giovedì 5 ottobre 2017

UNA PROPOSTA DI RIFORMA DELLA SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO


L'avevo inoltrata, qualche anno fa', ad un partito candidato per le elezioni politiche... poi sconfitto. E' ancora attuale, visto che nel frattempo, non hanno fatto nulla, anzi...

Nonostante le dichiarazioni ufficiali, a qualunque livello, collocherebbero la scuola Italiana ai primi posti del mondo, vista dall’interno, la realtà è ben diversa. La scuola Italiana non risponde più alle esigenze di un mondo in rapida evoluzione.
La situazione attuale della scuola media superiore si può così riassumere:
Gli alunni hanno sempre ragione e, pertanto, vanno aiutati, accuditi, capiti, giustificati, difesi, soccorsi, perdonati (...e loro lo hanno capito da un pezzo!).
- Gli insegnanti hanno sempre torto e, pertanto, vanno demotivati, ostacolati, desautorati, delegittimati, mortificati.
- Il consiglio di classe è sovrano e, in barba all’art. 34 della Costituzione (“I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”), trasforma, quasi per miracolo, i 5 e i 4 in 6, per buonismo, indulgenza, ideologia o paura dei ricorsi, facendo diventare capaci quelli che non lo sono e meritevoli quelli che non lo meritano.
- Il dirigente scolastico, impegnato com’è a recepire le continue lagnanze di genitori e studenti, sopraffatto dalla paura, non ha il tempo per occuparsi dei contenuti e della organizzazione dell’insegnamento, in definitiva il fine primario della scuola.
- Le strutture e gli strumenti didattici sono ridicoli e obsoleti se confrontati con quelli che le aziende virtuose mettono a disposizione per la formazione dei loro dipendenti.
- L'attività didattica è rivolta e calibrata, in ragione degli argomenti già esposti, verso gli alunni meno "meritevoli" della classe, trascurando l'abilità e la diligenza di tutti gli altri.
- L’insegnamento delle discipline, all’interno del programma ministeriale, a sua volta demarcato dalla “classe di concorso” e insabbiato dal “libro di testo”, viene percepito dagli alunni in modo circoscritto all’ambito della disciplina stessa senza le opportune relazioni, affinità, che rendono il sapere strumento primario di crescita della personalità e di comprensione delle connessioni sempre più complesse della vita reale.
Le mie proposte per una scuola moderna e competitiva sono riassunte nei 10 punti seguenti:
1. Riportare l’insegnante (non il collegio dei docenti o il consiglio di classe) al centro della scuola. Ascoltare le sue esigenze didattiche, comprendere e favorire le sue proposte, attribuirgli compiti di gestione e organizzazione dell'attività didattica.
2. Selezionare insegnanti preparati e motivati non trascurando l’apporto di docenti con grande esperienza dal mondo del lavoro e della ricerca che, soli, possono costituire il necessario collegamento con l’esterno.
3. Procedere ad un metodo sistematico di valutazione in itinere degli insegnanti dove ci siano anche gli apporti degli alunni e, in seconda istanza, dei genitori.
4. Riorganizzare la vita scolastica non più attorno alla classe, ma attorno alla disciplina. Si può pensare ad una via intermedia tra l’attuale organizzazione e quella dell’università. La classe che si forma al primo anno e dura 5 anni è una entità chiusa nel tempo e nello spazio che non rappresenta più la realtà del mondo del lavoro e della società in cui è importante la duttilità dei rapporti, la estrema varietà delle relazioni tra le persone, anche con altri soggetti, imprese, amministrazioni, università, il tutto in una “aula” ormai globale. E' un mondo chiuso dove si instaurano rapporti stagnanti all'interno di sottogruppi, tensioni irrisolte, strategie di difesa non costruttive. Si può pensare ad una organizzazione dove ci siano lezioni seguite da tutti gli alunni dello stesso anno di corso e gruppi di lavoro costituiti con modalità variabili in funzione di esercitazioni, progetti, chiarimenti, approfondimenti, interessi individuali. Va naturalmente ripensata la stessa architettura scolastica con una nuova organizzazione degli spazi che dovranno essere funzionali alle attività e non il contrario, come avviene oggi.
5. Responsabilizzare gli alunni dando a loro non solo l’impressione, ma l’evidenza che il proprio futuro è nelle mani di ciascuno, che domani si raccoglierà quello che si semina oggi in termini di impegno, interesse, motivazione. Nella società c’è un posto per ognuna delle infinite inclinazioni della persona ma bisogna guadagnarselo. Va da sé che lo Stato, non più da vedere come una controparte, deve riguadagnare tutti gli elementi di credibilità perduti per dare ai ragazzi sicurezza del futuro.
6. Eliminazione del libro di testo. Questo totem sacro e inviolabile, oggetto di sedute interminabili quanto inutili, ha fatto il suo tempo. Si vedono alunni di ogni età trasportare carrelli con 15 kg di libri! Non è la quantità che conta: "...la mente non ha bisogno, come un vaso, di essere riempita, ma piuttosto, come legna, di una scintilla che l'accenda e vi infonda l'impulso della ricerca e un amore ardente per la verità" (Plutarco, L'arte di saper ascoltare). Spetta all’insegnante (come sancisce l’art. 33 della Costituzione) e non al ministero il controllo del rigore didattico degli apporti che la rete o altri strumenti oggi mettono a disposizione in ogni disciplina.
7. Eliminazione del voto di consiglio nelle valutazioni finali. I voti attribuiti agli alunni, nel corso dei cinque o più anni di frequenza, devono rimanere, senza artifici, nel curriculum finale degli stessi.
8. La promozione alla classe successiva avviene automaticamente al superamento di un target predeterminato nel cui computo concorrono i profitti conseguiti nelle varie discipline con pesi diversi in ragione della specializzazione (è probabile che un’azienda che voglia assumere un diplomato in elettronica sia più interessata al profitto in materie attinenti con essa che non a quello acquisito in storia o in educazione fisica). Le valutazioni dei singoli insegnanti, che confluiscono poi nella valutazione finale, devono rispondere a criteri di oggettività e imparzialità validi per gli insegnanti della stessa disciplina, per i diversi corsi e annualità. Gli insegnanti devono determinare insieme tali criteri in modo da rendere confrontabili le valutazioni. Occorre un sistematico ricorso a metodi statistici che garantiscano il costante mantenimento dei criteri stabiliti.
9. La carica di dirigente scolastico deve essere elettiva, da ripetersi ogni 5 anni. I candidati, scelti tra gli insegnanti dello stesso istituto, dovranno avere le necessarie competenze, certificate da un Organismo indipendente. Alle votazioni parteciperanno insegnanti, studenti e genitori con modalità tali da equilibrare il peso delle varie componenti.
10. L’esame finale, al quale andrebbe tolta la incongrua e ridicola denominazione di “esame di maturità” consisterà in un colloquio, su argomenti non specifici (quelli sono già valutati a sufficienza nel corso dei 5 anni di studi e faranno parte della scheda finale di valutazione), tenderà a valutare le capacità di sintesi, di argomentare le proprie opinioni, di rapportarsi con la complessità.

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