Ho letto con interesse l'ottimo articolo di Dom Giulio Meiattini, monaco del monastero benedettino di Noci, in Puglia, che ho l'onore di conoscere personalmente,
Lucido e implacabile nel rappresentare il contesto storico, antropologico e religioso insieme, in cui è riassunta tutta la nostra desolata vicenda di uomini postmoderni.
Gli ho scritto una mail che riporto integralmente.
Buona
sera Don Giulio, ho letto il suo “La paura che uccide e il coraggio che manca”
sul blog di Sabino Paciolla. Ho scorso con attenzione e trasporto argomenti
che, ovviamente, condivido. Mentre leggevo, almeno tre volte, mi sono ripetuto:
“… Sì ma la chiesa che fa ??...”, poi ho trovato la risposta, scontata ma
coraggiosa, nelle ultime sei righe.
Mi
permetto solo di completare il suo pensiero riguardo a coloro che possono
considerarsi eroi: “chi ha fatto
l’unità d’Italia.. o ha combattuto per la resistenza…. la patria o la libertà valevano più della
vita, perché il futuro era un bene superiore al presente, si pensava alle
generazioni future (agendo realmente da adulti-genitori) dando la vita per un
avvenire che si sarebbe realizzato”.
Mio
padre, classe 1913, era molto bravo a scuola. Il suo maestro, lo ha bocciato in
quinta elementare (oggi andrebbe in galera) pur di tenerselo con sé un altro
anno e non farlo andare, anzitempo, lui così giovane e non ancora formato, a
fare il muratore. Mio padre e tutti quelli della sua generazione, gente di
paese, non intellettuali informati malati di politica, hanno dovuto faticare
duramente per “portare a casa la pagnotta”, senza ideali rivoluzionari ma con
il desiderio di “costruirsi un futuro”, di metter su famiglia e crescere i
figli, con la consapevolezza innata che il futuro “sarà come Dio vorrà”. La
solida educazione cattolica costituiva l’essenza del loro stesso essere,
l’unico riferimento morale, incrollabile e indiscutibile. Il prete del paese
era una presenza rassicurante, insostituibile nel soccorrere i corpi e
accompagnare le anime. La religione, il pensiero elevato della propria
esistenza, nella liturgia, nelle feste, nella scansione temporale dei giorni a
venire. Per loro, non la patria o la libertà valevano più della vita, ma la
famiglia, le persone care, i figli. Poi, nell’età migliore, la chiamata alle
armi per una guerra non voluta, di cui non riuscivano a capire il senso, per la
quale consideravano insensato dare la propria vita. Mio padre aveva una
venerazione per sua madre, che ha pregato incessantemente per lui, anche con
l’aiuto dell’altro suo figlio sacerdote. Il ritorno, dopo sei anni di
prigionia, la emarginazione da parte dello stato dei “veri eroi”, la costernazione per non essere riconosciuto da sua madre, il dover
ricominciare tutto daccapo, con caparbietà, sofferenza, con il freddo, la
pioggia, l'incertezza del lavoro di allora ma, sempre, all’ombra della Chiesa che
non abbandonava, che proteggeva, confortava, accompagnava, e ricordava incessantemente
che la precarietà del presente era solo il pegno per la ricompensa futura. La Chiesa consolante
anche quando il divario tra i precetti e l’esperienza era così tragicamente
abissale, perché assoluta, immanente, inconfutabile, certa.
Loro
sono i miei eroi, non i grandi ideali laici, ma la bellezza dei piccoli grandi
disegni della vita.
Questa
Chiesa, oggi, non conforta più le anime, non conduce a Gesù, quale unico,
infinito traguardo, non parla più al cuore dell’uomo, come faceva il suo
Fondatore. Parla alle masse, adula i grandi sistemi, propone soluzioni profane,
indica la natura e disdegna il naturale, adora idoli e rimuove i segni sacri.
Questo
virus, cattivo e premeditato, forse ci sta riportando alla sorgente, deride i nostri potenti modelli di sviluppo, sta
riavvolgendo la pellicola, inopportunamente digitalizzata, del progresso dei
corpi a scapito della nostra humanitas oltraggiata.
Il
virus modernista, come aveva santamente predetto San Pio X, con la sua
conclamata irruzione nei Giardini Vaticani, sta riavvolgendo decenni di derive
verso i ripugnanti lidi della carne, per farci ritrovare, a poco a poco, la
brezza leggera, avvolgente di Dio. Allora non avremo più paura di morire.
Se
è vero che “non si può disturbare una farfalla senza far vibrare una stella”
questi due virus letali hanno qualcosa in comune.
non praevalebunt
Claudio Gazzoli
P.S. spunti di correlazione...
"Cari figli, non fatevi ingannare dalle cose che, secondo il parere di molti, vi porteranno gioia e felicità come, ad esempio, il carnevale. Cari figli, IL CARNEVALE E’ UNA FESTA DIABOLICA, E CHIUNQUE PARTECIPA A TALE TIPO DI FESTA DA’ UN BUON AIUTO A SATANA. Se desiderate il mio consiglio, vi dico di non prendere parte a questo genere di festa, perché è una celebrazione in cui satana è presente dall’inizio alla fine. Se sapeste cosa può succedere quando andate al carnevale, non ci andreste mai più.
600 - 16 febbraio 1993
Cari figli, sono vostra Madre e vengo dal cielo per dirvi che siete il popolo di Dio, e che per questo dovreste fuggire da ogni male. Chiudete i vostri occhi alle facili seduzioni del mondo, rinunciate alla televisione, FUGGITE DAL CARNEVALE, PERCHE’ IL CARNEVALE E’ UNA FESTA SATANICA E, COME FIGLI DI DIO, DOVRESTE STARE LONTANI DA QUESTE FESTE CHE OFFENDONO IL SIGNORE E ATTIRANO LA SUA IRA SU DI VOI: EGLI POTREBBE ANCHE ANCHE ABBANDONARVI. STATE ATTENTI. ASCOLTATEMI."
ADORAZIONE / PROSTRAZIONE verso idoli pagani nei Giardini Vaticani |
Ultimo tango a Buenos Aires |
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