Può
essere utile per capire meglio il clima che stiamo vivendo nella Chiesa. Mia
moglie ed io avevamo deciso di partecipare, la settimana successiva alla
Pasqua, a quattro giorni di catechesi, tenuti da Padre Raniero Cantalamessa,
sul seguente tema: “Cristo, nostra Pasqua è stato Immolato. Il Mistero Pasquale
meditato e vissuto”. Avevamo la speranza, di incontrare, di chiarire, di
comunicare, di illuminare… Non siamo riusciti a parlare con il relatore,
nessuno dei presenti ci è riuscito, si è tolto, sistematicamente, dalla nostra
premura, con sperimentata abilità, disponendo attorno alla propria persona una
barriera altera e invalicabile. Il tema è stato trattato, come è ovvio, dal
predicatore della Casa Pontificia, in modo elevato. L’ultimo giorno l’argomento
è sembrato fuori tema… poi abbiamo capito: la “giustificazione per fede”, della
lettera ai Romani, ha introdotto il tema della "giustificazione" di Lutero, in occasione dei 500 anni, e
tutta la serie delle attuali “giustificazioni” della Chiesa.
«Ti benedico, o Padre,
Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti
e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11, 25-27)
Chi sarà, con P. Cantalamessa, il religioso prostrato, "benedetto" al convegno evangelico ? |
avrei
voluto proporle, se solo me lo avesse consentito, queste brevi riflessioni….
Sono
solo uno che cerca di percorrere la strada, non facile, del discernimento… è
per questo che mi trovo qui. Ma sento di aver fatto un errore, provocato dal
potere enorme che la televisione ha nella nostra vita, anche quando, come nel
mio caso, si fa del tutto per esserne fuori. Non abbiamo la percezione del
potere della dissimulazione mediatica che ci costringe a vivere nel mondo
ingannevole e affabulatorio, conforme allo “spirito del tempo”. Ho seguito
sempre, negli ultimi 4 anni di messa in onda, anche ricorrendo alla
registrazione, le sue catechesi del sabato pomeriggio. Così siamo venuti, mia
moglie ed io, con fervore, a questi incontri di meditazione. Ho voluto
partecipare, soprattutto, perché mi permettevo di considerarmi un suo amico,
come faceva supporre la sua costante esclamazione “carissimi amici” e il suo sorriso
che io, spettatore ingenuo, ritenevo rivolto a me stesso.
Sono
venuto, pertanto, non per il “personaggio”, ma per la persona che supponevo di
incontrare. Non l’avrei molestata con domande capziose, con l’unico scopo di
assecondare la mia patetica vanagloria. Avrei solo cercato un contatto, uno
sguardo, una presenza che potesse condurre nel profondo, oltre il compiacimento
della mente, persino oltre il cuore, quelle riflessioni sul fine ultimo ed
unico del nostro essere. Così non è stato. Beninteso, il tema è stato da lei
trattato, come ovviamente ci si aspettava, in modo altissimo, semplice ed
erudito. Ci ha accompagnato, malgrado le sue personali difficoltà, in un
percorso avvincente e sommamente rigoroso, attraverso il Mistero fondamentale
della Passione. Ha condotto con mano la nostra mente a percepire una parte
minima, ma grande, di quello che lei conosce. Ci ha fatto ascoltare, per quello
che possiamo con i nostri sensi, l’eco lontana, lieve, impercettibile del
soffio dello Spirito. Solo su alcuni punti, che non riguardano direttamente la
Dottrina della Chiesa, ma più la sua Politica, soprattutto con riferimento alla ricorrenza dei 500 anni, dove peraltro è lecito avere le proprie opinioni, mi sono potuto
concedere di non essere d’accordo. Ciononostante mi permetto di dirle che mi
aspettavo di più. Ma non c’è stato il tempo né l’opportunità.
Mi
ha sempre commosso Gesù che, invece di affrettarsi a fuggire da chi cerca di
lapidarlo, si sofferma con un cieco, vicino alla piscina di Siloe, per ridare a
lui la luce. È quella Luce che noi vorremmo guardare, inconfondibile, tra mille
altre luci che il mondo ogni giorno accende in un bagliore artificiale che deve
rendere tutto uguale. Forse se lei avesse dato meno spazio al “personaggio”,
senza consentire ad alcuno di farle capire che avrebbe voluto solo avvicinarla
come persona. Forse se lei non avesse dovuto affrettarsi ad uscire dalla sala
per raggiungere, da solo, l’ascensore. Forse se non avesse dovuto finire in
fretta il suo pasto per lasciare la sala mensa e raggiungere il suo telefono,
nascosto ma rumoroso, avrebbe avuto più tempo per guardarsi intorno,
incontrare, ascoltare, senza parlare, confrontarsi con persone in ricerca, con
tutte le suore che si sono prodigate, in questi tre giorni, per rendere
gioiosa, come è giusto che sia, l’esposizione della Verità, che hanno dovuto
accettare, con rispetto, l’umiliazione per un programma improvvisamente
cambiato, che hanno messo grande cura e decoro in ogni più piccola attività,
che hanno accolto ogni goccia dell’acqua che lei ha dispensato. Proprio cento anni
fa’, a tre piccoli pastori, cattolici romani, che di decoroso indossavano solo
l’umiltà, che conoscevano solo qualche decina di parole del loro dialetto, senza
saperle né leggere né scrivere, è stato fatto il grandioso dono di guardare
quello che tutte le intelligenze terrene unite non potrebbero neanche
lontanamente immaginare. Questa è la vera, grande ricorrenza, dove non c’è da
dimostrare niente, semmai da guardare più a fondo, dove non servono sofisticati
compromessi per far quadrare tesi indimostrabili.
Inoltre
se avesse guardato con più attenzione avrebbe potuto notare, tra le persone,
“disperse nei pensieri del loro cuore”, me compreso, (e del loro smartphone),
una suora minuta il cui nome, Leonia, non corrisponde certo, ma solo
apparentemente, al suo temperamento e, tuttavia, affabile e premurosa, con una
voce sottile perché il cuore non proclama. Avrebbe potuto ascoltare, senza
parlare, i suoi racconti, le sue semplici esortazioni, la sua genuina saggezza
che le viene da una vita passata a contatto con gli ultimi, quelli veri, quelli
che siamo soliti non solo ignorare ma anche giudicare. Avrebbe potuto osservare
la luce particolare che emana dal suo sguardo, dai suoi occhi, la pacatezza
unita alla serenità dello spirito, il vestito smagliante dell’umiltà, l’ascolto
attento, la premura nel dispensare consigli semplici ma pieni di Parola.
Avrebbe potuto ammirare la sua fede antica, senza compromessi, come quella
delle donne anziane di paese della mia infanzia, come quella delle donne che
hanno condiviso la Passione, non la sua fede razionale, ma tutta la sua persona
che la giustifica davanti a Dio.
È
un vero peccato (ma è solo un modo di dire...) che lei non abbia avuto questa
opportunità, perché dietro allo sguardo timido e discreto di Suor Leonia, tra le
pieghe dell’abito, che poi è anche il suo, tra le parole lievi pronunciate
nella sua originale cadenza, avrebbe potuto scorgere, con gli occhi del cuore,
questa volta oltre l’eco lontana dello Spirito, Gesù in persona.
Claudio Gazzoli - Monterubbiano (FM)
Complimenti per il tatto, ma dovrei dire piuttosto "per l'impostazione", in quanto il tatto implica una alterazione nel presentare una questione, mentre io qui percepisco piuttosto una lettera aperta a cuore aperto, quindi, senza il sussistere di alterazione. Saluti e complimenti anche per il sito.
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