martedì 7 gennaio 2020

La VERA LUCE, LE VERE TENEBRE







Arriviamo alla messa di prima mattina, in una chiesetta costruita nel 1500, fuori dalle mura Fermane, in un trivio, per tenere lontano, come si usava allora, il maligno. Una bellissima struttura in muratura, a croce latina, con l’abside sormontato da una cupola ad archi e volte, ora completamente accerchiata dagli edifici della città moderna. 
Entriamo qualche minuto prima e l’interno è illuminato soltanto dalle aperture, in alto, poste in modo da dare, di giorno, quella penombra fatta di riverbero e oscurità, che permette all’anima di predisporsi davanti all’Altissimo, rivelato dal lumicino rosso. Nella penombra quel lumicino, che rifulge agli occhi, agevola l’ingresso nell’anima di una luce infinitamente più intensa, solo apparentemente non visibile. La luce del giorno , filtrata dai vetri colorati, crea una dimensione in cui ogni oggetto, ogni quadro, ogni decoro rivela il suo unico compito di predisporre l’anima al suo dialogo intimo con Gesù. Quale migliore condizione per prepararsi alla Santa Messa !
Poi all’improvviso, come essere svegliati in pieno sonno dagli scuotimenti di un terremoto, la luce di decine di riflettori inonda, in modo uniforme, accecante e lattiginoso, tutta la chiesa, cancellando di colpo quella disposizione e proiettando lo spazio nella dimensione esterna del mondo, sotto i fari bianchi e ossessivi del grande centro commerciale della quotidianità. E capisci che ci ricaschi sempre, perché lo sai che è così ovunque. Ormai, da molti anni, le chiese sono super illuminate perché questo è parte della trasformazione architettonica degli interni che doveva assecondare, in modo studiato ed invadente, la nuova liturgia di matrice protestante. Il  tentativo, in parte riuscito, di confondere, in un profluvio di luce artificiale, il canale di comunicazione dello Spirito. La volontà egemonica di riequilibrare ogni differenza esaltando la fisicità a scapito dell'intimità dell'uomo con Dio, di rimuovere la direzionalità univoca del raccoglimento.
Dopo il sovvertimento dello spazio con l’inversione dell’altare, lo smantellamento delle balaustre, la composizione e la disposizione dei banchi, la emarginazione dell’Altissimo, l’abolizione delle pratiche purificatorie, la moltiplicazione amplificata della sorgente del suono, il principe delle tenebre, maestro del rovesciamento e dell'incanto, ha mostrato di saper usare persino la luce artificiale.
Non è consentito al fedele l’isolamento intimo perché quello che conta non è l’anima individuale, alla quale ha parlato e continua a parlare Gesù, ma l’anima collettiva alla quale parla la casta degli eletti che sta egemonizzando la nostra stessa umanità. 
Avendo sostituito la “riproposizione incruenta del Sacrificio” con la cena eucaristica, l’assemblea che vi partecipa viene illuminata come la sala di un grande ristorante durante un ricevimento. Ogni particolare che, nel suo umile nascondimento, rendeva omaggio alla Vera Luce, ora prova a mettersi in competizione con quel lumicino rosso che sembra sparire.
L'illuminazione dello spazio all’interno delle chiese ha avuto un’evoluzione con lo sviluppo della tecnologia che, spesso, asseconda opportunamente anche l'insensatezza. Così, in questi ultimi anni, i riflettori a led hanno sostituito quelli installati diversi anni addietro, con una luminosità più intensa e molesta. In un'altra chiesa ho misurato, con il telefonino (a qualcosa servono... ), un illuminamento di 800 lux, lo stesso del banco formaggi di un grande supermarket.
Ma avviene una particolare circostanza, a riflettere sul prologo, immenso, del Vangelo di Giovanni:   «la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta». Ora le tenebre sono simboleggiate, paradossalmente, dalla luce violenta ed improbabile di quei riflettori artificiali, mentre quel lumicino rosso, nonostante i maldestri tentativi di farlo sparire, rappresenta la Luce infinitamente più intensa che nessuna brutalità umana riuscirà mai a sopprimere. A chi vuole guardare, gli occhi dell’anima rivelano una percezione opposta rispetto ai recettori oculari.













Nessun commento:

Posta un commento