giovedì 11 gennaio 2024

la mia replica alla risposta della redazione di "dalle Alpi alle Rose"

 

La redazione della rivista Dalle Api alle Rose del monastero agostiniano di Cascia mi ha inviato una risposta. Non la pubblico, per ovvie ragioni, dico solo che non rispondono a nessuna delle mie osservazioni, limitandosi a considerazioni generiche intrise di mieloso sentimentalismo e delle espressioni oggi in voga: "inclusione", "Dio ci ama così come siamo", "attenzione per l'altro", "gli esclusi", "gli ultimi", "todos, todos, todos", "l'ascolto", "il dialogo"...


Questa è la mia replica:

Ringrazio per la vostra risposta della quale apprezzo il tono ma non il contenuto. Voi non avete replicato alle mie osservazioni che peraltro fanno riferimento a punti inalienabili della Dottrina perenne. Negli argomenti che riguardano la nostra fede e quindi la nostra salvezza non si possono impiegare perifrasi generiche, soprattutto da parte di chi ha professato in modo solenne di “aiutare la missione salvifica della Chiesa”.
Quale esortazione la Chiesa deve dare ad una persona con quelle inclinazioni ? La stessa che è tenuta a dare a ciascuno di noi, come peraltro ha sempre fatto, fino alla rivoluzione in corso: la costante vigilanza contro la concupiscenza della carne, come ci insegna appassionatamente Sant’Agostino. Certo che costa un sacrificio anche grave e tormentato, ma non è paragonabile alle flagellazioni, anche contro le tentazioni della carne, a cui si sottoponeva Santa Rita, dalla quale non potete certamente avere il più pallido consenso. Lusingare invece sulla presunta accoglienza, da parte di Nostro Signore, di una relazione oggettivamente peccaminosa, anche se camuffata di licenzioso sentimentalismo, è indurre al peccato, con tutte le conseguenze che solo la deriva neoprotestante in atto può illudersi di disconoscere.
Il nostro comportamento deve discendere dalla Parola di Dio, così come ci è stata rivelata e dalla dottrina perenne della Chiesa; non è vero il contrario, ovvero che pur di giustificare le nostre inclinazioni e quindi la nostra condotta, arriviamo a modificare, anzi a falsificare la Parola di Dio. La vostra interpretazione del passo della Lettera ai Romani e dei motivi alla base della distruzione di Sodoma e Gomorra, oltre ad apparire ridicola ma strumentale all’annullamento del peccato, senza alcun fondamento filologico, come può constatare uno studente del primo anno del ginnasio, che si prenderebbe “due” dal professore di greco qualora presentasse quella traduzione, è contraria a millenni di esegesi biblica da parte dei padri della Chiesa e dunque mi sento di dirvi, da umile peccatore, che state mettendo seriamente in pericolo la salvezza delle vostre anime, visto che si tratta di un peccato contro lo Spirito Santo.
Ricordiamo sempre la risposta di Pietro al sommo sacerdote: «bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini» (At 5, 29). Ma più delle mie vane parole, vale quanto detto dalla Madonna alla piccola Giacinta di Fatima: «i peccati che portano più anime all’Inferno sono i peccati di carne».
Pregherò Santa Rita per la mia e la vostra conversione.

Claudio Gazzoli

 

 

 

 

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