Qualche mese fa avevo scritto un pezzo dal titolo “I TENACI DIFENSORI DELLA TRADIZIONE” che, ora, merita un aggiornamento, dopo la pubblicazione della lettera apostolica di Bergoglio Traditionis custodes (sic!) e della lettera accompagnatoria. Quello che lascia di stucco dei due documenti pubblicati dalla Santa Sede è la sfrontatezza con la quale ci si fa beffe della verità, o meglio si fa passare una parte di essa per la verità intera utilizzando le medesime tecniche di propaganda tipiche dei regimi totalitari: «La propaganda non deve indagare la verità oggettiva… ma deve presentare solo un aspetto della verità, che è favorevole al proprio scopo». Entrambi i documenti contengono contemporaneamente il “danno e la beffa”. Aver chiamato il documento Motu Proprio “CUSTODI DELLA TRADIZIONE” suona come una derisione che nasconde l’odio profondo dei “novatori” nei confronti della vera tradizione della Chiesa. L’odio è evidente nella struttura del documento, nella puntigliosità delle disposizioni, nella freddezza, mascherata dall’ipocrisia, della sua forma. Loro, i CUSTODI DELLA TRADIZIONE, hanno fatto terra bruciata attorno alla vera tradizione bimillenaria, hanno cancellato la Liturgia, sconvolto l’architettura delle nostre chiese, sfigurato la Dottrina, falsato le Sacre Scritture, sminuito i Sacramenti, soppresso il senso del Sacro, ignorato i Santi e i Padri della Chiesa, rinunciato al primato della Chiesa Cattolica, profanato le Sacre Specie, devastato l’arte sacra, destabilizzato la famiglia, delegittimato uno per uno (basti pensare al primo e al sesto) i Comandamenti di Dio. Da quando loro, i CUSTODI DELLA TRADIZIONE, hanno preso il potere è decimata, in occidente, la percentuale di fedeli cattolici che frequentano abitualmente la messa e i sacramenti, passando da più del 70% a meno del 7%. Loro, i CUSTODI DELLA TRADIZIONE, che stanno portando milioni di anime verso il baratro riscrivendo le regole morali in una forsennata autogiustificazione, funzionale ai dettami del loro vero padrone. La medesima sfrontatezza con la quale Stalin poteva definirsi il custode delle tradizioni contadine delle campagne russe alle quali venne imposta la collettivizzazione a scapito dell’economia dei piccoli proprietari, dopo aver sterminato questi ultimi, o Pol Pot poteva vantarsi di aver tutelato le tradizioni della Cambogia.
Ma l’affermazione più esilarante, contenuta nella lettera accompagnatoria è: «Chi volesse celebrare con devozione secondo l’antecedente forma liturgica non stenterà a trovare nel Messale Romano riformato secondo la mente del Concilio Vaticano II tutti gli elementi del Rito Romano, in particolare il canone romano, che costituisce uno degli elementi più caratterizzanti». Assomiglia all’ammonimento dei guardiani dei gulag, nei confronti dei nuovi arrivati: «non rimpiangete le vostre abitazioni, qui vi trovate tutto quello che avete lasciato».
Claudio
Gazzoli
Qui avevo parlato della MESSA DI SEMPRE:
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