sabato 9 marzo 2024

UN DIPLOMA PER ALICE


Questi giorni, in alcune scuole di Fermo, si organizza la "cogestione", non altro che l'autogestione in chiave "condiscendente", apoteosi della democrazia, un altro dei frutti della rivoluzione. Diversi anni fa... i ragazzi che la organizzavano mi chiesero di scrivere un articolo per il loro giornalino.


UN DIPLOMA PER ALICE
Quasi una consuetudine, anche in questo anno scolastico, gli alunni hanno organizzato la cosiddetta autogestione. La parola è importante, fa pensare ad una gestione autonoma e alternativa, quasi una sfida per dimostrare come dovrebbe essere una scuola moderna, come si possa fare meglio; l’occasione per capire che cosa non funziona, cogliere i limiti e proporre cambiamenti seri; comprendere da dove viene questa noia ossessiva che induce alla rassegnazione, che non fa esprimere alcuna aspirazione verso il miglioramento e fa porre la felicità nella negazione dell’impegno scolastico.
Sono passato davanti alle aule dove si svolgevano vari corsi: psicologia, arte improvvisata, musica rock, ballo latino, ho anche dato un’occhiata in alcune di queste aule, la confusione era tanta, la conoscenza poca.
Nell’aula magna si proiettava “Arancia Meccanica”, un film che non vedevo da più di 25 anni, inquietante nella sua attualità; una ventina di ragazzi assistevano senza troppa consapevolezza alle scene iniziali del film sottolineando con risa e battute le sequenze iniziali più violente: se il gioco è finzione e la violenza è il reale non meraviglia la percezione del primo a scapito della seconda; evidentemente la scuola non riesce a far trascendere le sembianze dietro alle quali sempre più si nasconde la verità; Kubrick non avrebbe apprezzato e, visto il seguito, chissà che cosa ne avrebbe pensato Pasolini.
E non colpisce che, nelle attività svolte, i ragazzi prendessero a modelli i form televisivi ispirati alla pedanteria, al buonismo ipocrita solidale, al voierismo da lupercale pompeiano; nel loro immaginario di scuola moderna c’è la ripetizione quasi ossessiva di stilemi mediatici omogeneizzanti. Ma così il cerchio si chiude: la televisione imbonitrice e demagogica, dispensatrice di subcultura populista, in mancanza di una scuola FORTE capace di trasmettere autonomia di pensiero, viene presa a modello dai ragazzi, che impareranno ad essere bravi cittadini televisivi e nazionalpopolari e daranno il voto ai gestori, pubblici e privati, di quelle televisioni.
E’ persino banale sostenerlo, si è trattato di una FINTA AUTOGESTIONE, un modo, neanche troppo dissimulato, di anticipare di 2 settimane le vacanze di Natale. Basta recarsi nell’aula 3B, una delle più frequentate, per leggere sui muri, ma non ce ne sarebbe bisogno, quale fosse il loro primario interesse; a proposito, la ricorrenza dei “bono” supera di gran lunga quella dei “bona”, con buona pace dei profeti per le “pari opportunità”.
Ma la FINZIONE non può meravigliare. Essa è un metodo di lavoro, diventato strutturale e perciò quasi involontario. Facciamo finta che questa scuola corrisponda alle vere esigenze di formazione umana e professionale, che indulgere voglia dire educare, che la scuola dell’autonomia, dei POF e delle funzioni obiettivo sia migliore di quella dei tempi di Papini, che gli alunni siano tutti uguali, che gli insegnanti siano tutti uguali, che esista una correlazione diretta tra efficacia ed efficienza dell’insegnamento e il numero delle circolari, che il Programma Ministeriale e il Libro di Testo siano succedanei dello Spirito Santo, che una quercia possa produrre arance, ma poi che ne faremo di tutte queste finte arance visto che c’è bisogno anche delle ghiande (“uno stato è giusto quando ciascuno vi realizza le sue naturali predisposizioni.” Platone, La Repubblica).
In questa atmosfera trasandata come i pantaloni di Giovanotti e paranoica come una canzone di Daniele Silvestri, Alice è stata l’unica a conservare la sua impassibilità. Ma allora, finzione per finzione, in questa saga dell’egualitarismo politically correct, se proprio vogliamo dare un esempio di efficienza scolastica, a premio della sua dedizione totale, della sua costanza ed educazione, a premio delle nozioni che saranno passate anche per l’atrio della scuola col sole e col vento con la pioggia e con la neve, anche considerando che la sua difficoltà ad esprimerle non è poi tanto al di sotto della media, lo vogliamo dare un Diploma ad honorem ad Alice?
 
P.S.   Alice è la diligente e affettuosa cagnetta del prof. di Lettere C.V.

Claudio Gazzoli









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