Non voglio riferire il nome del monastero dove sono stato a messa la notte di Natale, anche se è facilmente individuabile (almeno da chi mi conosce...), perché, in fondo, “jé voio vene a queste monache”, infatti penso che sono, molto inconsapevolmente, parte del sistema nei confronti del quale, anche volendo, possono fare niente. Il dramma, ma è più una pantomima, è che loro pensano di aver fatto bene a chiamare un’arpista ed una violista a riempire l’atmosfera di musiche mielose e languide, come la ninna nanna di Brahms (ma che ci’azzecca?) che invitano a dondolarsi al ritmo lento della musica. Perché il popolo deve sentirsi bene la notte di Natale, magari pure quelli che ci vanno solo quella notte a messa, perché Gesù è venuto per renderci più buoni.
Poi arriva l’omelia del prete, ormai molto anziano e curvo, che si trascina fin sull’altare. A braccio, in una patetica evocazione di rigurgiti sessantottini, “festeggiamo anche la seconda venuta di Nostro Signore che verrà, come promesso, a prenderci tutti e portarci con Lui e a trasformare la Terra in paradiso”. Mi domando “ma dove l’avrà letto?”; magari "a Giudicare i vivi e i morti", come dovremmo sapere tutti. Al momento della comunione vedo una mamma, molto solerte nei confronti delle figlie adolescenti, che per tutta la messa stavano sbracate sulla sedia tra il telefonino e il soffitto (su di loro quella musica non fa alcun effetto...), ad obbligarle a fare la comunione. Erano davanti a me quando, presa l’Eucarestia nelle due specie, ritornavano al banco ridendo tra loro e masticando, con evidente disgusto, il sapore acre del vino.
Non mi meraviglia ormai che tutto avvenga al contrario, in un mondo al contrario, in una società al contrario, in una scuola al contrario, in una educazione al contrario, in una Chiesa al contrario. La notte di Natale non siamo tenuti a suonare la ninna nanna a Gesù, che non è un bambino come tutti gli altri, non Lo dobbiamo dondolare, questo lasciamolo alla Mamma, Lo dobbiamo Adorare, come fecero, ignoranti e puzzolenti, i pastori e lasciamo che gli Angeli riempiano l’aria, come in quella capanna solitaria, di musiche celestiali.
Se togliamo il mistero alla notte di Natale, per farla come piace a noi uomini inclini ai sentimentalismi, la facciamo diventare una parodia di sapore protestante, mentre ha tutti gli elementi di un Dramma infinito.
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