venerdì 12 agosto 2022

LASCIATE STARE I SANTI

 

Carducci, Boudelaire e Manzoni


Il 15 luglio, a Lapedona, vicino a Fermo, durante la festa del patrono, nel corso della processione e poi in chiesa, si intonava l’Inno a San Quirico. Credo che si intoni ancora oggi, ma le feste patronali dei nostri paesi hanno completamente perduto l’antico fervore, oltreché il vero significato. Composto intorno gli anni ’30 del novecento, su una base musicale ripresa dall’Inno a Sant’Antonio di Padova, è formato da cinque quartine di endecasillabi dei quali riporto i primi due versi dell’ultima strofa:
Sacri a te salgano le preci e i voti
Dall’alma schiera dei tuoi devoti.
Tutta la poesia è tecnicamente ineccepibile e rivela la maestria e la preparazione del suo compositore, al quale il verso in rima baciata veniva molto bene. Per questo doveva certamente sapere che, per il primo verso dell’ultima strofa, stava facendo la citazione dell’ultima strofa dell’Inno a Satana di G. Carducci:
Sacri a te salgano
Gl'incensi e i voti!
Hai vinto il Geova
De i sacerdoti.
Così una moltitudine di fedeli, da quasi un secolo, intona, senza saperlo, parte di una poesia che Carducci ha composto in una notte, in odio verso la Chiesa Cattolica, in onore e, dico io, su ispirazione del suo grande protettore. Lo dice Carducci stesso in una lettera al Filopanti: «..l’anima mia, dopo anni parecchi di ricerche e di dubbi e di esperimenti penosi, aveva alla fine ritrovato il suo verbo; e “Verbum caro factum est”». Poi, in altra occasione, precisava: «non è mia intensione combattere il cristianesimo, bensì la Chiesa come entità storica, avida di potere, nemica del progresso e timorosa della libertà di pensiero». Come dice Pietro Gibellini in “Giosuè Carducci Tutte le poesie – Newton Compton”: «Il demonio celebrato nelle balzellanti quartine è il principio stesso dell’essere, inteso come idea MASSONICO-POSITIVISTA... La bellezza della natura, lo sguardo di una donna, le gioie dell’amore e i piaceri del convito, gli ardimenti dell’animo e della mente, l’ispirazione poetica, tutto è ricondotto a Satana».
Non vi sono dubbi che il filo conduttore di quasi tutti gli scrittori della seconda metà dell’Ottocento fosse l’appartenenza alla Massoneria. Sei anni prima di questa composizione, nel 1857, un grande poeta francese, Charles Boudelaire, pure lui FRAMASSONE, pubblicava le Litanie di Satana, di cui riporto la “preghiera” finale:
Gloria e lode a te, Satana, nell’alto
dei Cieli, ove regnasti, e nel profondo
dell’Inferno, ove, vinto, sogni in silenzio!
Fa’ che un giorno la mia anima riposi accanto a te
sotto l’Albero della Scienza, quando sulla tua fronte,
come nuovo Tempio, si spanderanno i rami!.
Quando ci dicono, primariamente a scuola, che la nostra letteratura, ma più in generale la nostra cultura moderna, è figlia dei fermenti “positivi” e romantici dei primi dell’Ottocento che, “finalmente” hanno dato una spallata alla vecchia concezione della vita che la Chiesa aveva inculcato per secoli, tarpando le ali alle “magnifiche sorti e progressive”, dobbiamo ricordare che tutto quello che ha portato alla situazione odierna è stato sistematicamente, oscuramente, implacabilmente pilotato dalla MASSONERIA. E pure per il “padre” della nostra letteratura moderna, della evoluzione della lingua, Alessandro Manzoni, FRAMASSONE anche lui, vale quanto affermato da B. Croce, chiaramente insospettabile,  nel 1941: «Alessandro Manzoni, ricco dei più velenosi succhi dell'illuminismo francese, non vede nel Cattolicesimo se non un umanitarismo sociale con dei riti da godere più che da approfondire…». Sembra scritta per la Chiesa di oggi e, infatti, proprio qui occorreva arrivare.
Ma allora perché inserire, in un inno innocuo del patrono di un paesino irrilevante, un verso il cui senso doveva per forza passare quasi del tutto ignorato ? Per attuare una strategia di lungo periodo che, in tre secoli, gradualmente, impercettibilmente ci ha portato nella landa desolata, ricoperta di cenere, in cui siamo ora, con una tecnica che, come altre volte ho detto, può essere chiamata “drogaggio”. Il drogaggio è il metodo che ha praticamente dato avvio all’elettronica dei semiconduttori e consiste nell’inserire particelle infinitesimali di elementi estranei, ad esempio arsenico, su una base di un materiale molto comune, silicio, mutandone in modo significativo le proprietà elettriche. Esso può essere diretto o esplicito oppure indiretto o subdolo, contaminante e in quest'ultima modalità è stato utilizzato nell'inno. Se si prendono, uno per uno, i documenti del Concilio VII, si può constatare quanto questa tecnica è stata utilizzata in modo diretto, ora possiamo dire, con successo. Se prendiamo, ad esempio, la Costituzione Apostolica NOSTRA AETATE, su di un tessuto certamente in linea rispetto alla tradizione della Chiesa, pur trattando un argomento delicato, ad un certo punto si legge, a proposito del rapporto con tutte le altre religioni: «La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è VERO E SANTO in queste religioni». Ecco l’elemento estraneo, l’arsenico, introdotto per modificare in modo sostanziale la Dottrina millenaria della Chiesa.
L'introduzione di questi elementi estranei ha prodotto un avvelenamento lento del nostro sentire il rapporto con Dio, facendo via via cadere le pecore nel precipizio, come il gregge del pastore Oak, del bellissimo “Via dalla Pazza Folla” di Thomas Hardy.






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