lunedì 23 marzo 2020

UNA PANDEMIA SINISTRA



Due settimane fa’, cadeva il primo sabato di marzo. Avendo cominciato, mia moglie ed io, a gennaio, la devozione dei primi cinque sabati, secondo le indicazioni della Madonna a Lucia di Fatima, ci tenevamo a non perdere la messa e la comunione. Qualche giorno prima il vescovo della nostra diocesi di Fermo aveva interdetto tutte le celebrazioni liturgiche, mentre in una diocesi contigua alla nostra veniva lasciata facoltà ai parroci di celebrarle. Ho fatto alcune telefonate e, finalmente, in una parrocchia a circa 40 km da noi, un frate mi ha dato conferma della celebrazione della messa per le ore 17 di quello stesso sabato. Ho chiesto se potevamo fare, magari a celebrazione terminata, la comunione in bocca, spiegandone le ragioni anche legate alla pratica dei primi cinque sabati. La risposta è stata risoluta, sdegnata: “assolutamente no, si fa’ come ha stabilito il nostro vescovo!”. 
Siamo partiti ugualmente per questo bellissimo paese dell’entroterra ascolano, in posizione dominante, dirimpetto ai monti Sibillini. La chiesa era sulla piazza, imponente, con un interno bellissimo di fine settecento ad un’unica navata. Qui sono molte le chiese restaurate internamente nel settecento, tra il barocco e il neoclassico, con risultati non sempre pregevoli, anche perché spesso è andato perduto l’originale aspetto gotico o romanico. 
Ma in questo caso il risultato è maestoso. Uno spazio interno di stucchi bianchi e dorati delimitato da colonne corinzie altissime addossate alle pareti laterali. Sorprende trovare una chiesa così grande e certamente non unica in un paese così piccolo. Poteva avvenire quando Dio era al centro di ogni intenzione dell’uomo. Essendo, allora, i locali più grandi nei nostri paesi, Napoleone, certamente non giacobino ma, sicuramente, anticlericale per procura, pensò bene di utilizzarne diverse come stalle per i cavalli del proprio esercito. Corsi e ricorsi della storia… 
In chiesa eravamo in undici, compresi i quattro della mia famiglia. Il frate, che già ci aveva squadrato, ha tenuto un’omelia, quasi risentita, di venti minuti, per noi pochi fortunati, ricordando che la fede deve esprimersi attraverso le azioni, le opere, la vicinanza ai più deboli, ai poveri, che certe devozioni possono essere belle ma rischiano di essere inutili*, che è necessario includere, cercare il rapporto con l’altro, il tutto con un andamento circolare, ricorsivo e ostinato... nessuna parola sul senso religioso di tutto questo, nessuna parola sul valore soprannaturale della vita umana, nessun parola, ovviamente, sull'anima, entità diventata immaginaria, di cui non parla più nessuno. Poi novanta secondi di Consacrazione. Ma ormai non mi meraviglio più… Sono rigurgiti di ’68, riproponenti il medesimo cliché tornato di moda negli ultimi anni, nella chiesa, anzi letteralmente tracimato dagli anfratti nei quali non poteva più essere trattenuto. 
Ho partecipato a qualche assemblea, in quegli anni funesti, solo per curiosità, rapidamente tramutata in ripugnanza, prima a scuola, poi al primo anno dell’università. Conoscevo quasi tutti i più facinorosi, “rivoluzionari” perdigiorno che vaneggiavano di diciotto politico ed esami di gruppo. Quando parlavano e lo facevano spesso, mettevano sempre lo stesso disco, con le prevedibili tirate sulla lotta di classe, la borghesia, lo stato servo dei padroni e poi “diamo l’assalto al cielo”, “fate l’amore non fate la guerra”, “la vita è altrove”, “mettete fiori nei vostri cannoni”, “vivere senza fermarsi mai e godere senza freni”… si ma di lavorare non se ne parlava mai. Molti di quelli hanno fatto carriera… e i risultati sono sotto gli occhi di tutti o, almeno, di quelli che hanno conservato il privilegio di guardare con i propri. Alcuni, compresi poi i loro nipotini, hanno pensato bene di raccordare Marx e Che Guevara con il Vangelo e di farsi preti o entrare in un ordine religioso. Anche perché questo consentiva a molti di loro di favorire inclinazioni e cogliere opportunità non sempre in linea con madre natura. 
Ma ora tutti i nodi vengono al pettine. La diffusione su scala mondiale di questo virus, in un tempo brevissimo, dimostra che l’umanità non può essere assimilata ai movimenti caotici, rimescolanti dell’atmosfera. Per l’umanità non può valere la “teoria del battito d’ali della farfalla”, corollario della teoria del caos. Le differenze culturali, le aspirazioni dei singoli e dei popoli, le consuetudini, non possono resistere alla spinta globalista, neanche con la prospettiva utopistica della pace universale. E non si capisce perché non dovremmo saper produrre una mascherina, una camicia, o un paio di jeans e perché dovrei comprare una panca prodotta a diecimila miglia di distanza. Il legame con il sessantotto è palese… Titolo di studio per tutti, nessuna differenza di merito anzi i meriti, senza meriti, sono tutti automaticamente innalzati, tutti vorrebbero fare gli impiegati, meglio se nella pubblica amministrazione, tanto poi a produrre materialmente ci pensano i nuovi schiavi, come formiche addestrate, senza neanche un barlume dei nostri criteri di sicurezza sul lavoro, sicurezza sociale, sicurezza sindacale. Ma a noi questo non interessa perché da una parte ci dichiariamo garantisti globali, dall’altra facciamo buon viso a cattivo gioco acquistando prodotti che vengono realizzati senza un barlume delle regole che, ad esempio, riempiono le migliaia di pagine delle nostre leggi sulla sicurezza sul lavoro. Non fa niente se in questo modo facciamo i belli con la pelle degli altri. 
Occorre ribellarsi a questa forzatura della storia appositamente predisposta da coloro che, facendo propria la metamorfosi comunista, vogliono un mondo di uguali, ipocritamente uguali, in cui tutte le distanze sono risolte a favore della loro unica, proficua, grande differenza. 
Questo virus mette a nudo la nuova chiesa, orizzontale, della materia, che aveva già spento il faro che, nella tempesta, da duemila anni, faceva ritrovare la rotta anche a quelli che non volevano guardarlo ma, inconsapevolmente, ne percepivano la presenza. Ora quella luce radiosa è svanita in una miriade di lucciole rossastre disperse in ogni direzione nella nebbia dissolvente della modernità. 
L’ossessione marxista del “popolo” e il rifiuto della funzione sacerdotale, quando il vescovo di Milano benedice “ci benedica Dio onnipotente”… o i sacerdoti si rifiutano di celebrare in assenza del “popolo”. Hanno collettivizzato l’anima individuale in questa contro-rivelazione diabolica, condividendo miti post-tribali e dionisiaci. 
Ossessionati dall'ideologia, sono accaniti combattenti di una rivoluzione ormai manifesta, alfieri di una falsa religione, giacobina e ingannatrice, contro l'anima, contro il soprannaturale, contro il "cielo". Succubi dei poteri forti, ai quali inviano messaggi di sudditanza, in mondovisione, senza vergogna, come l'empia adorazione della Pachamama e con questi "parametri" stanno affrontando l'emergenza coronavirus. Lo si vede dai loro sguardi, anche se si fanno sempre ritrarre sorridenti. Non pronunciano «cheee…eese», mormorano «deviii…..iiil» e lo si capisce perché un sorriso beffardo e stirato circoscrive le loro espressioni, un’ombra malevola ricopre, inesorabilmente, ogni apparenza di infido bagliore. La pelle stirata a malapena nasconde la loro vera natura. Il soprannaturale è solo una parvenza, un simulacro che serve a giustificare tutti i loro disegni terreni. 
Così si soffermano sulle letture che, modificandole, possono assecondare le loro dottrine e invece “censurano” i brani poco funzionali. Come quando Gesù dice ai suoi discepoli:
«Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Mc 16,15-18.

O quando dice al paralitico guarito: 

«Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Gv 5,14

Ma basta aprire a caso il messale o il breviario per percepire che quella che ci stanno propinando è un’altra religione. Come le pagine di oggi 23 marzo: 
SALMO 72 
… 
Chi altri avrò per me in cielo? 
Fuori di te nulla bramo sulla terra. 
Vengono meno la mia carne e il mio cuore; 
ma la roccia del mio cuore è Dio, 
è Dio la mia sorte per sempre. 
Ecco, perirà chi da te si allontana, 
tu distruggi chiunque ti è infedele. 
Il mio bene è stare vicino a Dio: 
nel Signore Dio ho posto il mio rifugio, 
per narrare tutte le tue opere presso le porte della città di Sion.


*avrei voluto interromperlo per dirgli: "glielo dice lei, ora, alla Signora, che la Devozione dei Primi Cinque Sabati, che lei stessa ha suggerito a Lucia di Fatima, è inutile ??".








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