
FRAGMENTA di Claudio Gazzoli ------- «….Di fronte a tanta vergogna un solo rimedio penso ci possa essere, che i capaci e gli onesti scendano alla tutela dello Stato e delle sue leggi» Cicerone, processo contro Verre. -------- Stiamo svendendo il nostro paese alle potenze del male, alleate di traditori maldestri e tracotanti, in una utopia senza Dio, sotto il patrocinio del principe delle tenebre. Possiamo fare da soli, in un nuovo Rinascimento, con DIO AL CENTRO.
lunedì 30 novembre 2020
CUPE ANALOGIE
domenica 15 novembre 2020
OLTRE LA DECADENZA
Una chiesa
provvisoria, in una piccola contrada di campagna, una specie di capannone a
forma di croce greca al posto della chiesa in restauro. Sono qui perché un
prete “normale”, forse l’unico della mia diocesi, celebrerà la messa. Una decina di persone in attesa sulle poltroncine imbottite
da aula di formazione, che conversano amabilmente di raccolto, della pioggia
che non viene mai, de “lu porcu da scannà”.
Di solito mi
vado a cercare un posto dove arrivi poco la luce accecante dei riflettori, in
questo caso sostituiti da illuminatori industriali, del tipo di quelli che si
usano nei supermercati. Lo avevo trovato in fondo, dove
comunque c’era una luce con cui, se non mi turbassero la prima e l’ultima
pagina del foglietto, avrei potuto
tranquillamente leggerlo. Il sacerdote, vedendo occupare anche quella zona
della chiesa, forse per un atto di cortesia, come quando si riceve un ospite a
casa, ordina alla assistente di turno di accendere la luce. In un baleno uno
sfolgorio, come fari abbaglianti, ci colpisce e ci espone sul palcoscenico dell’assemblea nella quale vorremmo, invece,
sentirci nulla davanti a Dio. Avevo l’interruttore vicino ed è stato un gesto quasi
automatico spegnerlo e cercare, finalmente, un po’ di raccoglimento. Solo che, iniziata
la lettura del Vangelo, il prete, bruscamente si interrompe e, richiamato da
qualcosa evidentemente più importante, punta il dito verso di noi e fa: “ma
state al buio, accendete quella luce….”. Avrei voluto dirgli, ma non l’ho
fatto, per rispetto dell’atto liturgico, che non era necessario perché non eravamo lì per un ricevimento, ma per
una Luce che nessun faro artificiale può rimpiazzare, che neanche il sole può sovrastare.
Questo
episodio, solo apparentemente banale, perché rappresentativo di un disegno già realizzato, mi ha fatto venire in mente la più struggente,
ma anche profetica, poesia del mio conterraneo, Leopardi. Un po’ sprovveduto,
pensando di trovare “la luna” nel girovagare alla mercé di amici scriteriati e opportunisti,
dopo aver rinunciato alla sua terra bellissima ma arcaica, luminosa ma “oscurantista”,
si ritrova su un casolare alle pendici del Vesuvio, malato ma ispirato. Qui, componendo
il suo testamento poetico, “La Ginestra”, la fa precedere da una perifrasi che non
ci si aspetta: «E gli uomini
vollero piuttosto le tenebre che la luce»
(Giovanni, III, 19). Si potrebbe pensare, ad una prima affrettata valutazione,
che il poeta si fosse convertito, sentendo approssimarsi la fine. Solo che,
invece, molto astutamente e in senso anticristiano, ribaltava il
significato della “LUCE” con quello che noi intendiamo per “TENEBRE”: “gli
uomini vogliono LE TENEBRE della superstizione religiosa piuttosto
che la LUCE della presa di coscienza della verità”. È profonda ed
incolmabile la sua delusione nei confronti degli intellettuali del suo tempo,
che avevano “snaturato” i principi dell’illuminismo per orientarli verso “le
magnifiche sorti e progressive” invece di avvalersi della consapevolezza del
proprio stato per realizzare la “social catena” (fratellanza ?) tra tutti gli
uomini.
“La Ginestra”,
per il suo appello senza speranza, per il suo richiamo malinconico ad un passato
perduto, per la sua consapevole incongruenza, può essere considerata un inno
sconsolato alla DECADENZA. La perifrasi,
tratta dal Vangelo di Giovanni, scaltramente capovolta, è coerente con la rappresentazione
di una decadenza alla quale, pur inconciliabile con il nostro credo, si può
concedere l’onore delle armi, anzi una decadenza nobile e ineluttabile insieme,
perché rivela la fedeltà ai valori della tradizione, come nel colloquio, amaro
e disilluso, del Principe di Salina con il messo piemontese, nel Gattopardo.
Ora, invece,
si respira un’aria di disfacimento, come uno stagno di alghe e rane in
decomposizione, un tanfo insopportabile con il quale hanno ricalibrato le
cellule olfattive della gran parte della popolazione. La decadenza ha i toni
tenui, come i colori dell’autunno, che avverte della fine della buona stagione,
come quelli del crepuscolo che anticipa la notte. Nella decadenza c’è una
speranza, la speranza del giorno nuovo, la speranza di una nuova età dell’oro.
Nel disfacimento c’è il NIENTE.
Mi è capitato
di leggere, per un caso fortuito, perché non me lo vado a cercare,
un brano della lettera di auguri ai “Fratelli Indù” da parte del segretario
della CEI: «la
“vostra festa”… simboleggia la vittoria della luce sulle
tenebre, della verità sulla menzogna, della vita sulla morte..». Bene, ma
la CEI, portavoce dei vescovi italiani e, quindi, della chiesa, non dovrebbe
ribadire, costantemente, con forza, quello che Gesù ha detto «Io sono la
via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» ? Pertanto,
la VITTORIA DELLA LUCE SULLE TENEBRE non spetta solo a Gesù ?.
Siamo tenuti
ad applicare la logica ferrea del «SI - SI, NO - NO», la logica inconfutabile della proprietà
transitiva: se A la pensa come B e B la pensa come C allora A la pensa
come C.
Se “Avvenire”
che è il portavoce della CEI e quindi della chiesa sostiene fortemente lo
sdoganamento del peccato di sodomia e della omosessualità allora vuol dire che
i vescovi italiani e la chiesa pensano che la sodomia vada sdoganata e la
omosessualità accettata.
Se i vescovi
statunitensi appoggiano manifestamente e fervidamente il candidato ultra-abortista
e delegittimatore della famiglia allora vuol dire che la chiesa, ovviamente
quella visibile, è a favore dell’aborto, delle famiglie omo e della pratica scellerata
dell’utero in affitto. Se la maggioranza dei religiosi italiani dà il proprio “consenso
elettorale” ad un partito che propone la pillola abortiva, le unioni civili delle
coppie anormali, la diffusione della pazzesca “teoria gender” nelle scuole, allora
vuol dire che la chiesa è favorevole alla pillola abortiva, alle famiglie anormali,
alla “teoria gender”.
Se si
dichiara che è “PAROLA DI DIO” allora deve essere letta e pronunciata così come
è scritta. Questo vale, ad esempio, per il termine greco originale “eisénkēs”,
tradotto sapientemente e correttamente da San Girolamo con “inducas” e poi,
in volgare, con “indurre”. La nuova traduzione, che ci stanno imponendo,
per motivi di metamorfosi ideologica, di perversa esegesi storicistica, di buonismo strumentale
al nuovo corso è pura mistificazione diabolica.
Ora la chiesa
visibile ha di nuovo ribaltato la sublime affermazione di Giovanni, perché sono
ATEI, credono solo alla luce della loro ragione e dei loro istinti, o alle “ragioni” che il
pensiero corrente vuole imporre al mondo intero. Credono solo al loro infido suggeritore. Il risultato non è la
DECADENZA ma il DISFACIMENTO.
La nuova
chiesa si inchina ai poteri forti del mondo, come, nella poesia, le ginestre sulle pendici del Vesuvio, si piegano al vento infuocato eruttato dalla bocca
del vulcano, direttamente comunicante con i recessi sconfinati dell’averno.
avevo già pubblicato:
https://blogclaudiogazzoli.blogspot.com/2020/01/la-vera-luce-le-vere-tenebre.html
https://blogclaudiogazzoli.blogspot.com/2018/11/cambiato-anche-il-padre-nostro.html
“Credo che il matrimonio omosessuale debba essere riconosciuto come un sacramento perché ciò che costituisce il sacramento del matrimonio è ciò che questo particolare legame umano ha in comune con la vita della Trinità e la vita della Trinità non ha nulla a che fare con la complementarietà di genere o sessuale e niente a che fare con avere figli”.
http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2020/11/suor-teresa-forcades-e-la-nuova.html
lunedì 2 novembre 2020
IL BENE DELLA CHIESA
«Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini» Mt 8,33
Scorrendo le “res
gestae” pubblicate dal vescovo di Ascoli Piceno, mons. Giovanni D’Ercole, si osserva
che sono circa trenta le chiese riaperte
al culto dopo il terremoto del 2016 e, pertanto, si capiscono meglio alcune cause della “richiesta di dimissioni” pervenuta dal sultano di Santa Marta, prontamente
accolta, sottoscritta, inoltrata e, poi ovviamente, accettata il 29 ottobre scorso.
Eppure non si può dire
che mons. D’Ercole non fosse della linea di Bergoglio, con l’accoglienza interessata dei
pagani, l'inclusione dei depravati e i cenoni di fine anno nelle chiese. Ma non lo è stato fino in fondo. Durante il
primo lockdown aveva dichiarato:
«… bisogna dire che il diritto al Culto ce lo
diate, se non ce lo date ce lo prendiamo, e se ce lo prendiamo è solo un nostro
diritto…È una dittatura quella che impedisce il culto…abbiamo bisogno tutti di
spazi di libertà..».
Parole forti, le
parole che i fedeli dovrebbero aspettarsi da tutti i vescovi, non solo da uno
su 200, che devono essere andate di traverso al sultano, anche per i rapporti
di buon vicinato e di pacata, codarda sottomissione con il sultanato confinante. Ma poi
ai buoni propositi non ha fatto seguito l’azione. Così il pastore, ancora una
volta, ha abbandonato le sue pecore, per arrendevolezza e imbarazzante senso
del dovere. Non come vuole l’apostolo Giacomo: “Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le
opere?”.
Nella lettera che
spiega le proprie dimissioni il vescovo richiama le parole che Benedetto XVI
pronunciò il giorno prima di abbandonare il proprio pontificato: «Amare la Chiesa significa anche avere il
coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi».
Ma, anche alla luce dello sfacelo avvenuto in questi sette anni, ultimo atto di
una demolizione preparata da molto tempo, è lecito chiedersi che cosa vuol dire
BENE DELLA CHIESA.
Il bene della Chiesa è
la totale rinuncia alla missione che Gesù le ha affidato ?: «Andate dunque e ammaestrate tutte le
nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono
con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» Mt 28:19-20.
Il bene della Chiesa è
il dissolvimento del proprio unico Mandato nella palude menzognera delle altre religioni ?
Il bene della Chiesa è
il totale asservimento della propria Santa Dottrina alle imposizioni dell’ideologia
dominante ?
Il bene della Chiesa è
la totale rinuncia alla propria tradizione, agli scritti dei Dottori, agli
esempi dei Santi per adottare i metodi, le concezioni, le utopie della politica
?
Il bene della Chiesa è
lo sciagurato oltraggio al primo comandamento, che tanti guai provocherà al
popolo di Dio, consumato turpemente nella idolatria più triviale, dentro alle
mura Vaticane e persino sulla tomba dell’apostolo fondatore ?
Il bene della Chiesa è
la sistematica alterazione della Parola di Dio, tramandata da secoli di vigilanza
dello Spirito Santo, per farne manifesti rivoluzionari gridati impunemente dai
pulpiti ?
Il bene della Chiesa è
l’accettazione, strumentale e blasfema, del peccato impuro contro natura ?
Il bene della Chiesa è spalleggiare movimenti rivoluzionari armati ?
Il bene della Chiesa è delegittimare la famiglia naturale a favore di sodalizi che scandalizzano persino il diavolo ?
Il bene della Chiesa è
la sistematica profanazione, ora anche igienista e cautelativa, del dono più
prezioso, la Santa Eucarestia ?
Il bene della Chiesa è
la progressiva, persistente deriva verso il protestantesimo o una qualche sua riproposizione massonico-mondialista ?
Il BENE DELLA CHIESA è la totale, suprema adesione al progetto di Gesù Cristo.
Chi ha veramente a cuore il BENE DELLA CHIESA combatte fino al martirio come Sant’Emidio, patrono della città, il primo vescovo su quella stessa cattedra di Ascoli Piceno, che, sotto Diocleziano, ignorò completamente l’ordine del prefetto di non predicare la buona novella, prodigandosi nella conversione di un gran numero di pagani e, per questo, subendo il martirio per decapitazione.
Claudio Gazzoli - Monterubbiano - diocesi di Fermo, contigua alla diocesi di Ascoli Piceno.
gli avevo già dedicato un commento:
https://blogclaudiogazzoli.blogspot.com/2019/01/sacro-e-profano-2-cenone-in-chiesa.html