A sua Eccellenza Reverendissima,
Mons. Franco Giulio Brambilla,
Vescovo di Novara
Via Puccini, 11, 28100 Novara.
Eccellenza Reverendissima,
Le scrivo in merito al Suo comunicato del 1 Novembre, in particolar modo riguardo alla Sua disposizione di eliminare le celebrazioni in rito tradizionale di Domodossola e Vocogno, pregandola di rivedere la Sua decisione. Insieme a mia moglie, non potendo partecipare direttamente alla celebrazione della Santa Messa in quanto viviamo ad una distanza di circa 800 km da Vocogno, ascoltiamo ogni domenica l’omelia di don Alberto Secci. Quando possiamo andiamo all’unica messa in rito tridentino delle mie parti, ad un'ora di auto. Pertanto le mie considerazioni hanno un riferimento di ordine generale in merito alla “persecuzione” che la Vera Messa sta avendo in questo tempo infausto.
“Quando possiamo” andiamo a rinfrancarci, mentre le altre domeniche assistiamo alla “mensa”, nella consapevolezza che la partecipazione alla messa “novus ordo” rappresenta per noi l’opportunità di offrire il sacrificio che facciamo ad assistervi.
Lei richiede a questi sacerdoti che "si impegnino a prendersi cura affinché i fedeli partecipino al rito celebrato secondo il Missale Romanum (1962) non con uno spirito alternativo alla forma attuale della Messa romana". Ora, fuori dall'ipocrisia, come posso io non partecipare alla Vera Messa con uno spirito alternativo rispetto alla "forma attuale della messa romana" ? Sarebbe come se, avendo l'opportunità di assistere ad un concerto di Vladimir Horovitz, ci andassi con lo stesso spirito del saggio dei bambini del primo anno di pianoforte.
Ma, eccellenza, che cosa vuole che scegliamo tra un bicchiere di vino purissimo, direttamente dai grappoli delle colline di Galilea, lievitato nei tini di legno di cedro, dai fermenti dell’aria soave dei luoghi che videro il miracolo di Cana, trasformato nel sangue preziosissimo del Sacrificio, e un vinello artefatto, prodotto con le “cartine”, con l’aggiunta di aromi sintetici ed eccipienti velenosi, indecorosamente presentato in faccia al popolo ? Con che cosa vuole che ci dissetiamo se non con l’acqua cristallina delle sorgenti del Giordano, piuttosto che bere acqua inquinata dalle gaiezze sguaiate delle pizzate organizzate nelle vostre chiese, appestata dalle benedizioni dispensate a profusione a coppie sodomite e depravate, dissacrata da balli sconci e squallide canzonette, ammorbata dalle inoculazioni organizzate persino il Sabato Santo, corrotta da una “liturgia” rivolta esclusivamente al popolo invece che a Dio, falsificata dalla soppressione del senso del peccato, profanata dai molteplici sacrilegi verso le Sacre Specie, contaminata, in questi ultimi tre anni, da un profluvio di museruole indossate pure dai celebranti, persino nel momento elevatissimo della Consacrazione ? Vogliamo tornare alla sorgente, costi quello che costi, perché siamo certi che solo lì possiamo trovare Gesù che ci aspetta.
Siamo chiamati, indegnamente, a partecipare al Santo Sacrificio e, nella nostra piccolezza, a collaborare alla instaurazione del Regno di Cristo sulla Terra, come vuole che ci sentiamo quali invitati alla cena di confuse suggestioni protestanti ?
Siamo certi di essere nel giusto a pretenderlo ( e voi lo sapete molto bene…) perché il santo papa San Pio V ce lo ammonisce: nella bolla Quo Primum Tempore (14 luglio 1570), con la quale si promulgò la riforma di questo rito, scrisse, al cap. XII:
«Nessuno dunque, e in nessun modo, si permetta con temerario ardimento di violare e trasgredire questo Nostro documento: facoltà, statuto, ordinamento, mandato, precetto, concessione, indulto, dichiarazione, volontà, decreto e inibizione. Che se qualcuno avrà l'audacia di attentarvi, sappia che incorrerà nell'indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo.». Pertanto questa messa non può essere né vietata né limitata.
No, eccellenza, chiamato a decidere se stare con Gesù, nella persecuzione e nella consapevolezza della mia miseria o con Lutero, tra le gaiezze del mondo nell'illusione della salvezza senza riserve, scelgo ovviamente il Signore, a qualsiasi costo.
In conclusione, La prego di fare un passo indietro, e lasciare a don Stefano e a don Alberto la cura delle anime nei luoghi dove hanno servito il Signore fino ad oggi.
Le conseguenze, se così non fosse, sarebbero disastrose.
Le ricordo che se anche solo un’anima si disperdesse e si allontanasse dalla Fede cattolica, Lei dovrà risponderne davanti a Nostro Signore.
Claudio Gazzoli – Monterubbiano (FM)
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