sabato 20 luglio 2019

MONACHE SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI.... O DI VOCAZIONE !!



Non si può negare che gli istituti religiosi, certamente quelli di vita attiva ma anche, ahimé, quelli di clausura, stiano vivendo un periodo molto critico. Dalla costituzione apostolica “Vultum Dei Quaerere” alla sua istruzione applicativa “Cor Orans”, tentativi neanche così nascosti di svendere la millenaria e ispirata consacrazione totale al Sacro barattandola con l’ambigua e maligna dedizione al profano. Dalle ultime esternazioni, oscure e rivoltanti, del Cardinale João Braz de Aviz, è bene dirlo, dal 2011, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata: «Molte cose della tradizione, molte che appartengono alla cultura di un tempo, non funzionano più […] Abbiamo forme di vita che sono legate ai nostri fondatori che non sono essenziali […] Un certo modo di pregare, un modo di vestire, dare più importanza a certe cose che non sono tanto importanti e ad altre che sono importanti darne poca….», si percepisce la volontà di destabilizzare quanto di più solido c’è nella Chiesa, provando a lesionarne le stesse fondamenta. Ricordando poi solo una tra le tante esternazioni, quella di alcune suore domenicane: “Crediamo che la teologia sia chiamata oggi a ripensare con coraggio, secondo la sua specifica vocazione alla ricerca, le questioni relative al mondo LGBT…”, si percepisce la frenesia, almeno di una parte delle religiose, di partecipare al progetto di distruzione dall’interno, forse per poter dire…. “c’ero anch’io…”.
«Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta» Luca 10,41-42. Avevate scelto la parte migliore, ma forse non vi è piaciuta…
Tuttavia, mentre è molto semplice abbattere un edificio dall’esterno, basta minarlo o bombardarlo, disponendosi a dovuta distanza senza correre alcun pericolo, è molto più pericoloso tentare di abbatterlo dall’interno. Si rischia di venire travolti sia dalle proprie demolizioni, sia dai colpi, scombinati e maldestri, del cosiddetto FUOCO AMICO. Così si esprimono le monache di clausura, scrivendo alle più alte cariche dello Stato: «accomunate dall’unico desiderio di esprimere preoccupazione per il diffondersi in Italia di sentimenti di intolleranza, rifiuto e violenta discriminazione nei confronti dei migranti…» e poi «Molti monasteri italiani, appartenenti ai vari ordini, si stanno interrogando su come contribuire concretamente all’accoglienza dei rifugiati, affiancando le istituzioni diocesane. Alcuni già stanno offrendo spazi e aiuti. E, al tempo stesso, tutte noi cerchiamo di essere in ascolto della nostra gente per capirne le sofferenze e le paure…». Si possono fare innumerevoli considerazioni sulla opportunità di certe affermazioni che non tengono conto, in alcun modo, delle condizioni al contorno in cui tutto ciò accade, del loro valore di verità. Valga per tutte quanto dichiarato dal cardinale Sarah, che conosce molto bene queste cose, perché viene da quelle parti: «Tutti i migranti che arrivano in Europa vengono stipati, senza lavoro, senza dignità – afferma Sarah - È questo ciò che vuole la Chiesa? La Chiesa non può collaborare con la nuova forma di schiavismo che è diventata la migrazione di massa».
Il fatto è che la loro denuncia di INTOLLERANZA colpisce la Chiesa dall’interno. Infatti sull’INTOLLERANZA di questa Chiesa  si potrebbero scrivere enciclopedie … da quella verso chi vorrebbe partecipare alla Messa di Sempre o verso quelli che vorrebbero vestire la talare o che credono ancora… illusi!! nella Presenza Reale, che si inginocchiano davanti al Santissimo, che vorrebbero prendere la comunione in ginocchio, che ritengono che il luogo Sacro vada rispettato, che confermano, con il loro operato e la divulgazione, la Dottrina della Chiesa Cattolica, che denunciano le aperture moderniste, che credono nel valore supremo della preghiera, che alzano lo sguardo verso l’alto quando pensano a Dio, che professano LA FAMIGLIA come unione esclusiva di maschio e femmina, che applicano la Regola in modo tradizionale, che ritengono che il modernismo sia ispirato dal maligno, che pensano che le monache di clausura dovrebbero fare le "monache di clausura", che non si sottomettono alla ideologia dominante della metamorfosi comunista che ci vorrebbe tutti omologati e “protestanti”...   e così via… Ma di tutte le intolleranze ce n’è una avvenuta di recente, che, anche se marginale, le riassume tutte. Penso alla monaca, sacramentina, di Monza (povero Manzoni se potesse vedere oggi l’attivismo della monaca di Monza..) che scaccia, un gruppo di fedeli intento a pregare sul sagrato della chiesa di loro “proprietà”…. Viene da pensare se avrebbero allontanato, con la medesima solerzia, gruppi mussulmani intenti a pregare o gruppi gay a manifestare in modo osceno su quello stesso sagrato. Prove generali di chiesa alla rovescia!!
Riguardo poi alla proposta di contribuire all’accoglienza dei migranti, visto che nessuno di coloro che ne sono infervorati o “interessati” si esprime mai sui limiti numerici, spaziali, temporali o, benché meno su una qualche forma di previsione o programmazione, ricordo che la maggior parte dei monasteri sono strutture, dove oggi vivono un numero esiguo di monache, che potrebbero accogliere centinaia di migranti (alcuni forse migliaia, visto che potrebbero utilizzarsi letti a castello su più piani).
Mi rimarrebbe solo una perplessità: ma perché non avete fatto la medesima proposta, in passato ma anche ora, di accogliere nei vostri monasteri divenuti così ricettivi, famiglie italiane in difficoltà, sfrattate o in povertà, magari non proprio cattoliche osservanti, visto che questo potrebbe costituire un problema!? Ma a questa, come a tante altre domande rivolte alle più alte cariche, non credo che possiate dare una risposta.
Pertanto, se non volete cadere nella facile “ipocrisia” di chi si sceglie il gruppo o la famiglia da ospitare, quasi come uno sfoggio, dovreste ospitarne quanti, senza limiti di numero, spazio, tempo, arrivino a saturare, entro l’unico limite fisico/spaziale, l’intero monastero, compresi gli spazi dedicati alla clausura, visto che ormai quest’ultima non è considerata sana, dalle stesse autorità della Chiesa. Così potreste applicare, finalmente e realmente, il nuovo, unico comandamento della condivisione.
Ma poi quando non vorranno più condividere, perché solo voi volete condividere, loro no, loro vogliono tutto, che cosa farete vi convertirete ? Ma sì, tanto Dio è unico, è come cambiare l’arredo tanto il padrone è sempre lo stesso… In fondo è vero che Gesù si appartava spesso da solo a pregare, ma, che volete, allora non c’erano i cellulari e neanche facebookwhatsapp o la televisione.. oggi è impossibile, anzi “non è sano” rimanere da soli. Poi quelle serate prima di compieta, quei bellissimi chiostri isolati e silenziosi, sempre, per tutti i giorni dell’anno e per cento anni… sempre lo stesso silenzio, la stessa pace, lo stesso cielo a fare da soffitto e da attrazione verso l’Alto. Volete mettere, animati da danze tribali, ritmi africani al suono del tamburo e poi  balli, stordimenti, fumi del tutto simili all’incenso ad adorare il dio dell’universo uguale per tutti … che sballo!!
In fondo si può capire la noia… tutti i giorni la liturgia delle ore, a rotazione ma sempre la stessa per anni e anni sempre gli stessi salmi, gli stessi versi… sempre lo stesso modo di pregare. Quale beatitudine recitare insieme, in alternato, versi dei salmi e versetti del corano, al dio unico. Quale dimostrazione di intesa, di fraternità universale!
Poi l'oppressione del velo e vestire sempre la stessa veste, calda d’estate e fredda d’inverno, magari nera, tetra, antica, opprimente. Quale liberazione girare in tuta, colorata, arcobaleno, solare, moderna, molto più pratica per il servizio dovuto alle centinaia di ospiti del monastero da assistere, sanare, nutrire, consolare, includere, condividere.
Ma come li manterrete…. col vostro lavoro ?, quello della regola… o col nostro….

Claudio Gazzoli - Monterubbiano


«Ave, Maria, di stelle inghirlandata,
curvo e triste nell’ombra io pur t’imploro;
la valle imbruna, è il fin della giornata;
coi mandriani dell’alpe io pur t’adoro.
Tu che salvi dall’ira del torrente,

tu azzurra vision nell’uragano,
tu ospizio fra le nevi ardue, tu olente aura,

in che orror mi affondo, in che agonia;
l’onta, il ribrezzo, il gran buio crescente,
tu lo sai, tu lo vedi: Ave, Maria.
»


di Giovanni Camerana (1805-1905) .... segnalato da Antonella 




Dedicato a quella madre badessa che non ha commentato, anzi… quando gli ho portato l’articolo intervista di Suor Teresa Forcades, monaca benedettina che tiene delle conferenze in giro per il mondo sulla necessità di una nuova teologia gender, che sostiene che l’amore omosessuale è benedetto da Dio, che propone la famiglia omo con diritto di adozione e altre bestialità…
Dedicato a quella madre badessa che, riferendomi che si apprestava a votare per la coalizione di sinistra, non ha fatto una piega quando gli ho fatto vedere la foto di una delle paladine della sinistra con in mano un cartello: “Dio, Patria, Famiglia, che vita di merda!”.

Dedicato a tutti quei religiosi e religiose che hanno barato con la loro ordinazione, manifestando nei fatti una vocazione molto orizzontale, ideologica e cattocomunista.



pubblicato da:
https://cronicasdepapafrancisco.com/2019/07/22/monache-sullorlo-di-una-crisi-di-nervi-o-di-vocazione/
vedere anche:
https://www.aldomariavalli.it/2019/07/20/care-sorelle-ditalia-ecco-perche-state-sbagliando/
http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/la-contro-chiesa/7769-davvero-ne-valeva-la-pena


LETTERA DI MIRIA ALLE MONACHE "SORELLE D'ITALIA"

inviata il 31.07.2019
Care “sorelle d’Italia”,
con profondo dolore ho appreso delle vostra iniziativa politica, evidente fin dal nome che vi siete date, segno di una crisi di vocazione e di fede. Il mondo, perso e disperato, ha bisogno della vostra preghiera come l’acqua più preziosa e necessaria. Colui che dovrebbe essere il vostro Sposo sa come rispondere alle vostre preghiere per il mondo, nei modi che solo Lui conosce perché noi non sappiamo neanche cosa conviene domandare, come ci ha lasciato scritto San Paolo. Invece voi abdicate al vostro prezioso ruolo per entrare nel mondo, addirittura nell’arena politica, con la chiara convinzione che l’unica necessità del mondo sia l’accoglienza dei migranti per la quale vi volete prodigare attivamente, tradendo la vostra scelta di vita contemplativa. Vorrei suggerirvi di approfondire un po' la materia e farvi qualche domanda sul futuro che si può offrire a questa gente e a quella che rimane in Africa (molto più poveri e fragili di quelli che riescono a partire), magari prendendo in considerazione gli appelli dei vescovi dell’Africa e del Card. Sarah, che forse capiscono qualcosa in più di questo fenomeno rispetto a noi che ci troviamo sull’altra sponda. Il posto che lasciate vuoto non lo riempirà nessuno e le conseguenze saranno gravi per tutto il mondo, migranti compresi. Ma se non credete più che la fede, come un granello di senape, può spostare le montagne, di certo vi sembra più utile accogliere lo straniero, appellandovi ad un brano del Vangelo, dimenticando però tutti gli altri e anche “la parte migliore” che avevate scelto e che non vi sembra più tale.
Questa mia mail vuole essere solo un spunto di riflessione e vi prego di non rispondere perché la vostra risposta sarebbe solo un girare il coltello nella piaga.
Con profondo dolore

Miria Ciucci








sabato 13 luglio 2019

CHIESA IN ORDINE SPARSO






La foto si commenta da sola...
Questo vescovo vestito da damerino, occhiali da sole, pantaloni alla moda, scarponcini di pelle nera, giacca, ovviamente sciolta, più di ogni altro commento, articolo, analisi, è l’emblema della Chiesa di oggi…..
Ma forse ha afferrato la croce per il verso sbagliato…