venerdì 21 giugno 2019

IL RICHIAMO DELLA FORESTA




Tu che produci l’ovulo nelle donne,
che crei il seme negli uomini,
che nutri il figlio nel grembo di sua madre
che lo calmi perché non pianga,
tu, nutrice anche nel grembo,
che dai l’aria per mantenere in vita tutto ciò che hai creato.
Come sono numerose le tue opere!
sono nascoste alla vista degli uomini,
o dio unico, a cui nessuno è uguale.
Hai creata la terra secondo il tuo desiderio,
quando eri solo,
e gli uomini e il bestiame e ogni animale selvatico,
tutto ciò che è sulla terra, camminando sui suoi piedi,
e tutto ciò che è nel cielo, volando con le sue ali,
i paesi stranieri, la Siria e la Nubia, e il paese d’Egitto.
Tu hai messo ogni uomo al suo posto,
provvedendo a ciò che gli è necessario.
Ognuno ha il suo cibo ed è contata la durata della sua esistenza.
Le loro lingue sono differenti idiomi,
e diversi sono anche i loro caratteri e la loro pelle,
giacché tu hai differenziato i popoli stranieri.
I tuoi raggi nutrono tutte le piante:
quando sorgi vivono e crescono per te.
Tu fai le stagioni per far crescere tutto ciò che hai creato,
l’inverno per rinfrescarlo,
la calura perché ti gustino.
Sei la durata della vita
perché si vive di te.
Gli occhi vedono la bellezza finché non tramonti,
ogni lavoro è deposto quando tramonti a occidente.
Ti levi per tuo figlio
che è uscito dal tuo corpo………

Questo brano (da "Letteratura e Poesia dell’antico Egitto" di Edda Bresciani) che sembra tratto dall’Antico Testamento, è l’Inno ad Aton del Faraone Amenofi IV, vissuto un paio di secoli prima dell’esodo del popolo ebraico. Esso esprime, sul piano della fede, il rapporto dell’uomo con Dio creatore, nella mediazione fondamentale della natura. Eppure quello è un “popolo barbaro” come recita il salmo 113. Anche se oggi può sembrare “politicamente scorretto” non è il popolo eletto da Dio. La nostra appartenenza alla Chiesa di Gesù quali figli di Dio, in virtù del Battesimo, anche se nessuna goccia di sangue ebraico scorre nelle nostre vene, ci pone sulla via di quella tradizione, dispone tutti i nostri antichi geni allineati lungo il percorso dalla Creazione alla Città di Dio.
A leggere il documento “Instrumentum laboris” in preparazione del Sinodo per l’Amazzonia si rimane “sconcertati”, come dice Aldo Maria Valli.  A me ha dato un senso iniziale di tristezza ma poi ha contribuito a chiarire gli ultimi lati oscuri di questo pontificato, anche se occorre riconoscere che i germi, pur se molto mistificati, di tutto questo e altro, vanno ricercati nel documento “Nostra Aetate” del Concilio Vaticano II.
Come sostiene Freud, da loro molto amato, tanto da farne oggetto di studio nei moderni seminari, la nostra cultura occidentale ha origini ancestrali nei miti greci. Allora non ci resta che tornare alle origini inserendo nelle nostre liturgie magari libagioni, danze dionisiache, possessioni rituali… ma oibò!  lo stanno già facendo!
Dal primo al terzo secolo molti dei nostri antenati hanno volontariamente aderito al Cristianesimo e volontariamente abbandonato quei riti, al prezzo di terribili persecuzioni. Anche se l’intellighenzia non vuole riconoscerlo siamo figli di quella cultura nata sulle ceneri di quella antica… altrimenti staremmo qui a sacrificare caproni.
Gesù non si è mai pronunciato sulla perdita, da parte del popolo ebraico, delle antiche tradizioni rimpiazzate da quelle ellenistiche. Non si è pronunciato sugli enormi squilibri della società ebraica del tempo soggetta ad una doppia dominazione, non sempre in armonia, quella di un re di origine non ebraica e quella Romana. Non ha mai direttamente condannato pratiche sociali che, oggi, sarebbero considerate “barbare”. La sua è PAROLA, rivolta all’anima di ciascuno di noi, non ideologia.
Nei suoi tre anni di vita pubblica ha dato modelli di comportamento che sono entrati nella prassi dei primi cristiani per il tramite dei suoi discepoli.
Questa Amazzonia felix descritta nel documento non esiste nella realtà. Basta leggere i rapporti di quelli che in passato l’hanno studiata o il classico “Tristi Tropici” del grande antropologo Claude Lévi-Strauss. Basta, ma tant’è, se il mito non esiste bisogna inventarlo come fondamento di una nuova religione naturalista, come hanno fatto i nazisti con i miti germanici o le pratiche magico-rituali introdotte da Lenin sulla base di antiche usanze russe.
Ora accade che, da una parte, in occidente, si mostrano tremendamente complici (e non è il caso di ricordarne qui le innumerevoli manifestazioni) di chi vuole, distruggere, ma lo hanno già compiuto, le nostre consuetudini strutturali a partire da quella primaria della famiglia. I Romani, che pure non rifiutavano i rapporti con lo stesso sesso, non si sarebbero mai sognati di legalizzare queste pratiche, dando a loro la dignità di “famiglia”. La struttura della famiglia romana, che ha le sue origini nella organizzazione delle comunità pre-storiche come quella villanoviana, ha costituito il nucleo che, per mille anni, ha tenuto salda la organizzazione dello Stato. La stessa struttura sulla quale sono poi sorte le prime comunità Cristiane. La famiglia, quella normale, fa parte della nostra TRADIZIONE ancestrale che la Chiesa attuale sta contribuendo a distruggere, arrivando persino (questo sarebbe esilarante se non fosse tremendamente tragico) a proibire di pregare nelle chiese in riparazione delle invasate manifestazioni anti-famiglia oggi così diffuse.
Dall’altra parte, invece, difendono strenuamente le culture indigene dei popoli extraeuropei andando a riscoprire la “saggezza ancestrale, riserva viva della spiritualità e della cultura indigena”.
Da una parte hanno fatto scempio, negli ultimi 60 anni, delle tradizioni liturgiche e dottrinali che si erano formate per intervento inequivocabile dello Spirito Santo nei 2000 anni di Cristianesimo, dall’altra propongono una “liturgia inculturata” che abbia la “il coraggio di trovare i nuovi segni, i nuovi simboli, una nuova carne per la trasmissione della Parola, le diverse forme di bellezza che si manifestano in vari ambiti culturali…” per intervento dello Spirito, parola che, da sola, compare 12 volte nel documento.
Da una parte si respinge tutto quello che viene considerato conservatore sostituendolo con il modernismo più sfrenato, dall’altra si propone un ritorno allo stato originario di natura dando a questo il primato nel percorso verso la Rivelazione, sostituendo la Legge di Dio con la legge della foresta.
Sempre nel documento si legge:
..ci sviluppiamo come esseri umani sulla base dei nostri rapporti con noi stessi, con gli altri, con la società in generale, con la natura/ambiente e con Dio”.
Una Chiesa che mette al primo posto la “Ecologia integrale” e considera Dio come una delle tante relazioni possibili per un essere umano non è più la Chiesa di Gesù Cristo.
Sarebbe ora che qualche prelato di rango elevato prenda una posizione chiara, non quella, contraddittoria, di chi pur constatando che l’allenatore tifa palesemente per la squadra rivale, festeggiando con gli avversari, dimostrando sciatteria e inettitudine nel disporre i propri giocatori in campo, ostinandosi a proporre schemi di altre discipline a lui congeniali, denigrando i colori societari, sostiene però che “… l’allenatore non si tocca!”. Sarebbe ora, perché il danno che ne deriverebbe avrebbe un effetto enormemente inferiore a quello che si sta facendo alla moltitudine di anime di chi in buona fede (??) o per autogiustificazione sta seguendo, imperturbabile e ammaliato, il pifferaio magico.

postato da:
https://cronicasdepapafrancisco.com/2019/06/24/si-dio-e-grande-ma-la-foresta-e-la-sua-legge-lo-superano-proverbio-panteista/

segnalo, sulla stessa linea e con un riferimento a "Nostra Aetate":
https://www.aldomariavalli.it/2019/06/25/alterare-la-sana-dottrina-gli-scopi-di-un-progetto-perverso/