domenica 30 giugno 2024

La PRIVACI (PRAIVASI)

Una volta… quando non c’erano ancora tutte queste menate introdotte gradualmente, come è ovvio…, dagli incappucciati col grembiulino, mi riferisco in particolare alla “privaci”, eravamo in ansia per l’uscita dei “quadri”, dopo gli scrutini di fine anno. Ovvio che non guardavamo solo il nostro voto ma anche i voti degli altri, poi i promossi, i rimandati e i bocciati. Non ce ne siamo mai fatto un problema; questa trasparenza ovvia non ci ha mai procurato affanni, inquietudini o isterie. Tutt’al più qualche irritazione per un confronto non imparziale, ma finiva lì. Oggi invece, sotto il regno del delirio della “privaci” non si conosce nulla di nessun’altro e questa, senza alcuna verifica da parte dei diretti interessati, non è una garanzia di obiettività.
C’era anche un elemento giocoso, se vogliamo, di orgoglio per i più meritevoli, di stimolo per gli altri. C’era il dramma della diversità naturale, unico motore della crescita dell’individuo, mentre invece si vuole l’uguaglianza artificiale della crescita programmata nei tunnel cupi senza ritorno della società delle api operaie.
Ovvio che la “privaci” è stata introdotta per limitare la possibilità di conoscenza dei dati personali da parte dei soggetti privati ed invece favorirne l’uso, a fini commerciali da parte delle grandi società, a fini di assoggettamento da parte dello Stato. Fa parte del progetto, velocizzato negli ultimi settanta anni, come la droga, la musica da sballo, le discoteche, il terrorismo, la rivolta studentesca, la riforma della scuola, il femminismo, lo scioglimento dell’esercito, i tatuaggi, i social, la pornografia, l'uguaglianza sostanziale ma pure formale tra i sessi, la delegittimazione della famiglia naturale, la dissoluzione della Religione, le "onlus", la Coca Cola, McDonald, faccia-libro, uozzap. È una delle tante illusioni date in pasto ai cosiddetti cittadini, come la “democrazia”, che subiscono ogni giorno intromissioni moleste nella loro sfera più privata, di competenza esclusiva dell’individuo, mentre sono lasciati soli, nella realtà di ogni giorno, in situazioni di spettanza esclusiva dello Stato, in un contesto dove ormai conta solo la realtà virtuale contraffatta e la “loro” verità. È l’illusione ingannevole dell’interessamento dello Stato alla tutela dell'individuo, mentre si corre a grandi falcate verso la collettivizzazione delle menti e la massificazione delle coscienze, nella caldera del pensiero unico di radice luciferina.
Hanno già i nostri dati, tutti..., le nostre inclinazioni, le nostre aspirazioni, i nostri capricci… Non avranno le nostre anime !






sabato 8 giugno 2024

L.E.F. CASINÒ

 

Campeggia in lontananza, smisurato, una via di mezzo tra un centro commerciale e un santuario (mi ricorda qualcosa che ho già visto, dalle parti di San Giovanni Rotondo..., ma questo è molto più grande), di colore rosso cupo con riflessi violacei ed una grande scritta luminosa, verde kryptonite: L.E.F.

È il casinò più grande del mondo, con migliaia di sale da gioco, parchi giochi, sale per adunanze, teatri e palestre. Mi trovo a passare di qui, arrivato per altri scopi e, incuriosito, chiedo ad un signore dall’aria stralunata vestito tutto colorato che sopraggiunge camminando veloce verso la meta:

«Scusi, ma dove va così di fretta !»

         «devo cercare di arrivare tra i primi, per gustarmi proprio tutto».

«Ma perché, che cosa c’è ?».

      «Domani abbiamo il grande gioco, è un’occasione da non perdere anche perché capita solo una volta ogni anno o due».

«Quindi sogna di vincere !».

     «Ohh no ! Non si può vincere. Al baccarà vince sempre il banco, perché le carte non vengono mescolate, sono sempre nella stessa sequenza. Alla roulette escono sempre gli stessi due numeri, il 6 e il 17».

«Allora basta puntare su uno di questi due, prima o poi uscirà !».

     «Ehh no ! Noi possiamo puntare su ogni numero che vogliamo, tranne questi due. Su quei numeri possono puntare solo gli “eletti” che invece vincono sempre !».

«Ma allora, scusi, che senso ha ? puntate pur sapendo di non poter mai vincere !».

       «Vede, non è importante vincere ma PARTECIPARE ! Poi il premio non è la vittoria ma la “LEF spremuta” che la nostra triade ci porge, dopo aver fatto un profondo inchino e baciato il pavimento, all’uscita dalla grande sala. Si tratta di un concentrato di quella che ci beviamo tutti i giorni. Questa è fantastica, col suo colore rosso brillante che la fa assomigliare alla spremuta di melograno ed un sapore unico, incredibile. Pensi che ci fa sentire diversi, intorpiditi, appagati. Non so descrivere la sensazione ma sembra toglierci persino la fatica di pensare, perché è come se qualcuno pensasse per noi ! ».

«Aahhhh!».

         «Perché non si accoda pure lei  ?».

«Oohhh no grazie, io ce l’ho già la mia Triade e poi sono di un’altra Contea !».

 

Claudio Gazzoli

 

 

 

 

 

lunedì 3 giugno 2024

ROMA, IL DISFACIMENTO DOPO LA DECADENZA


 


Sono stato a Roma il fine settimana, non per il 2 giugno, ricorrenza che per me semplicemente non esiste, anche se mi sono trovato a passare per via Dei Fori Imperiali (a cui probabilmente bisognerebbe cambiare nome…) sabato pomeriggio durante i preparativi per la sfilata di quel che rimane di un esercito che dovrebbe invece difenderci dagli assalitori, di tutti i tipi. Nessuno ci dice quanto costa allestire una ventina di tribune con circa 500 posti ognuna.
Ero alloggiato in una struttura in zona Prati gestita da suore, quasi tutte di colore. Buona l’ospitalità, come ho espresso alla suora di turno prima di ripartire, aggiungendo: “solo un appunto che riguarda quei mosaici con gli occhi neri della vostra cappella”, “perché che cos’hanno che non va ?”, “conosce un certo Marko Rupnik ?”; la risposta è stata una fragorosa risata. Me ne sono andato, avrei voluto dirgli che mi sembrava inopportuna, ma non avrebbe capito, mentre quella risata era assolutamente rivelatrice del livello di percezione della situazione da parte dei religiosi, e pure questo fa parte della storia.
Premetto che amo questa città e non perché ci ho vissuto quattro anni, questo semmai sarebbe un buon motivo per odiarla, ma perché Roma rappresenta l’inizio e la fine, dove la forza delle cose travalica l'evanescenza della memoria, l’inarrivabile apogeo di tutto il cammino umano, la città eterna come ha voluto Nostro Signore, che ha scelto di nascere nel corso e nel territorio del suo impero, dove ha chiesto che si recassero Pietro e Paolo per fondare la Sua Chiesa, quella Eterna e Indistruttibile.
Avevo osservato la sua decadenza fiera, negli anni ottanta, quando ci vivevo, ora ne sperimento dolorosamente l’aggressione assecondata e il disfacimento, il luogo di ritrovo della bruttezza, la preda lacerata di gabbiani, islamici e cinesi. Roma, la città più agognata, ha subito nove invasioni nel corso della sua storia; in quella dei Visigoti del 410, Alarico, entrato in città, ben difesa dalle possenti mura Aureliane, grazie ad alcuni traditori che, di notte, gli avevano aperto le porte, aveva ordinato di risparmiare i luoghi di culto e tutti coloro che vi si fossero rifugiati. Ora i traditori sono all’interno della città, nelle sue stesse istituzioni particolari e nazionali, negli stessi luoghi della cristianità.
Devono portare a termine il disegno di cancellare la nostra civiltà e, per ottenerlo, stanno bombardando il pilastro centrale, nella sua armatura fisica e spirituale. Ma noi, Roma, non ti abbandoneremo, per non doverci ricredere esclamando “Domine, quo vadis ? ”.