero nel dare consigli a chi dà scandalo. Ma dire che la vostra rivista dà scandalo é troppo poco. Mettere mano alla Sacra scrittura per modificarne i contenuti al fine di giustificare un peccato e farlo diventare una condizione normale da accogliere è davvero un affronto a Nostro Signore morto in croce per i nostri peccati, per riscattarci con il Suo preziosissimo Sangue. Calpestare il Sangue sparso di Nostro Signore in questo modo é davvero orribile e ancor più orribile se viene da chi, almeno apparentemente, ha consacrato la vita a Lui. Nostro Signore non ha mai giustificato il peccato, mai sminuito, all'adultera salvata dalla lapidazione ha detto "va' e non peccare più". Giustificare il peccato significa rendersi conniventi, non offrire una via di uscita ma lasciare che chi si trova nel peccato ci sprofondi sempre di più. e questa la chiamate accoglienza e misericordia? Mi domando se ad un serial killer dareste la stessa pacca sulla spalla. Ti accogliamo così come sei! Continua pure così! E non si dica che é diverso. É solo un comandamento diverso, ma fa parte dello stesso decalogo che elenca peccati mortali. Mortali vuol dire che causano la morte. Invece di ammonire affinché si eviti questa morte, come sempre ha fatto la Chiesa, si arriva addirittura a stravolgere la Scrittura per cancellare il peccato stesso. Nostro Signore é venuto soprattutto per i peccatori, ma non per dare loro una pacca sulla spalla, ma per invitarli alla conversione. Infatti ha detto che non sono i sani ad aver bisogno del medico. Evidentemente ai peccatori voleva offrire una cura, un aiuto per uscire dalla situazione di peccato. Nostro Signore ci ha donato i comandamenti per fornirci una guida, un guard rail per non sprofondare nel burrone e voi vi prodigate invece per togliere questa protezione caricandovi di una responsabilità rispetto a quel peccato perché mi risulta che chi non richiama il fratello che è nell'errore pare sia chiamato poi a rispondere del peccato del fratello. Contente voi di agevolare lo sprofondamento nel burrone di chi si trova in questa miserevole situazione e di volerci andare insieme appassionatamente! Ma non chiamatela carità. La Scrittura ci insegna che chi ama veramente corregge. 
Il ruolo di dire che il peccato non é peccato, é stato da sempre di Lucifero che ha invitato i nostri progenitori al peccato originale. Se avete deciso di dargli una mano, non mancherà di ricompensarvi come può. Contente voi se ambite a queste ricompense. 
Tanti auguri.
Da parte mia mi riprometto preghiere e atti di riparazione.
Miria Ciucci

 


 

LA RISPOSTA della Redazione alla LETTERA DI MIRIA

Cara Miria, 

le rispondo dalla redazione di Dalle Api alle Rose, a nome delle monache del Monastero Santa Rita da Cascia, portandole innanzitutto il loro grazie per averci scritto. Ogni riflessione è per noi preziosa e tutte le opinioni hanno il nostro rispetto, perché Santa Rita, coi suoi insegnamenti, è patrimonio dell’umanità intera.

Ci dispiace se la rivista di novembre-dicembre non è stata di vostro gradimento. Il nostro obiettivo era affrontare il tema del Natale Nel tentativo di riflettere sul valore cristiano della nascita di Gesù, che ci rende “tutti figli di Dio”, come riporta il titolo. Il desiderio che avevamo era invitare a non escludere nessuno, perché il Signore non esclude nessuno dal suo abbraccio di Padre. 

Gesù è venuto e sempre viene proprio per raggiungere tutti, unire tutti, perché non esiste un elite di persone per Dio, anzi per lui siamo tutti figli, tutti amati, diversi eppure uniti nel suo amore. Uno sguardo,quello dell’amore e della fratellanza, che è stato messo in pratica anche dalla nostra Santa Rita, che nella sua vita è stata vicina principalmente ai più fragili, agli esclusi, praticando sempre l’ascolto e il dialogo, in virtù dell'amore e della pace comuni. Perciò, abbiamo sentito la necessità di toccare il tema dell'accoglienza, come spesso abbiamo fatto sempre sulle pagine della nostra rivista, verso le minoranze, verso gli ultimi, verso gli emarginati,verso i peccatori, perché è parte del nostro presente, della quotidianità di tanti che bussano al cuore di noi monache per ricevere conforto e accoglienza,appunto. 

Non vogliamo andare contro nessuno, tanto meno contro i principi della nostra fede, bensì essere a favore di una Chiesa dove ci sia ascolto e accoglienza per tutti, come il Santo Padre ci invita a fare, perché la Chiesa è una famiglia inclusiva e non esclusiva. Non c'è un'intenzione strumentale. Come monache, siamo un ponte per tutti, nessuno escluso perché questa è la volontà di Dio: indichiamo la strada, poi sarà Lui a condurre ogni persona nel suo cammino.  Non c’è neppure giudizio nelle nostre parole, poiché riteniamo che non stia a noi giudicare ma solo a Dio, e che sia invece nostro compito esercitare la misericordia. 

Nessuno di noi può dire di non essere peccatore nessuno può considerarsi migliore degli altri, ma mai Dio ci escluderà per questo. Anzi, Gesù è venuto e viene proprio per i peccatori, e noi come lui non accettiamo il peccato ma non allontaniamo i peccatori.

Speriamo di aver così meglio chiarito le ragioni della nostra scelta, sicuramente forte e importante… importante anche per tutte le famiglie che vivono una situazione simile a quella che abbiamo voluto raccontare. 

La saluto, approfittando per dirle che le monache assicurano la loro preghiera, per lei e per i suoi cari. 

Un saluto da Cascia.

 

 

LA REPLICA DI MIRIA

Buonasera,

rilevo che avete preparato una lettera stardard di risposta ( visto che qualcun altro di mia conoscenza ne ha ricevuta una identica) e quindi immagino che la mia non sia né la prima nell'ultima lettera che ricevete sulle abominevoli affermazioni contenute nella Vs rivista. Lei risponde a nome delle monache e immagino che le monache non siano raggiunte dai contenuti delle nostre comunicazioni. Certo non vi fa onore neanche questo perché potrebbe essere edificante riflettere sulle questioni sollevate da chi ha rabbrividito nel leggere la vostra rivista.
La risposta standard chiaramente non risponde a quanto da me rappresentato e d'altronde non potrebbe visto che immagino vi limitiate a leggere l'oggetto e rispondere con la lettera preimpostata. A Nostro Signore però inevitabilmente dovrete rendere conto e non credo si accontenti  di questa lettera preimpostata. Povera Santa Rita, a cosa deve assistere! Ma d'altronde Lutero era un monaco agostiniano e raccomandava di peccare forte. Quindi evidentemente é stato scelto lui come esempio piuttosto che il fondatore dell'ordine. Sarebbe bene però seguirlo fino in fondo e andarsene dalla Chiesa cattolica per abbracciare la Chiesa protestante se la dottrina della Chiesa cattolica vi va troppo stretta. Almeno non avreste sulla coscienza le anime che traete in errore rassicurandole nel rimanere saldamente attaccate al loro peccato.
Per quanto mi riguarda, avreste fatto più bella figura a non rispondere affatto.
Saluti
Miria Ciucci

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

giovedì 11 gennaio 2024

la mia replica alla risposta della redazione di "dalle Alpi alle Rose"

 

La redazione della rivista Dalle Api alle Rose del monastero agostiniano di Cascia mi ha inviato una risposta. Non la pubblico, per ovvie ragioni, dico solo che non rispondono a nessuna delle mie osservazioni, limitandosi a considerazioni generiche intrise di mieloso sentimentalismo e delle espressioni oggi in voga: "inclusione", "Dio ci ama così come siamo", "attenzione per l'altro", "gli esclusi", "gli ultimi", "todos, todos, todos", "l'ascolto", "il dialogo"...


Questa è la mia replica:

Ringrazio per la vostra risposta della quale apprezzo il tono ma non il contenuto. Voi non avete replicato alle mie osservazioni che peraltro fanno riferimento a punti inalienabili della Dottrina perenne. Negli argomenti che riguardano la nostra fede e quindi la nostra salvezza non si possono impiegare perifrasi generiche, soprattutto da parte di chi ha professato in modo solenne di “aiutare la missione salvifica della Chiesa”.
Quale esortazione la Chiesa deve dare ad una persona con quelle inclinazioni ? La stessa che è tenuta a dare a ciascuno di noi, come peraltro ha sempre fatto, fino alla rivoluzione in corso: la costante vigilanza contro la concupiscenza della carne, come ci insegna appassionatamente Sant’Agostino. Certo che costa un sacrificio anche grave e tormentato, ma non è paragonabile alle flagellazioni, anche contro le tentazioni della carne, a cui si sottoponeva Santa Rita, dalla quale non potete certamente avere il più pallido consenso. Lusingare invece sulla presunta accoglienza, da parte di Nostro Signore, di una relazione oggettivamente peccaminosa, anche se camuffata di licenzioso sentimentalismo, è indurre al peccato, con tutte le conseguenze che solo la deriva neoprotestante in atto può illudersi di disconoscere.
Il nostro comportamento deve discendere dalla Parola di Dio, così come ci è stata rivelata e dalla dottrina perenne della Chiesa; non è vero il contrario, ovvero che pur di giustificare le nostre inclinazioni e quindi la nostra condotta, arriviamo a modificare, anzi a falsificare la Parola di Dio. La vostra interpretazione del passo della Lettera ai Romani e dei motivi alla base della distruzione di Sodoma e Gomorra, oltre ad apparire ridicola ma strumentale all’annullamento del peccato, senza alcun fondamento filologico, come può constatare uno studente del primo anno del ginnasio, che si prenderebbe “due” dal professore di greco qualora presentasse quella traduzione, è contraria a millenni di esegesi biblica da parte dei padri della Chiesa e dunque mi sento di dirvi, da umile peccatore, che state mettendo seriamente in pericolo la salvezza delle vostre anime, visto che si tratta di un peccato contro lo Spirito Santo.
Ricordiamo sempre la risposta di Pietro al sommo sacerdote: «bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini» (At 5, 29). Ma più delle mie vane parole, vale quanto detto dalla Madonna alla piccola Giacinta di Fatima: «i peccati che portano più anime all’Inferno sono i peccati di carne».
Pregherò Santa Rita per la mia e la vostra conversione.

Claudio Gazzoli

 

 

 

 

mercoledì 10 gennaio 2024

Dalle Api alle Rose

Ho inviato la seguente mail al monastero agostiniano di Cascia e al Rettore della Basilica di Santa Rita, in merito alla pubblicazione del numero 6 (nov-dic 2023) della rivista del Monastero Agostiniano Santa Rita da Cascia:

Buon giorno
Mi è capitato di leggere alcuni brani della vostra rivista Dalle Api alle Rose, numero 6, nov-dic 2023. Al di là di varie amenità, come quella che indica nella “inospitalità”, e non nel peccato di sodomia, la distruzione di Sodoma e Gomorra, mi colpisce in particolare l’editoriale del Direttore e l’articolo del Rettore della Basilica padre Luciano De Micheli, entrambi consacrati e quindi maggiormente responsabili.
Ora io mi chiedo e vi chiedo, ma chi siete voi per contraddire lo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica ? Visto che lo stesso al punto 2357 recita: “…Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che « gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati ». Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.” E al punto 1867 elenca il “peccato dei Sodomiti”, quello che nel Catechismo di San Pio X veniva chiamato il “peccato impuro contro natura”, tra i “peccati che gridano verso il cielo”.
Sono rimasto nauseato dalle parole del Rettore della Basilica dove è custodito il corpo di Santa Rita, venerata in tutto il mondo. Leggere: “…scoprire le risorse spirituali delle relazioni, anche omosessuali…”, senza alcun accenno al peccato e senza ricordare il requisito fondamentale richiesto alla persona “omosessuale”, affermato al punto 2359 del CCC “le persone omosessuali sono chiamate alla castità”, è un’offesa a Dio che non mi aiuta affatto nel mio cammino di affrancamento dal peccato e anzi mi scandalizza.
Per lo scandalo che state dando, anche nei confronti di quelli che voi chiamate "omosessuali", per il ruolo che ricoprite, in un Santuario così prestigioso per la cristianità intera, se non vi dimettete dai vostri relativi incarichi e non pubblicherete una smentita a tutte le bestialità contenute in quella rivista, allora vi consiglio di seguire il suggerimento di Gesù, legandovi al collo una macina di mulino, di quelle che si trovano ancora da quelle parti, come la macina del mulino di Margherita Lotti e Paolo Mancini, e gettandovi negli abissi del mare.
Claudio Gazzoli 

Se qualcuno vuole inviare una mail di PROTESTA fornisco gli indirizzi:
monastero@santaritadacascia.org
infobasilica@santaritadacascia.org



La rivista è scaricabile dal blog di Sabino Paciolla:

Quando l'eresia entra nei santuari. Pastorale tossica a Cascia - Il blog di Sabino Paciolla



 

 

martedì 9 gennaio 2024

Tucho Besame Mucho

È una specie di anti-realtà, come dice il prof. Enrico Maria Radaelli, quella che stiamo vivendo in questi anni. Una forma di allucinazione in cui tutto è capovolto, raddrizzato dal nostro cervello e però non senza difetti di percezione che occorre una attenzione particolare per identificare. Allora tutto risulta chiaro, pur nella sua assoluta mostruosità.
Tutto quello che pensavo non sarebbe mai potuto accadere, è invece avvenuto negli ultimi cinquanta anni. Ma non avrei mai potuto immaginare che la bassezza avrebbe raggiunto il centro infuocato della terra per opera di una nuova specie di diavoli ripugnanti pure per i demoni, quelli veri.
Sono disgustato, anzi de più… ci tengo a dire, per capire in che mani siamo se ancora ce ne fosse bisogno…, cercando di mantenermi sul generico anche per rispetto a chi legge, che ho sempre avuto la consapevolezza che la ricerca razionale, minuziosa, descrittiva e perciò ostentata, maniacale e quindi morbosa, in quelle cose là..., sia di origine diabolica.
Non voglio commentare oltre, riporto un commento trovato in rete che condivido in toto:
ALESSANDRO
8 Gennaio 2024 alle 18:14
Qualunque commento è superfluo. Ma la cosa che infastidisce di più è che osa nominare anche Santa Teresa d’Avila e santa Teresa di Gesù Bambino. Il luogo destinato ad accogliere anime nere come la sua e quella del suo padrone è lo stesso che accolse a braccia aperte anche Maometto, per il quale il piacere che si godrà in cielo è quello sessuale. Sono solo dei poveretti che non suscitano sdegno, ma repulsione. Non c’è una sola goccia di Dio in loro, sono dei demoni incarnati. Lui e il suo padrone. Forse dopo la morte non riceveranno un castigo: si limiteranno a fare ritorno alle loro dimore.