
FRAGMENTA di Claudio Gazzoli ------- «….Di fronte a tanta vergogna un solo rimedio penso ci possa essere, che i capaci e gli onesti scendano alla tutela dello Stato e delle sue leggi» Cicerone, processo contro Verre. -------- Stiamo svendendo il nostro paese alle potenze del male, alleate di traditori maldestri e tracotanti, in una utopia senza Dio, sotto il patrocinio del principe delle tenebre. Possiamo fare da soli, in un nuovo Rinascimento, con DIO AL CENTRO.
mercoledì 1 ottobre 2025
MERLUZZI
sabato 30 agosto 2025
IL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA seconda parte: BREVI CONSIDERAZIONI SULLA FATTIBILITÀ DI ALCUNE GRANDI OPERE.
Faccio seguito al mio primo intervento sulla opportunità di procedere alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, cercando di esaminare maggiormente, per quanto è possibile, gli aspetti tecnici relativi alla sua fattibilità. Inoltre credo che in questa impresa si concentrino tutte le “virtù” di questo popolo, o meglio, di quello che è diventato o lo hanno fatto diventare.
Sento dire da più parti, sia in diretta che in “rete”, amenità di questo tenore: “oggi nulla è impossibile all’uomo”, “abbiamo ormai la tecnologia per raggiungere qualunque obiettivo” e, con riferimento al ponte: “i problemi tecnici sono tutti superabili” e, con una punta di inaspettato amor di patria “facciamo vedere al mondo che cosa sappiamo fare !”, poi, dulcis in fundo, la più comica di tutte “tanto ci penserà l’intelligenza artificiale !”.
Non più Prometeo che sottrae il fuoco agli Dei e lo consegna all’uomo, ma l’uomo stesso che, senza più vergogna, in modo ridicolo, prende il posto di Dio.
Quanto segue vuole essere solo un accenno alle ragioni tecniche per le quali, a mio modesto parere, quest’opera non deve essere eseguita, sebbene occorre ammettere che una parte consistente del ponte è già stata realizzata, anche se non si vede, visto che i costi salatissimi della progettazione vengono finanziati da oltre trent’anni. Farò solo un cenno alle cause prime, ma nessuno alle cause seconde, alle ragioni vere per le quali una parte consistente della “politica” è letteralmente elettrizzata, solo per non offendere l’intelligenza di chi legge.
Tra le forze che maggiormente agiscono su una struttura di queste dimensioni, il vento ha una parte importante; l’aerodinamica è la disciplina che ne studia gli effetti. John D. Anderson, nel suo libro “Aerodynamics”, un testo fondamentale per chi vuole cominciare ad occuparsi di aerodinamica, scrive, nell’incipit al capitolo sulla “turbolenza”, a cui peraltro dedica solo 20 pagine su un totale di 1098, con solo formule empiriche, proprio perché questo è un campo in cui le leggi fisiche sembrano essere latitanti:
“La natura, quando è lasciata libera a sé stessa, va sempre verso lo stato di massimo disordine”.
Lo stato di disordine in cui non è possibile prevedere il comportamento della materia si chiama “caos”. Ho sempre pensato che Dio creò il regno di Adamo in modo ordinato perché da Lui governato. Con il Peccato Originale è come se Dio avesse lasciato la natura libera a sé stessa, precipitosa nel raggiungere lo stato di massimo disordine, di massima entropia. Nella vita di tutti i giorni siamo immersi in contesti che sembrano non rispondere a leggi deterministiche e che rientrano in questo disordine. Nessuno riuscirà mai a determinare con precisione in quale punto esatto del terreno andrà a cadere un fiocco di neve. L’uomo, con il suo ingegno, è riuscito a confinare il caos, ma solo localmente e non oltre certi limiti che, in alcuni casi, possono essere determinati.
Ma allora quali sono questi limiti ? È possibile costruire un ponte a campata unica tra Civitavecchia ed Olbia ? No, sicuramente no, siamo certi che non sarà mai possibile, per intuito, per quel naturale buon senso che stiamo strumentalmente perdendo, tipico delle generazioni che ci hanno preceduto. È possibile costruire un ponte sullo Stretto di Messina, con i suoi 3300 metri ? Ni. Ci sono limiti fisici facilmente determinabili; sono quelli legati alla resistenza del cavo di acciaio che deve sostenere il proprio peso e quello dell’impalcato sottostante. Con i materiali a disposizione supponiamo che questo limite sia 10.000 metri (sì ma poi c’è da considerare il margine di sicurezza); questo renderebbe realizzabile il ponte, ma con un margine di sicurezza alquanto inferiore a quello del ponte sospeso attualmente più lungo, quello dei Dardanelli con i suoi 2023 metri. Realizzabile, ma la probabilità che possa crollare avrebbe valori non trascurabili. Si è arrivati gradualmente a quelle lunghezze, mentre il salto richiesto ora sarebbe di altri 1300 metri. Ora sappiamo che anche la “natura non facit saltus”. Per cercare di capire questo occorre chiarire alcuni aspetti, alquanto complicati, ancorché interessanti, che cercherò di esporre brevemente in modo generico ma accessibile.
La progettazione di una struttura o, più in generale, di un organismo complesso, incontra, mano a mano che si aumenta la complessità (o l’arditezza) fenomeni non fisicamente determinabili perché si passa dal campo “lineare” al campo “dei fenomeni “non lineari”. Lineare è quando all’aumentare delle cause, gli effetti aumentano in modo proporzionale. Se raddoppio le forze le sollecitazioni raddoppiano, se le triplico, queste ultime triplicano e così via. Ma fino ad un certo punto, quello in cui questa dipendenza diventa “non lineare”. Mentre nel primo caso sono assistito dalle leggi fisiche e da tutto il corpo delle trattazioni ingegneristiche, nel secondo caso, molto spesso, entro in una zona grigia dove non c’è più una dipendenza stretta tra le causa e gli effetti, e dove gli effetti non sono determinabili matematicamente. Tipico di questa zona grigia è appunto il comportamento delle strutture sotto l’azione del vento. Quando si entra in questo campo “non lineare” si entra anche in una zona “instabile” dove addirittura gli effetti amplificano le cause fino alla catastrofe. Ai primordi dell’aviazione, fino agli anni ’30, molti aerei sono caduti per un fenomeno aerodinamico chiamato “flutter”. In pratica l’azione dell’aria sulle ali provoca, naturalmente, la loro oscillazione; può accadere che questa oscillazione vada ad amplificare sempre più le forze che l’aria trasmette alle ali, fino al cedimento catastrofico. Lo stesso fenomeno, o analogo, si è verificato su alcuni dei primi ponti sospesi costruiti. Uno di questi, il più famoso, è il ponte di Tacoma Narrows, nello stato di Washington, precipitato sotto l’azione del vento, dopo paurose oscillazioni, nel 1940.
È vero, oggi si fanno le prove su modelli in scala, in galleria del vento, come sicuramente sono stati fatti per il ponte sullo Stretto. C’è un problema però; non sempre i risultati ottenuti sui modelli in scala, soprattutto in campo aerodinamico, (in questo caso un rapporto di scala molto piccolo di circa 1 a 1000) possono essere riportati al vero, al ponte effettivo. E questo per i motivi sopra esposti, proprio perché quella è la zona grigia dei fenomeni turbolenti, non lineari. Quella stessa zona grigia in cui non è possibile definire, con una certa approssimazione, la probabilità che il ponte finito non subisca eventi catastrofici, quindi, per un il principio di precauzione, oggi disatteso (ma quando ci sono interessi economici così forti si disattende tutto), questa probabilità non può essere considerata trascurabile. È curioso, ma neanche tanto, che in altri campi, come quello della sicurezza delle macchine, le norme prevedano di progettare sistemi di sicurezza con livelli di probabilità di guasto estremamente bassi, dell’ordine di 1 su un miliardo. E parliamo di un eventuale danno molto limitato, per il numero esiguo di persone coinvolte. Nel caso del ponte il danno sarebbe enorme, sia in termini di vite umane sia in termini economici. Quindi avremmo una probabilità di crollo significativa e un danno molto alto. Chi si occupa di “analisi del rischio” sa perfettamente che questo vuol dire (probabilità non trascurabile, danno elevatissimo) un livello di RISCHIO RILEVANTE. Questo è il motivo per cui eviterei di stare sotto ad una grande “tensostruttura” (quelle robe mostruose degli “archistar” per intenderci…) in una giornata di forte vento o non abiterei volentieri nelle vicinanze di una Centrale Nucleare. Ormai siamo abituati, in particolare negli ultimi cinque anni, a considerare come “danno minore” o inesistente la perdita di vite umane, soprattutto quando queste vengono sacrificate sull’altare del “progresso”, mentre ci strappiamo i capelli a vedere un istrice schiacciato da un auto.
E questo è solo un aspetto del problema, poi ci sono i terremoti, la “fatica” dei materiali (altro fenomeno “grigio” molto grigio, vedi il ponte Morandi… soprattutto quando i margini di sicurezza si riducono) e diversi altri.
Un bravo progettista sa fermarsi prima. I Romani sapevano che il Pont Du Gard, in Provenza, a tre arcate sovrapposte, era la struttura più alta realizzabile in mattoni, come pure i costruttori della meravigliosa cattedrale di Chartre erano perfettamente consapevoli di realizzare il massimo possibile con quei materiali. Il grande Bernini andò oltre nel disegno ed esecuzione dei campanili che avrebbero dovuto affiancare la facciata della basilica di San Pietro. Davanti al papa, il suo grande rivale Borromini, ebbe facile gioco a rinfacciare la colpa del loro dissesto, tale da proporne la demolizione, a Bernini stesso che li aveva progettati troppo alti e pesanti per le fondazioni già realizzate. Lo stesso Michelangelo andò oltre nel disegnare la cupola di San Pietro con profilo troppo schiacciato e quindi spingente, poi rialzato da Giacomo Della Porta.
Si dirà che non si possono fare confronti con il passato perché oggi abbiamo strumenti di progettazione infinitamente più evoluti. È vero, ma sempre fino a quel limite, oltre il quale conta l’intuito e il buon senso, in una parola, l’arte del progettista. Per rendersene conto suggerisco di entrare, se non lo si è mai fatto (anche se oggi è a pagamento, no comment…) all’interno del Pantheon e ammirare la meravigliosa cupola che sta lì da duemila anni.
Si dirà che “così il progresso non va avanti !”. Certo che il progresso deve andare avanti, ma a misura dell’uomo, non di quello che l’uomo pensa di essere diventato, anche se non lo sarà mai.
Eiffel, che lavorava con l’acciaio, si è fermato prima; Antonelli, che lavorava con i mattoni, si è fermato dopo. La Mole Antonelliana di Torino, completata in piena Belle Epoque nel 1889 – per inciso, a mio modestissimo parere, il periodo più “scemo” della Storia moderna, almeno fino agli anni ‘60… - lo stesso anno in cui fu inaugurata la Tour Eiffel, era l’edificio in muratura più alto al mondo. Questa torre, con in cima la stella a 5 punte… (!??), inutile come quella parigina, fu realizzata per celebrare l’uomo Dio, chissà per volere di chi !?, Forse di quegli stessi che avevano patrocinato l’Unità ? Allora magari si tratta del monumento alla “strage del sud” su cui, proprio in quegli anni, si posava la pietra tombale con la scritta menzognera “vittoria sul brigantaggio”. E questa non è un’altra storia, la nostra è solo la continuazione incruenta ma estremamente fruttuosa di quella.
La mole sta in piedi grazie agli interventi cospicui di rinforzo eseguiti dall’ing. Pozzo e altri collaboratori nel 1931. Ma il Principe vuole sempre soddisfazione. Ora, all’interno di quella poderosa struttura in cemento armato, che sostiene il peso della mole evitando che crolli rovinosamente, è organizzato il museo del cinema, dentro al quale si accede passando sotto, quasi un rito di sottomissione, alla grande statua di Moloch. Appunto, la natura che si riprende il caos.
Claudio Gazzoli, ingegnere.
Il mio primo intervento aggiornato:
fragmenta di claudio gazzoli: IL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA
giovedì 21 agosto 2025
IL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA
Claudio Gazzoli, ingegnere
https://www.aldomariavalli.it/2025/08/19/opinione-perche-dico-si-al-ponte-sullo-stretto