Ho provato ad intervenire nel dibattito seguito alla caduta del tetto dell'Istituto Tecnico "Montani" di Fermo e ai successivi provvedimenti degli Enti proprietari di altri edifici scolastici. E' molto problematico, per un cittadino qualunque, diffondere critiche circostanziate al sistema. Solo il sistema, di cui ovviamente fa parte la stampa lautamente finanziata dal sistema stesso, può fingere, dall'interno, di fare critiche con il solo scopo di "lasciare tutto com'è".
Ho insegnato per 4 anni nella
scuola in cui è caduta una parte del tetto a Fermo. Quell’edificio scolastico, come molti altri, era stato concepito, come convento di frati. Le aule erano
dormitori e hanno mantenuto quasi del tutto la struttura, l’acustica, la
vivibilità, di trecento anni fa’. Ambienti ridicoli e obsoleti se confrontati
con quelli che le aziende virtuose mettono a disposizione per la formazione dei
loro dipendenti. Ora l'ente proprietario ha deciso di chiudere diverse altre
scuole, a 2 settimane dalla fine dell'anno scolastico, sottoponendo studenti e
genitori a notevoli disagi.
Mi chiedo se la sicurezza
oggettiva degli altri edifici sia legata, in qualche modo, magari per
“simpatia” o risonanza, a quell’evento o se tali frequenti accadimenti destino, in modo
repentino e apprensivo, l’interesse di chi dovrebbe invece vigilare
costantemente e, in una parola, prevenire.
La parola “PREVENZIONE” è citata
ben 195 volte nelle 925 pagine del Decreto 81/2008 edizione giugno 2016. Si
tratta della legge di riferimento riguardante la sicurezza del lavoro che trova
applicazione anche nelle attività scolastiche, in considerazione del fatto che
sono, comunque, attività lavorative in ambienti considerati, a tutti gli
effetti, ambienti di lavoro. Senza entrare in considerazioni di tipo giuridico
sull’applicabilità o meno dei requisiti del Decreto agli edifici scolastici, mi
preme fare le seguenti considerazioni. Lo Stato obbliga i cittadini al rispetto
di una legge che pone la prevenzione al primo posto delle attività che devono
essere messe in atto per eliminare il rischio di incidenti o di conseguenze per
la salute dei “lavoratori” e quindi "cittadini". Pertanto il principio della prevenzione e della
sistematica, oggettiva “analisi del rischio”, che ne costituisce il presupposto,
è assunto in modo forte da parte dello Stato quale valore primario per la
tutela della sicurezza, in qualsiasi campo. Non dovrebbe quindi essere
l’amministrazione Statale, per prima, a dare il buon esempio? Adottare
sistematicamente il criterio di intervenire solo a seguito del verificarsi di
eventi calamitosi è esattamente il contrario dei principi che lo Stato si è
dato, sia, in modo diretto, con leggi specifiche, sia, in modo indiretto, ma
molto più autorevole, con la stessa Costituzione. Sarebbe come se un datore di
lavoro, denunciato per non avere rispettato gli obblighi di legge,
dichiarasse al giudice di provvedere all’analisi del rischio e alla messa in
sicurezza delle attrezzature vetuste solo dopo il verificarsi di un incidente
grave.. ovvio che si prenderebbe una condanna, senza la minima possibilità di
addurre neanche ragioni di tipo economico. LA PREVENZIONE ALL'ITALIANA! Tutto
ciò vale anche, ovviamente, per gli eventi sismici o quelli legati al dissesto
idrogeologico, la gestione delle strade ed altri. Senza entrare troppo nel
merito basterebbe, per esempio, prendersi la carta sismica italiana
dell’Istituto Italiano di Geofisica (Istituzione dello Stato e da esso
sovvenzionata) o la tabella allegata alle norme tecniche sulle costruzioni, per
capire, decidere, programmare, nelle aree a maggiore rischio, gli interventi più
urgenti in tema di terremoto, prima che esso “fatalmente” arrivi. Se si fosse
adottato tale principio di PREVENZIONE, si sarebbero potute risparmiare tante
vite umane.. L’applicazione sistematica del principio di prevenzione può essere
un circolo virtuoso anche dal punto di vista della crescita economica di questo
sventurato paese. Ma occorrono politiche serie di medio/lungo periodo, non
politiche di rattoppo di guai di natura strutturale. Non basta sostituire una
finestra rotta, qui è tutto l’edificio che sta crollando mentre, in cantina, si
fa baldoria! Bisognerebbe cambiare completamente la cultura dello Stato.
Passare dal particolare al generale, dalla improvvisazione alla preparazione,
dal populismo alla responsabilità, dalla farsa al decoro, dall’imprevidenza alla prevenzione
sistematica, dallo sfacelo di politiche di parte alla salvaguardia di principi comuni
di ordine superiore, da criteri discrezionali a criteri oggettivi, dalla esaltazione alla saggezza.
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