mercoledì 20 marzo 2019

IL CASTELLO CONQUISTATO




Il RE lo aveva lasciato al totale governo dei suoi feudatari, se ne sono succeduti molti negli ultimi anni. L’ultimo, Bogli I, l’uomo che volle farsi re, ha completamente riformato i protocolli, che ritiene siano delle carnevalate, la struttura di potere e le consuetudini millenarie della Contea. Così facendo ha dato libero sfogo a quanto covava da molto tempo. E’ stato facile conquistare il castello, senza combattere, a portoni spalancati e ponte levatoio abbassato. Tra gli ufficiali c’erano elementi del nemico, infiltrati da più di tre generazioni. Tutti gli altri graduati, che avevano giurato fedeltà fino al martirio, che avrebbero dovuto difendere le mura dagli assalti, hanno capitolato, irretiti dai piaceri mondani, plagiati dalla religione del nuovo paradiso terrestre per tutti,  dopo la definitiva profanazione dell'albero della vita.
Il nemico è entrato nel castello in veste di persone normali non riconoscibili che, a poco a poco, si sono sostituiti ai veri dignitari.
Alcuni dei passati feudatari se ne erano accorti e hanno tentato, invano, di porvi rimedio. Ma il nemico è stato avveduto. Nella consapevolezza che il castello, dotato di difese invalicabili, non può essere espugnato militarmente, ha adottato una tattica ambigua e seducente, si è infiltrato a poco a poco in modo subdolo e strisciante, come replicanti programmati a distruggere.
Negli ultimi tempi ogni immagine di glorificazione del Re e della sua famiglia è stata soppressa, sostituendola con pitture moderne incomprensibili e caotiche, la musica che accompagnava i momenti di festa ha ceduto il passo a ritmi ossessivi e soggioganti. Hanno tradito la fedeltà al loro unico Re per concedersi a lontani califfi.
Tutti i funzionari di corte hanno dismesso le loro livree per vestirsi come il popolo, irriconoscibili nella forma, ma anche, ahimè, nella sostanza. Molti, pur non convinti, se ne stanno buoni ad ubbidire anche se a malincuore, ma cercano di non darlo a vedere. Quei pochi che hanno tentato di opporsi sono stati disarmati e messi a tacere. Solo pochissimi continuano, nonostante la completa perdita delle funzioni, a parlare ma vengono detti pazzi, mentre si sta preparando per loro la destrutturazione mentale con tecniche molto sofisticate.
L'aria si è fatta sempre più cupa, persino il cielo è diventato pesante, quasi partecipe delle tenebre dell'anima.
Ora è sistematicamente ostacolata ogni individualità. Vietato appartarsi in solitudine a meditare, sul magistero del Re. Sarebbe considerato un atto di estremo egocentrismo. Un chip sotto pelle, molto evoluto, è in grado di avvertire il tempo passato in connessione con altri… chip e dedurre quello in solitudine. Riesce persino a distinguere la semplice vicinanza, dalla comunicazione. Viene premiata, di un fattore 10, la relazione con stranieri di feudi lontani, sudditi di altri governanti. Non è consentito scendere al di sotto di un "indice giornaliero di relazione" del 98% e, allora, la toilette personale diventa un problema… Nel caso in cui si scenda sotto tale livello si è subito costretti a recuperare, pena la detenzione incatenata, per un lungo periodo, a diretto contatto con la folla assiepata dell'anfiteatro, con il cartello "nemico della fratellanza". I centri di "recupero di relazione" più efficienti, in quanto attribuiscono moltiplicatori di permanenza, sono le latrine collettive, variante supertecnologica di quelle pompeiane.
Tutte le cerimonie ufficiali, che scandiscono la vita del castello, sono presenziate ormai da gente comune, per una totale parificazione degli incarichi perché, qui sta la sottigliezza perversa, tutto viene fatto passare come la sublime realizzazione dei principi di liberté, egalité, fraternité. Solo i super dignitari di corte, tutti grossi e grassi, pelle color rosa “peppa pig”, hanno compiti speciali. Sono selezionati in base al loro elevatissimo livello intellettivo, misurato mediante test quali risoluzione di rebus, sciarade, anagrammi. Ma l’aliquota di punteggio più alta è riservata alla competizione su chi riesce ad abbattere più tradizioni in un dato intervallo di tempo. Si ricorda un certo Gran Ravs, che detiene il record, che riuscì ad abbatterne venti in un giorno. Hanno il compito delicato e fondamentale di sorvegliare anche la minima deroga all’assenza di regole morali, che sono state del tutto abolite. Se l’indicatore di amoralità totale risulta inferiore al 99,9% possono subire condanne. La condanna più tremendamente insopportabile per loro è quella di stare, per più di due giorni, a digiuno da orge  plurisex e cocktail di super erbe OGM.
E’ bandita la speranza, il chip è in grado di avvertire momenti di speranza superiori a 10 sec, solo in questa versione, la prossima arriverà sotto al centesimo. Ci sono correzioni per i bambini che osano nominare “mamma” o “papà”. Visto che, a seguito di leggi emanate di recente, i bambini sono considerati di esclusiva proprietà dell’apparato al potere, vengono subito sottoposti ad un processo di destrutturazione soft, ovviamente, indolore, anzi, rallegrato da giochi suadenti e dolci succulenti. Se un bambino vuole dire “mamma ti voglio bene” deve dire “gen(X) ti voglio bene” oppure può provare a scriverlo, se lo sa fare, perché il chip installato sotto pelle riesce a percepire parole anche sussurrate, mentre non riesce ancora ad inquadrare la scrittura. Sono vietati i generi… le parole non devono finire per vocale, ad indicare il genere, come pure per i nomi e gli articoli. Maria e Mario diventano Mar, Anna diventa Ann e così via. Sono favoriti i nomi presi dal Latino, che possiede il genere neutro, come Signum, Saxum, Fatum, Ingenium…
Sono stati aboliti o riscritti tutti i testi della letteratura non politicamente corretti. Così “I Promessi Sposi” è diventato “I Promessi Conviventi”… Renzo è diventato Renz e Lucia Luc, Padre Cristoforo Gen Maometfor, la monaca di Monza, ovviamente, eliminata assieme al suo monastero, il povero don Abbondio, che recita il breviario, è diventato Fratel Abbond, con in mano l’ufficio delle letture degli scritti di Giordano Bruno e di Lutero, mentre i Brav lo minacciano di non provarci proprio a celebrare il matrimonio normale. L'unico che è riuscito a conservare il proprio nome è l'Innominato. La Divina Commedia è stata bandita, tutte le copie sono state bruciate. Parla di Inferno e Purgatorio e, raccapricciante, di amori tra donne e uomini, condanna la Sodomia e poi… esiste solo il Paradiso per tutti.
Proibito, perché non politicamente corretto, mettere al mondo i figli con metodi naturali !!! Quando una coppia o trio… (per il menage a quattro ci stanno lavorando) decide di avere un figlio, va in un centro super specialistico dove, con l’assistenza del tecnico genetico prenatale, ha la possibilità di scegliere tra infinite combinazioni, su più livelli. I livelli alti sono molto costosi ma è garantita comunque una base di partenza buona. Il supergenio costa molto caro. Solo il 10% dei geni dei genitori possono andare a comporre il codice genetico del nascituro. Ovviamente si può scegliere il sesso, per ora solo tra 120 opzioni possibili, ma i ricercatori della Reale Accademia per la Vita stanno alacremente studiando per arrivare al target di 1000 preferenze. Poi, automaticamente, la macchina, dopo il prelievo dalla banca sterminata dei semi, fa avvenire l’unione delle cellule e la crescita dell’organismo in incubatrice supertecnologica. I “genitori” hanno la possibilità di seguire in tempo reale, sul proprio smartphone, lo sviluppo, così se qualche cosa va storto e non risponde alle specifiche richieste, ad esempio gli occhi di una tonalità di verde non come quella del catalogo, possono recedere dal contratto ed autorizzare la eliminazione. Solo alcuni attributi non possono essere scelti in modo incondizionato, il colore della pelle, fissato per legge, a parte il rosa per i futuri dignitari, a 256 gradazioni di grigio e la parte, riconducibile all’origine genetica, dei caratteri della “arrendevolezza all’indottrinamento” e dell'“assoggettamento acritico” che, ovviamente, devono avere livello 100.
Ma qualcosa, come sempre, non va secondo quanto stabilito. Qualcuno è riuscito ad imparare la tecnica di speranza a intervalli e a comunicarla, per potersi gustare quanto riferito da un veggente a cui è apparsa la Regina. Non gli è sembrato vero di venire avvinto dalla bellezza infinita dopo tante sozzure. Lo ha riferito ai pochi fidati in una grotta segreta. La Regina, potentissima, sfolgorante, intrepida gli avrebbe confidato che il RE non interviene ancora perché vuole vedere quanti gli resteranno fedeli fino alla fine. Poi Lei stessa guiderà l’esercito liberatore che, come la visione ha mostrato, avrà un effetto sterminatore. Una lunghissima sciabola incandescente infilerà i fondoschiena dei dignitari e dei loro proseliti e, come impalati in uno spiedo gigantesco, li condurrà a velocità vertiginosa, tra urla terrificanti, dentro al grande vulcano, che comunica direttamente con l’inferno, quello vero. Tutte le strutture del castello costruite senza il consenso del RE verranno distrutte da tempeste di fuoco spaventose. La REGINA ha precisato che, quando questo accadrà, quelli che saranno rimasti fedeli saranno avvertiti in tempo e dovranno uscire da una porta secondaria senza mai voltarsi, pena la immediata pietrificazione.
POI LA PROMESSA CHE TUTTO TORNERÀ, FINALMENTE, SOTTO IL CONTROLLO DIRETTO DEL GRANDE RE.

Claudio Gazzoli










venerdì 8 marzo 2019

PROFANAZIONE, LETTERA A MONSIGNORE

Ospito la lettera che Miria, mia moglie, ha indirizzato al vescovo di Fermo mons. Rocco Pennacchio, per scongiurare l'evento previsto per domenica 10 marzo 2019 nella CHIESA DI PORTO SAN GIORGIO, di cui è titolare don Mario Lusek. Ovviamente condivido in pieno i contenuti della lettera, aggiungo solo come sia ormai chiaro che la "nuova chiesa" abbia bisogno di queste idiozie per il suo disegno  di screditare, quindi profanare, la chiesa come luogo sacro, tra pizze,  balletti, tango, dipinti e sculture omo, per sdoganare la religione della materia, in bilico tra Marx e Bakunin, dove c'è bisogno di un uomo mito non Dio, di una giustificazione "alta" alla lotta di classe, di questi figliocci e nipoti dello sciagurato '68. Ci sono sacerdoti, irretiti nella dissimulazione ideologica, che perdono il loro tempo, (che dovrebbero interamente dedicare alla salvezza delle anime) per  studiare, organizzare, creare simposi, nell'inclusione del peccato, di ogni peccato, con il solo scopo di conferire dignità alla depravazione, mascherata da buonismo intellettuale, nelle grazie della "signora libertà e signorina anarchia", anarchia dei sensi, della dottrina, dello spirito, della liturgia, della memoria,  magari trovando ispirazione da:
"..... Lingua infuocata Jamina - lupa di pelle scura - con la bocca spalancata -  morso di carne soda -  stella nera che brilla -  mi voglio divertire - nell'umido dolce - del miele del tuo alveare - Sorella mia Jamina - mi perdonerai - se non riuscirò ad essere porco - come i tuoi pensieri - Staccati Jamina - labbra di uva spina -  fatti guardare Jamina - getto di f**a  sazia - e la faccia del sudore -  sugo di sale di cosce - dove c'è pelo c'è amore - sultana delle troie... ". 
E' molto pericoloso lasciarsi ammaliare dalla melodia... E' molto pericoloso confondere l'ideologia con la religione.
 Se bisogna scendere a patti con il maligno per riportare la gente nelle chiese allora è meglio tenerle chiuse.

repetita iuvant: "Tutto ciò che è solido si scioglie nell'aria, tutto ciò che è sacro viene profanato e l'uomo è finalmente costretto ad affrontare i sensi sobri, le sue reali condizioni di vita e le relazioni con la sua specie" Karl Marx
decisamente in linea con quanto dichiarato dal vescovo di Roma a Scalfari:
"Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo"



Eccellenza Reverendissima,

scrivo con la speranza vana di fare una segnalazione, ma nella consapevolezza che con tutta probabilità Lei sia a conoscenza e approvi l’iniziativa di cui all’oggetto di cui allego anche il volantino. Ne sono venuta a conoscenza ieri, mercoledì delle Ceneri e ne sono rimasta sconvolta, amareggiata, arrabbiata e sofferente. Ormai le Chiese sono ridotte a sala mensa, sala ricreazione, sala concerto di ogni tipo. Gesù cacciò i mercanti dal tempio lanciando di certo un monito non solo contro il commercio nella Casa del Signore, ma di certo un richiamo al rispetto del luogo che è la casa del Signore. È davvero sconvolgente che proprio i pastori non abbiano a cuore la custodia della casa del Signore loro affidata e la profanino con iniziative di ogni genere (non mi si dica che non si tratta di profanazione visto che il termine significa annullare o compromettere il carattere sacro di qualcosa).

Far cantare in una Chiesa canzoni con affermazioni del tipo:

Non intendo cantare la gloria né invocare la grazia o il perdono di chi penso non fu altri che un uomo come Dio passato alla storia” o “..a montare l’asino c’è rimasto Dio, il Diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido” , mi sembra davvero  un affronto a Gesù che magari verrà lasciato tranquillamente custodito nel tabernacolo ad assistere allo spettacolo.

Agli occhi del mondo certo è più accattivante il Vangelo secondo De Andrè così come è di certo più semplice avere questo artista come modello piuttosto che percorrere la strada stretta che indica Gesù Cristo. Visto che attualmente la Chiesa non sembra considerare molto il richiamo di San Paolo “non conformatevi alla mentalità di questo mondo”, anzi sembra che, togliendo il “non” lo applichi spesso come una specie di comandamento, non devono di certo stupire iniziative di questo tipo. Ma grazie a Dio, qualcuno ancora si scandalizza e Le assicuro che non sono la sola. E visto il consiglio che Gesù dà a chi dà scandalo, spero che nasca almeno qualche riflessione da queste mie osservazioni e non le si archivi come frutto di atteggiamenti tradizionalisti o farisaici.

Di certo non mi aspetto grande considerazione, ma non potevo esimermi dallo scrivere perché in questo contesto, chi non parla è connivente. Mi ha colpito e di certo ispirato ciò che un monaco benedettino scrive al termine dell’introduzione ad un suo libro “...l’autore di queste pagine desidera che, quando tutti i finti ponti costruiti a basso costo e col cemento impoverito dalla mancanza di teologia e di pastorale, ma edificati sui pilastri della “politica”, crolleranno tra grandi nuvole di polvere – il ponte Morandi è triste monito –, nessuno possa annoverare, neppure lontanamente, il suo nome tra coloro che sapevano, vedevano, e hanno taciuto.

Anch’io non voglio essere annoverata tra quelli che sapevano, vedevano e hanno taciuto perché non almeno questo peccato me lo risparmio visto che credo fermamente che il Signore tornerà e che ci sarà il giorno del giudizio e che la Sua  misericordia  sarà immeritata, ma non immotivata e non sarà diversa da quella descritta proprio nei vangeli che ha sempre avuto come presupposto il pentimento che invece troppo spesso ormai  si omette di ricordare come necessario. La liturgia ci ha ricordato appena ieri l’invito di Gesù “Convertitevi e credete al Vangelo”, ma non credo intendesse il "vangelo secondo De Andrè". Ma se in questo tempo di Quaresima si vuole proprio proporre questo esempio di vita intriso di ricerca e di dubbio anziché le vite luminose di chi ha incontrato Gesù e incarnato il Vangelo, almeno si abbia la decenza di farlo fuori dalle chiese.

Allora a Lei non posso non rivolgere una supplica accorata: non lasci trasformare le chiese in luoghi che non si distinguono più da qualsiasi altro, non le lasci profanare, lasci che rimangano luoghi di preghiera, luoghi di incontro con il Signore e non luoghi di incontro di qualsiasi tipo.

Con poca speranza e immensa amarezza

Miria Ciucci



venerdì 1 marzo 2019

PROFANAZIONE




il cardinale Bergoglio distribuisce l'Eucarestia




«… con il proponimento di cambiare vita si compie il movimento del pentimento. Non basta il sentimento, per quanto intenso. L’autenticità del pentimento si rende visibile nel cambiamento della vita, nella conversio morum, direbbe S. Benedetto. E’ di questo pentimento che si fa forma di vita, non semplicemente atto puntuale e isolato, che abbiamo soprattutto bisogno. Ne ha bisogno la Chiesa in questa fase difficile e decadente della sua esistenza, costellata da scandali e inadempienze, confusione e corruzione, segnata da abbandoni, distorsioni della vera fede e dell’insegnamento morale anche da parte di alcuni pastori. La triste realtà non solo della pedofilia, ma anche e soprattutto della penetrazione dell’omosessualismo clericale diventato idea o ideologia da difendere e promuovere, gli attentati all’unicità del matrimonio indissolubile da parte di teologi e vescovi, l’assuefazione al fenomeno dell’aborto, sono la punta di iceberg di una malattia vasta che ha aggredito la Chiesa e da cui non si può guarire senza pentimento. La riforma ecclesiale, anche la riforma voluta dal Vaticano II, ha bisogno dell’umiltà del pentimento e della conversione come i santi hanno sempre insegnato con la loro vita. Senza pentimento non c’è neppure misericordia, perché quest’ultima comincia a manifestarsi proprio nel pentimento. Senza proposito di conversione, senza cambiamento reale di vita, senza la “fatica dell’obbedienza” alla volontà di Dio, la misericordia è una parola vuota. La prima parola che Gesù pronuncia all’inizio della sua missione pubblica è: “Convertitevi, perché il regno di Dio è vicino” (Mt 4,17). E durante la sua predicazione ammonisce: “Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo” (Lc 13,3.5). Abbiamo sentito spesso l’annuncio della misericordia, in questi ultimi anni. Abbiamo bisogno che ci venga ricordato ora, con altrettanta forza, il pressante invito a pentirsi, chiamando per nome il peccato e i peccati, per evitare la pena che meritiamo e per approdare a un po’ più di amore. Perché “guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro” (Is 5,20). Il peggior peccato è il non chiamare più il peccato per nome, rendendo vana e impotente la grazia».
Dalla rivista LA SCALA n. 4/2018 dei monaci benedettini di Noci, editoriale “Dalla misericordia al pentimento”.

Per fortuna, tra i religiosi, c’è qualcuno che parla chiaro, con il coraggio della Fede. Ma c’è dell’altro. La misericordia senza pentimento, nei confronti di un peccato dai contorni sempre più confusi, è abusare del rapporto con Dio, renderlo confidenziale e quindi PROFANO. Serve a preparare il terreno verso la PROFANAZIONE della sessualità, della famiglia, del rapporto esclusivo con Dio.
Per praticare il pentimento, che presuppone la richiesta di perdono, occorre accantonare la centralità dell’uomo che si è fatto dio e riportare Dio al centro. Occorre ricominciare a parlare di morale individuale visto che la nuova Chiesa, come dimostra anche l’ultimo summit in Vaticano, NON PARLA PIÙ DEL PECCATO PER NON OFFENDERE I PECCATORI.  Ora siamo invece alla “industrializzazione” della Dottrina, per renderla compatibile, materializzandola, con il mondo digitale e, perciò, illusorio della modernità. Ma la modernità contiene anche il modernismo, in un connubio ormai imprescindibile che è frantumazione del pensiero, dissoluzione della realtà e sua successiva ricomposizione, proprio come avviene nei circuiti elettronici digitali di uno smartphone. Solo che in questo processo tutto vi può essere introdotto. Il mondo digitale non è più il mondo reale. La religione digitalizzata e poi liquefatta della nuova chiesa non è più la Religione. Tutto può essere accettato. Pollock che spruzza la tela, con pennelli imbevuti di vernice, crea un’opera d’arte modernista, frantuma il pensiero e lo ricompone in modo casuale, separa la materia dalla ragione, che è parte dello spirito. Tutto diventa possibile, come tutto è possibile nelle moderne liturgie. Solo che non si sta imbrattando una tela ma si PROFANA il nostro rapporto con Dio. La separazione, anzi la sottomissione dello spirito alla materia è PROFANAZIONE. E’ un ribaltamento della nostra storia. Per mangiare il pane occorre prima farlo, con amore, come si faceva una volta, avendo cura degli ingredienti, il lievito madre, il grano, la farina, la legna per la cottura. Il pane che noi mangiamo, quello fatto in casa, ha un contenuto enorme di pensieri, gesti, preoccupazioni, in una parola di spirito, che viene prima della materia altrimenti non ci sarebbe il pane. La perdita del legame tra materia e tradizione è PROFANAZIONE della nostra cultura. La perdita del rapporto tra la nostra vita, la Dottrina e la storia è PROFANAZIONE della Religione.
Questi monaci benedettini sono ottimisti, come è giusto che sia, parlano di “distorsioni della vera fede e dell’insegnamento morale anche da parte di alcuni pastori…”. Ma dove sono i Vescovi che dovrebbero difendere la Vera Dottrina, occuparsi della salvezza dell'anima individuale, e che invece per calcolo, per paura, per adesione ideologica o, semplicemente perché non ci credono..., chiudono gli occhi e gli orecchi davanti alla sistematica, quotidiana PROFANAZIONE del rapporto formale ed essenziale con Dio, con l’alibi ipocrita, quando va bene, di “difendere la pastorale”. Ma  quale pastorale, quella della evangelizzazione con le canzoni di un festival satanico o della trasgressione della morale personale, della consacrazione delle coppie omo, dell’uso sistematico di categorie plurali che appartengono alla sfera della politica e non della religione. I Vescovi che sospendono a divinis sacerdoti che difendono la Vera Dottrina e poi corrono ad abbracciare quelli “sposati” con partner dello stesso sesso, che orchestrano balli e danze oscene in chiesa, che organizzano il “black friday” della confessione, trasformandola in  merce da baratto, che organizzano la catechesi della famiglia dove non si parla mai della Sacra Famiglia, dove però ti dicono che al centro del matrimonio c’è il talamo, quello di Ulisse e Penelope, che si occupano, molti di loro, unicamente, delle pecore invadenti dei mandriani confinanti e non delle proprie, che traghettano una moltitudine di fedeli inconsapevoli verso la nuova religione della materia, perciò del nulla, trasformando la Rivelazione in un programma PROFANO. Ma se non intervengono sono conniventi! Dovrebbero pentirsi in massa, praticando la conversio morum, per sperare nella misericordia, visto che stanno peccando contro lo Spirito, chiedendo perdono non a Maometto, Lutero, Savonarola, Galileo o Giordano Bruno, ma a Colui che hanno sommamente offeso, per il ruolo che occupano! Non è neanche pericoloso, vista la distanza infinita tra l’emarginazione e il martirio.
Tra chiese trasformate in refettorio, e rappresentazioni lascive davanti all’altare, può sembrare una piccola PROFANAZIONE, quella dei saluti finali del sacerdote, al termine della messa, alla quale ha già fatto cenno, opportunamente, Aldo Maria Valli (https://www.aldomariavalli.it/2019/01/30/sia-lodato-gesu-cristo-limportanza-di-un-saluto-dimenticato/),  ma è significativa dell’aria che si respira. Le messe meno protestanti a cui riesco a partecipare dalle mie parti, terminano con “buona sera o buona domenica…”, ma più spesso con il più trendy “buona serata”, come quello, ormai scontato e obbligato, della cassiera del supermarket. “Buona serata” è l’evoluzione antropologica di “buona sera”, esprime qualcosa di più allargato, valori nuovi, trasgressioni, serate al lume di candela… non più la “sera” immagine mistica di Foscolo o l’atmosfera pacata e devota dell’Angelus di Millet, ma la “serata” intrigante e velatamente trasgressiva dell’appagamento dei sensi. Ma dopo la Benedizione e la pace che cosa aggiungere ? Non ci basta uscire dalla Chiesa con la Benedizione che viene da Dio, vogliamo PROFANARLA con la nostra benedizione.
Ma la madre di tutte le PROFANAZIONI è sistematicamente consumata nei confronti dell’Eucarestia, la più grande eredità che Gesù ha lasciato alla Chiesa. Tale profanazione ha origini lontane, con una forte accelerazione negli ultimi sei anni. L’allentamento della dottrina a favore della “confidenza con Dio”, la smania della protestantizzazione, ha portato alla situazione attuale. Ma visto che POTREBBE ESSERE VERO IL CONTRARIO, è necessaria una svolta, che poi è un ritorno, accettando, con umiltà di avere sbagliato. Il recupero del senso del sacro è il primo passo della riconciliazione con Dio, da parte della Chiesa. In media, in una messa della durata di 45 minuti, sono 30 i minuti dedicati alla liturgia della parola, 2 minuti riservati alla consacrazione, 3 minuti, quando va bene, allo scambio della pace, diventato ormai occasione di saluti, riverenze, salamelecchi, complimenti, convenevoli, arrivederci,  aah, ci sei pure tu? poi ci vediamo stasera in pizzeria, come sta tua cugina?, a quando la lieta novella?, è tanto che non ci vediamo… fatti sentire”, 2 minuti alla distribuzione dell’Eucarestia, rigorosamente sulla mano, come i dolcetti di carnevale ai bambini mascherati, con il supporto, ormai ordinario, del ministro o dei ministri straordinari dell’Eucarestia, 1 minuto alla recita del Padre Nostro da parte di tutti i “celebranti” imitanti il presidente dell’assemblea,  3 minuti alle comunicazioni “di rito” che precedono la benedizione finale, i 4 minuti restanti alle parti che non ho nominato, come il trasporto della pisside dal “recondito” tabernacolo, sempre da parte del ministro straordinario. In merito alla distribuzione dell’Eucarestia, si può annotare che invece di 2 minuti, con l'assistenza del ministro promosso "ordinario", il sacerdote, da solo, ne impiegherebbe 4, magari togliendoli all'omelia. Sarebbe un affronto alla nuova liturgia dell'uomo protagonista ?  Commuove, nel libro "Il curato d'Ars" di Francois Trochu, un episodio del 1807, quando il cardinale Fesh, dopo gli anni cruenti della rivoluzione, presenzia la messa nella cattedrale di Lione: "... il modo curioso e pratico con cui il cardinale Fesh amministrava l'Eucarestia e la confermazione merita di essere citato. Aveva fatto confezionare un vaso di forma allungata, d'argento dorato, che poteva contenere più di tremila particole. Con questo riempiva la pisside, con cui percorreva la chiesa...". Non aveva bisogno di ministri straordinari.
Quando un edificio è pericolante, nonostante la base rocciosa su cui è poggiato, occorre cominciare il risanamento dalla fondazione. Ribadendo il legame profondo tra il sacramento della confessione e la comunione, senza Scomodare San Tommaso d'Aquino ed entrare in questioni teologico/dottrinali di cui non sono competente, voglio riassumere, nei punti che seguono, una proposta, minima, sufficientemente condivisa, di ritorno al Sacro, scontata, con il rischio di apparire ovvia:
1. rimettere il tabernacolo al centro della celebrazione, davanti al sacerdote celebrante;
2. abolire la figura del ministro straordinario dell'Eucarestia e concedere solo al sacerdote di toccare con le mani le particole;
3. permettere ai fedeli di ricevere la particola in ginocchio posizionando un inginocchiatoio tale da accogliere più persone;
4. dare la particola direttamente sulla lingua, non permettendo di darla sulla mano.


pubblicato da:
https://cronicasdepapafrancisco.com/2019/02/27/profanazione-avvilire-se-stessi/




LETTERE DA ALCATRAZ di padre Gabriele Rossi


  

Per quasi tre anni (ottobre 2018 – settembre 2021) questo prete di mia conoscenza è stato privato dai suoi Superiori Maggiori di ogni incarico pastorale, con lunghi periodi di vera e propria “sospensione a divinis” a livello pubblico. I motivi di un simile trattamento sono spiegati nei seguenti link, la cui lettura può risultare utile per capire a che punto siamo arrivati nella “Chiesa della falsa misericordia”.

 Dagli Atti degli Apostoli (4,19-20; 5-29)

Ma [gli apostoli] Pietro e Giovanni replicarono [ai capi del popolo e agli anziani]: «Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato. [...] Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini».


1. Ecco tutti i miei "dubia" di prete e religioso
https://www.aldomariavalli.it/2019/01/16/ecco-tutti-i-miei-dubia-di-prete-e-religioso/

2. Lettera aperta a Benedetto XVI.

    Io, prete sospeso a divinis, dico: Superiori miei carissimi, svegliatevi!
https://www.aldomariavalli.it/2019/04/18/io-sacerdote-sospeso-a-divinis-dico-superiori-miei-carissimi-svegliatevi/

 

3) Diario di un viaggio a Roma, i giorni 5 e 6 ottobre 2019

https://www.aldomariavalli.it/2019/10/14/diario-romano-il-rosario-in-piazza-e-quella-finestra-buia/

Padre Gabriele continua le sue brevi riflessioni su FACEBOOK:

https://www.facebook.com/gabriele.rossi.77770194